Era il 22 febbraio 2017 quando nel documento di lavoro redatto sulla situazione italiana, la Commissione Europea al capitolo “4.6.3 Lotta alla corruzione” (NdR: pag. 68 e 69) scriveva:

“L'istituto della prescrizione ostacola la lotta alla corruzione. Diversi indicatori confermano la persistenza dei problemi dell'Italia in termini di corruzione ad alto livello, conflitti d'interessi, legami con la criminalità organizzata e corruzione nel settore privato. L'Italia si colloca al 26° posto nell'UE per il controllo della corruzione, ha ricevuto da Transparency International uno dei peggiori punteggi nell'UE e si è classificata 120 su 138 paesi….  Il sistema attuale ostacola considerevolmente la repressione della corruzione, non da ultimo perché incentiva tattiche dilatorie da parte degli avvocati.  Il rapporto tra il numero di procedimenti penali prescritti e il numero di procedimenti penali conclusi indica che le prescrizioni in primo grado sono aumentate dal 2013, salendo al 9,5% nel 2015. Per quanto riguarda le corti d'appello, nel periodo 2006-2015 questo rapporto è aumentato dal 12,3% al 22,6%....  Se la questione non sarà affrontata in linea con le migliori pratiche dell'UE, la fiducia dei cittadini e degli investitori nello Stato di diritto potrebbe diminuire.”

Ora, che da settimane nei confronti di Bruxelles e della Commissione Europea non spiri un’aria bendisposta è sotto gli occhi di tutti, ma essere sordi al giudizio espresso non dalle “toghe rosse” o dalla “magistratura sfaticata” ma da un soggetto terzo mi sembra un atteggiamento stupido e certamente ottuso.

Ebbene, in questo governo che più che “del cambiamento” sta dando prova sempre più di essere il governo “della baraonda”, è in atto da giorni un duro scontro sul tema della prescrizione inserito come emendamento nel Ddl Anticorruzione.

La senatrice Giulia Bongiorno, che peraltro in quanto ministro della PA avrebbe ben altro di cui occuparsi, ha deciso di alzare le barricate contro il suo collega di governo, Alfonso Bonafede, ministro della giustizia, che propone di interrompere i tempi della prescrizione dopo il giudizio di primo grado.

E lo fa rilasciando dichiarazioni al vetriolo che potrebbero pregiudicare perfino la vita del governo.

La verità è che l’avvocato Giulia Bongiorno si avvale del suo ruolo di ministro per tentare di favorire soprattutto se stessa che, come ogni azzeccagarbugli, è ricorsa ad ogni artificio per tirare alla lunga i processi e far sì che i reati dei suoi clienti cadessero in prescrizione allo scopo di evitarne la condanna.

È una battaglia che il ministro Bongiorno combatte anche per devozione a Berlusconi che, come è noto, aveva avuto cura di allungare i termini di prescrizione proprio per uscire prescritto da molti dei processi in cui era imputato.

Che la prescrizione sia un cancro del nostro sistema giudiziario lo dimostrano le molte migliaia di imputati usciti indenni dai processi non perché giudicati innocenti, ma perché i loro reati sono caduti in prescrizione durante l’iter processuale e prima che i tribunali potessero emettere le sentenze.

Ed il ministro-avvocato Bongiorno mente, sapendo di mentire, quando afferma che bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio impedirebbe di ricorrere in appello ed in Cassazione.

Infatti, se la azzeccagarbugli Buongiorno ritenesse ingiusta la condanna, inflitta ad un suo cliente in primo grado, avrebbe tutto l’interesse a ricorrere in appello ed a far sì, senza richiedere rinvii od attaccarsi a cavilli procedurali, che il processo di secondo e terzo grado si celebrassero rapidamente.

Già, ma se non ci sarà più la scusa di allungare il brodo per attendere che i reati siano prescritti anche i tempi del patrocinio legale saranno più brevi e questo comporterà parcelle meno redditizie!

Vuoi vedere che più che la devozione a Berlusconi è l’argent che ispira il ministro-avvocato ?