Fare acquisti online è l’evoluzione inevitabile dello shopping. I rivenditori sono impegnati a costruire nuove relazioni con i loro clienti sul web, ma affidarsi all’online è davvero un’opportunità per i commercianti? Solo in parte. La necessità di ampliare il proprio business, e di raggiungere target più giovani, ha fatto propendere molti retailers a puntare massicciamente sul commercio elettronico, dimenticando il ruolo fondamentale dei negozi fisici. Al momento, ci si divide ancora tra chi è disposto a spendere qualcosa in più per una piattaforma propria e chi si affida ad Amazon o Groupon. Ma quanto costa vendere su Amazon? Tanto. Infatti, la commissione media sul prezzo della transazione è del 15%, oltre al costo delle spedizioni, della pubblicità e dei resi. Per vendere sul marketplace di Amazon infatti, bisogna pagare una quota mensile (39 euro), più una commissione di segnalazione per ogni articolo venduto. La commissione di segnalazione è una tassa sulla gestione delle transazioni e varia a seconda della categoria a cui appartiene il prodotto venduto. In media si paga il 15% sul prezzo della transazione, ma per alcuni articoli la percentuale è anche molto superiore. Sui prodotti per l’intrattenimento, come Libri, Musica, e Videogiochi c’è poi anche una commissione di chiusura. Facciamo un esempio: se decidiamo di vendere libri su Amazon, su ogni prodotto dovremo pagare una commissione di segnalazione del 15% sul prezzo finale più una commissione di chiusura fissa di 1,01 euro. Bisognerà poi sobbarcarsi anche il costo delle spedizioni, della pubblicità e dei resi.
Secondo Business Insider, il margine di guadagno per i commercianti su Amazon varia dal 5% all’8%, a seconda se sarà lei stessa a gestire l’intero processo o si sceglierà di assumersi il rischio di utilizzarlo solo come una vetrina; sia chiaro, impegnandosi a processare gli ordini, con gli stessi standard di Amazon per evitare multe salate. Insomma, se non si hanno volumi di vendita elevati, diventa un salasso.
Groupon è certamente una delle piattaforme più usate dai retailers, ma è provato che circa il 78% dei clienti che hanno usufruito di una promozione non torna. Vendere a prezzi scontatissimi può trasformarsi in un boomerang, generando guadagni irrisori; se lo sconto richiesto per l’offerta fosse del 50% e la commissione di Groupon si avvicinasse proprio a quella percentuale, sareste in grado di vendere al 25% del valore? Il vero rischio è perdere credibilità e soldi.
Qui arriva Xtribe, il marketplace geolocalizzato ideato da Enrico Dal Monte, Marco Paolucci e Mattia Sistigu, che sta ridisegnando lo scenario del commercio online, attraverso l’integrazione tra online e offline. Una rivoluzione. Spiega Mattia Sistigu: «I nostri diretti competitors hanno un grosso problema con gli sconti che vengono imposti. Il margine del venditore è molto basso! Con Xtribe non hai nessun costo di commissione. Tutto quello che guadagni con le vendite è solo tuo, com’è giusto che sia».
Non solo un investimento pubblicitario, dunque, ma un processo che permette di guadagnare realmente e fidelizzare i clienti, che torneranno a “incontrarsi” su Xtribe con altri privati, per alimentare quei rapporti che nessun marketplace sarà mai in grado di sostituire. Gli oltre 5000 negozi presenti su Xtribe hanno la possibilità, tramite il pagamento di un irrisorio fee annuale, di avere margini superiori e offrire un servizio personalizzato ad ogni cliente. Infatti, la startup italiana promuove il contatto personale tra clienti e venditori, che piattaforme come Amazon hanno completamente eliminato.