Giano bifronte
Questa tornata elettorale ha messo in evidenza una serie di aspetti che sarebbe molto imprudente sottovalutare o, ancor peggio, ignorare. Consideriamo non il voto per i rinnovi delle amministrazioni locali ma quello referendario dal quale si può ricavare una proiezione reale a livello nazionale.
In Italia gli aventi diritto al voto sono 46.418.749, numero che rappresenta il 100% dell’elettorato.
Hanno votato per il referendum il 53,84% con un tasso di astensione pari al 46,16% nel quale sono comprese le schede nulle e le schede bianche.
Traduciamo le percentuali in numeri: su 46.418.749 elettori hanno votato 24.993.018; si sono astenuti 21.086.472; 128.397 hanno annullato le schede e 210.862 hanno votato scheda bianca. Sfido i due schieramenti tradizionali ad avere un elettorato così fedele e numeroso come quello degli astensionisti.
Al di là di chi ha vinto e di chi ha perso nessuno parla della sempre più crescente porzione dell’elettorato che non riconosce la partitocrazia e quanto questa offre loro.
Questa situazione ci pone seri motivi di riflessione: è evidente un distacco dalla vita politica di una notevole parte dei cittadini perché sono stati allontanati dall'amministrazione della cosa pubblica in quanto questa diveniva sempre più l'oggetto primario degli appetiti di una cerchia ristretta di privati con il placet degli amministratori "pubblici". Allo stesso tempo ciò ha determinato in questa parte della collettività una profonda crisi di identità per questo non riesce ad esprimere nel suo interno una nuova forma associativa democratica che si contrapponga pacificamente allo strapotere partitocratico ed allo stesso tempo imprima un impulso di rinnovamento nel “modus agendi” delle istituzioni spezzando le nefaste consuetudini che si sono andate gradualmente affermando nella vita politica italiana con le conseguenze che ben conosciamo.
Vi è un altro aspetto che va considerato, tale immobilismo favorisce i partiti anche sul piano elettorale in quanto, con un numero relativamente ristretto di votanti a loro fedeli, riescono a far designare i loro candidati con una notevole riduzione dei costi.
Per me è stata una conferma quanto ha dichiarato Salvini in merito alle future strategie elettorali della Lega che andrà a reclutare imprenditori e professionisti per utilizzarli anche senza che sottoscrivano una tessera di partito: la destra mira ad avere in mano la burocrazia del paese, sia privata che pubblica, così potrà fare quello che vuole liberamente. Mostra ciò che è sempre stata: l’interfaccia del potere economico e la sinistra è l’altra faccia della medaglia.
Attualmente ciò che manca è un centro forte e veramente democratico che riesca a bilanciare la situazione: questa è la grande sfida che spetta alle classi sociali più trascurate dalla partitocrazia.