“Made In Italy” falsi miti
Il nostro Paese è in vendita? Quasi la metà delle grandi aziende italiane ha realizzato almeno un’acquisizione, nell’81% dei casi tale acquisizione è avvenuta all’estero.
Solo il 13% delle aziende italiane è stato acquistato da aziende straniere. Il livello più alto di redditività e produttività è registrato sia tra aziende che esportano, sia da aziende che operano sul territorio nazionale. Questi dati sono forniti da uno studio dell’Università di Pavia, che ci fa capire che non è vero che l’export aiuta le nostre aziende.
Le aziende esportatrici sono quelle che hanno già un alto reddito di produttività, e consente loro di assorbire costi non recuperabili legati alla fase di internazionalizzazione.
Le aziende sono sempre aperte all’innovazione e possiamo vedere dallo studio che soltanto il 30% non innova, mentre le aziende che lo fanno hanno la maggior probabilità di aumentare la capacità di espandersi all'estero.
Corruzione e burocrazia sono presenti anche nel mercato estero, dove le aziende devono affrontare anche il problema della ricerca del personale e le differenze culturali.
L’ultimo governo si è battuto molto per le etichette Made In Italy e per tutelarne le eccellenze. Le aziende che proteggono il marchio appartengono principalmente al settore tessile, seguono poi quelle del settore alimentare.