Esteri

Della crisi umanitaria al confine tra Grecia e Turchia è responsabile anche l'ipocrisia dell'Europa

"La Grecia deve evitare di ricorrere alla forza eccessiva e assicurare che possano essere svolte le operazioni di ricerca e soccorso in mare. Le persone che chiedono asilo in Grecia dovrebbero essere aiutate, non trattate come criminali o come una minaccia per la sicurezza.Chiediamo agli stati membri dell’Unione europea di fare di più per condividere in modo equo le responsabilità per i richiedenti asilo che stanno arrivando in Turchia dalla Siria, sia fornendo il necessario sostegno economico sia predisponendo percorsi sicuri verso l’Europa.Infine, chiediamo alla Commissione europea di coordinare urgentemente il sostegno che potrebbe essere necessario a Grecia e Bulgaria al fine di assicurare che i richiedenti asilo abbiano accesso a un’accoglienza e a una procedura d’asilo adeguate".

Questo è quanto aveva dichiarato lunedì Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee. Parole al vento, a quanto pare, visto che la Grecia ha inviato nuove truppe al confine con la Turchia per contrastare la pressione dei profughi che lì si stanno ammassando da alcuni giorni.

Una decisione che, di fatto, rende inutile anche l'appello, riportato in una dichiarazione a Vatican News, da parte di padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli (sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati), che ha chiesto l'apertura di un corridoio umanitario europeo per i siriani in fuga, "ponendo fine allo scellerato accordo con la Turchia che ha di fatto condannato milioni di persone a miseria, disperazione e morte". 


Ma di atti concreti l'Europa non ne sta facendo, anche se li ha fatti in passato vendendo armi alla Turchia e pagando Erdogan per tenere ammassati i profughi in condizioni non certo invidiabili.

Questo, secondo Rete Kurdistan, è ciò che sta accadendo in Turchia negli ultimi giorni:

"Nelle città turche, folle inferocite istigate dal governo turco aggrediscono profughi siriani terrorizzandoli, con il governo dell’AKP/MHP che organizza pullman verso il confine e trasmette dalle emittenti statali messaggi in arabo dando indicazioni su come raggiungere l’Europa.Lungo il confine turco-greco vengono arrestati giornalisti e imperversano esponenti dei servizi segreti turchi per gestire la nuova “arma” che Erdogan ha scientemente predisposto: decine di migliaia di donne, uomini e bambini.In Siria e in Rojava continuano gli attacchi e i crimini di guerra contro la popolazione civile, dove l’esercito turco e i suoi alleati jihadisti cercano di allargare le zone di occupazione. Nei territori già occupati uccidono, stuprano, sequestrano persone, saccheggiano e devastano l’ambiente, con l’obiettivo di distruggere la rivoluzione democratica, ecologica e femminista del Rojava e di spezzare la resistenza del popolo curdo.L’Europa, mentre valuta ulteriori finanziamenti al governo turco, invierà 6mila militari di Frontex per blindare i confini balcanici, stanziando un budget di 333 milioni.Pensare di risolvere queste catastrofi umanitarie che sconvolgono il Medio Oriente blindando i confini, cedendo al ricatto di Erdogan e di fatto sostenendolo nella guerra di aggressione in violazione del diritto internazionale in Siria e in Iraq, nella pulizia etnica e sostituzione demografica in atto negli stessi territori, e nella brutale repressione contro curde e curdi e opposizione democratica all’interno del proprio Paese è pura follia. Come si può pensare di affrontare una crisi umanitaria legittimando e finanziando chi la causa?Le ipocrite politiche dell’UE di chiusura e esternalizzazione dei confini, stanno mostrando tutti i loro limiti: da un lato non risolvono il tema della migrazione, dall’altro fomentano il razzismo e il fascismo e legittimano politiche repressive contro i e le migranti e contro chi denuncia e combatte queste misure dissennate. Il prezzo lo stanno pagando persone in carne e ossa, in Rojava, in Iraq, in Turchia e ai confini con Grecia e Bulgaria.Intanto, l’inettitudine del governo italiano, che non è riuscito né a abolire i pacchetti sicurezza di Salvini, né a emanare l’annunciato decreto contro la vendita delle armi alla Turchia, balbetta o tace del tutto di fronte al fatto che Erdogan, prendendo piede in Libia, si sta preparando a riprodurre uno scenario analogo a quello di cui oggi vediamo le devastanti e crudeli conseguenze sul confine turco-greco".

Autore Federico Mattei
Categoria Esteri
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