"La Sardegna fino agli inizi degli anni 60' era considerata un mondo lontano e un po' arretrato nell'immaginario collettivo del resto del Paese. Poi dopo, in quel decennio 60-70, si cominciarono a scoprire le sue bellezze, inizialmente per pochi eletti e poi per un numero sempre maggiore di persone. Ecco, lo scudetto contribuì ad aprire la Sardegna al resto dell'Italia e la mentalità del resto dell'Italia verso la Sardegna.
Fu un motore culturale e poi anche di investimenti. Un intero popolo visse con orgoglio l'impresa sportiva ma ancora più importante credo fu proprio questo squarcio positivo prodotto da quella squadra. Pensare che alla guida ci fosse Manlio mi riempie di soddisfazione... Credo che questo alone mitologico derivi dal ricordo di un calcio antico, di personaggi forse più veri, meno filtrati dal business e dal meccanismo dei media. Il passato acquista sempre un valore più dolce ma credo che l'affetto, il rimpianto e la dolce malinconia che accompagna il ricordo di mio marito come quello di altri grandi personaggi del passato sia accresciuto dalla consapevolezza che quel tempo, quel calcio, quei valori e quel mondo, non esistono più..."

Da un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, la signora Angela ricorda il marito Manlio Scopigno, indimenticabile tecnico dello storico scudetto rossoblù.

Soprannominato 'Il filosofo' per via dei suoi trascorsi scolastici e per il suo modo di fare, Scopigno era personaggio estroso e diretto, motivo per cui era solito dividere in maniera netta la critica.

Diverso il discorso invece coi suoi giocatori che lo hanno sempre rispettato e stimato quasi incondizionatamente attribuendogli peraltro il merito per la conquista di quell'incredibile Tricolore.