Per la Procura di Ravenna non è possibile riflettere sulle affermazioni razziste e omofobe di Vannacci
Per la Procura di Ravenna, Pierluigi Bersani avrebbe diffamato - si tratterebbe addirittura di "diffamazione aggravata" - il generale in aspettativa Roberto Vannacci e per tale motivo dovrebbe pagare una multa, a meno che non decida di impugnare la decisione ed andare a processo.
In occasione della Festa dell'Unità 2023 a Ravenna, l'ex segretario dem aveva fatto una riflessione sullo "scrittore" Vannacci, ponendo un quesito logico alla platea cui si stava rivolgendo:
"Quando leggi i passaggi del libro di Vannacci pensi: sciogliamo l'esercito, sciogliamo le Istituzioni e facciamo un grandissimo bar, il bar Italia. ... Però mi resta una domanda: se in questo bar è possibile dare dell'anormale a un omosessuale, è possibile dare del coglione a un generale?"
Una riflessione logica conseguente le aberranti quanto vomitevoli affermazioni/considerazioni fatte da Vannacci nel suo sconclusionato libro. Per chi ha ritenuto la riflessione un insulto - evidentemente non uso a riflettere - ecco un promemoria su cosa significhi riflettere.
La riflessione può essere associata all'idea di autocoscienza, cioè alla capacità della mente di rivolgersi a se stessa, consapevole non solo degli oggetti esterni, ma anche del proprio stato interiore. Questo concetto è centrale in filosofi come René Descartes, che nella sua famosa frase "Cogito, ergo sum" sottolinea la riflessione come fondamento della conoscenza di sé e dell'esistenza.
Ma la riflessione ha anche un'importante dimensione critica. Essa implica non solo il pensare, ma il pensare su ciò che si pensa, mettendo in discussione le proprie convinzioni, premesse e ragionamenti. Questo processo può portare a una revisione delle proprie idee e a una maggiore profondità di comprensione. In questo senso, la riflessione è vista come un atto di discernimento e giudizio.
In campo etico, la riflessione è essenziale per il discernimento morale. Riflessione significa valutare le proprie azioni alla luce di principi morali, chiedendosi non solo cosa si sta facendo, ma se è giusto farlo. Filosofi come Immanuel Kant vedono nella riflessione un momento chiave per l'autonomia morale, in cui l'individuo agisce non per inclinazione, ma per senso del dovere, consapevole delle leggi morali che si dà.
Nei processi dialettici, come descritti da Hegel, la riflessione gioca un ruolo nel movimento del pensiero attraverso la tesi, l'antitesi e la sintesi. Qui, riflettere significa riconoscere le contraddizioni e superarle, portando a una comprensione più alta e complessa della realtà.
Per gli esistenzialisti, la riflessione è vista come un mezzo per confrontarsi con le domande fondamentali dell'esistenza: il significato della vita, la libertà, l'angoscia, la morte. Filosofi come Jean-Paul Sartre e Martin Heidegger considerano la riflessione come un modo per esplorare la propria condizione esistenziale e la propria autenticità.
Si potrebbe continuare, ma già questi banali esempi dimostrano che chi ha definito le parole di Bersani diffamazione, con il riflettere ha poca, se non alcuna, familiarità.
Bersani, naturalmente, non ci sta:
"Sia chiaro che sulla querela del generale Vannacci andrò fino in fondo. Voglio andare a processo. La mia domanda, ancorché in forma scherzosa ed evidentemente non diretta a offendere Vannacci, ma a criticare le opinioni che esprime, era e resta vera e sostanziale: se cioè qualcuno, per di più con le stellette, possa definire anormali degli esseri umani, racchiusi in una categoria, senza che questo venga considerato quantomeno un insulto e non una constatazione. Se nell'anno di grazia 2024 si decidesse che è possibile ci sarebbe davvero di che preoccuparsi".
A dire il vero, c'è già da preoccuparsi con dei (post) fascisti al governo da quasi due anni che stanno controllando militarmente l'informazione, mentre minacciano anche l'indipendenza della magistratura.