La Cina era seriamente preoccuppata per la dichiarazione a seguito dell'incontro tra il presidente degli Stati Uniti J.Biden, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, per quanto riguarda il rafforzamento della cooperazione transatlantica in ambito tecnologico.
Questo è diventato chiaro sulla base dei commenti di politici cinesi di spicco che non hanno nascosto la loro irritazione. E sebbene i leader della RPC non rilascino dichiarazioni esplicite su questo tema, alcuni fanno conoscere comunque il loro pensiero.
Lo scorso 15 giugno si è svolto il vertice USA - UE. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata alla dichiarazione congiunta finale, in cui i partecipanti all'incontro accusano la Cina di violare i diritti delle minoranze presenti nel Paese, minare la democrazia di Hong Kong e aggravare le tensioni nel Mar Cinese Meridionale e nel Mar Cinese Orientale. Sappiamo quanto siano mal percepiti questi argomenti nella RPC. Ma questo non è tutto.
Secondo le dichiarazioni degli analisti più avveduti, non sono stati comunque questi argomenti che hanno causato un vero allarme tra i cinesi, ma la decisione presa dai leader occidentali di creare un Consiglio transatlantico per il commercio e la tecnologia (CT). Non c'è alcun dubbio in Cina che uno dei compiti prioritari del nuovo meccanismo sarà quello di garantire una concorrenza effettiva con Pechino nel campo delle alte tecnologie.
La Cina, con le sue solite frasi di routine, dichiara che Washington non ha il diritto di interferire negli affari interni e cercare di attrarre alleati nel confronto con Pechino.
I rappresentanti della comunità di esperti affermano che l'istituzione del CT indica un espandersi della rivalità nel campo delle alte tecnologie e la crescente attenzione dell'interazione transatlantica per frenare lo sviluppo della RPC in quest'area. I politici cinesi hanno reagito con rabbia alla dichiarazione congiunta sulla necessità di "proteggere" le forniture di semiconduttori, nonché alla proclamazione di una più stretta cooperazione tra le parti su una serie di nuovi sviluppi, tra cui l'intelligenza artificiale, le TIC, le soluzioni "verdi" e Internet. Pechino non ha dubbi, e secondo me è corretto, che in realtà un simile approccio presuppone l'esclusione della Cina dalle rispettive sfere di cooperazione.
Voglio notare che Pechino sta attuando attivamente una serie di contromisure volte a rompere il monopolio occidentale su una serie di promettenti tecnologie innovative.
Ne è un esempio il discorso di Xi Jiping ai rappresentanti dei principali circoli accademici nazionali. Il capo dello Stato ha promesso di aumentare i finanziamenti per la ricerca nel campo dell'intelligenza artificiale e dei semiconduttori, dell'informatica quantistica, aumentare gli stanziamenti per lo sviluppo di discipline biologiche e know-how nel campo dell'energia. In un periodo relativamente breve, questo evento su larga scala è diventato di recente il secondo simposio scientifico con la partecipazione dei massimi vertici del paese.
All'inizio di marzo, il Comitato statale per lo sviluppo e la riforma ha pubblicato un programma mirato sugli aspetti chiave della vita socio-economica del paese fino al 2035, che ha approvato la creazione di hub per l'innovazione in 12 importanti università della RPC e ha proclamato un corso per una graduale trasformazione dei processi produttivi, dal tradizionale approccio "made in Cina" al nuovo "inventato in Cina".
Altrettanto preoccupante per la Cina è l'intenzione degli Stati Uniti nei confronti dell'UE, menzionata nella dichiarazione finale, di formulare e approvare standard tecnologici. In precedenza, Pechino ha notato lo sviluppo in corso di un ambizioso piano "standard cinesi - 2035" volto a trasformare la Repubblica popolare cinese in uno stato in grado di plasmare in gran parte in modo indipendente il panorama tecnologico globale. La pubblicazione ufficiale del programma era prevista nel 2020, ma il documento non è mai stato pubblicato.
L'ultimo vertice USA - UE ha confermato ancora una volta che il fattore cinese sta prendendo la scena nell'elenco delle "minacce" esterne per l'Occidente nel suo complesso.
Finora Washington è riuscita a reclutare alleati per competere con la Cina, anche nel campo delle alte tecnologie. Pechino, a sua volta, è costretta a concentrare enormi risorse per mantenere la propria posizione, pur facendo sforzi per costruire in questa direzione un dialogo con i partner europei che vorranno collaborare.