Mercoledì, ad annunciare al Senato il sì da parte di Fratelli d'Italia al governo Meloni, è stata Isabella Rauti, figlia di quel Pino che nel 1965 fondò Ordine Nuovo, che fu non solo centro di cultura fascista, ma anche incubatore di idee messe poi in opera nella strategia della tensione da tanti soggetti, alcuni dei quali riconosciuti, con sentenze definitive, autori delle stragi neofasciste che hanno insanguinato il nostro Paese. Tra questi - per citare solo alcuni esempi -  Franco Freda, Giovanni Ventura, Carlo Digilio, Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte... tutti gravitanti nell'area di Ordine Nuovo.

Anche per questo il preciso e puntuale intervento del senatore 5 Stelle Roberto Scarpinato deve aver fatto imbestialire e non poco la tanto tenera e simpatica presidente Meloni che in fase di replica ha dichiarato:

"Senatore Scarpinato, per il tramite del presidente La Russa, vorrei dire che dovrebbe colpirmi che da una persona che ha avuto la responsabilità di giudicare gli imputati nelle aule di tribunale emerga oggi un approccio così smaccatamente ideologico.Purtroppo, mi stupisce fino a un certo punto, perché l'effetto transfert, che lei ha fatto, tra neofascismo, stragi e sostenitori del presidenzialismo è emblematico dei teoremi con cui parte della magistratura ha costruito processi fallimentari, a cominciare dal depistaggio nel primo giudizio per la strage di via D'Amelio. E questo è tutto quello che ho da dirle".

Una Meloni in versione Totò, Peppino e la malafemmina ("Ho detto tutto"), non solo non ha dimostrato che vi fosse qualcosa di inesatto nelle parole di Scarpinato, ma per cercare di screditarne la figura di magistrato anti-mafia ha pure citato il depistaggio di via d'Amelio, ulteriore prova delle relazioni tra Stato e Mafia con il tramite delle forze di sicurezza.

Un buon inizio, non c'è che dire, per la prima presidente donna (post-fascista) alla guida del governo.