Politica

PNRR: la fabbrica delle illusioni

Non si può giudicare un libro dalla sua copertina, è verissimo! La relazione finale pubblicata dalla commissione parlamentare preposta alla valutazione dell'impatto sull'economia nazionale dall’impiego dei fondi strutturali europei del ’94/’99 e successivi 2014/2020 sono la ossessiva replica di una Caporetto dell'economia italiana. 

Sin dal dopo guerra i governi che hanno gestito l’economia di questo Paese lo hanno fatto all’ombra degli interessi della classe catto-fascio-industriale scegliendo di svendere il patrimonio pubblico inducendo gradualmente alla povertà milioni di cittadini per creare tensione sociale e instaurare un regime totalitario di polizia.

La povertà non è una disgrazia voluta, ma una condizione imposta come scelta dalle caste dominanti: è sul povero che il prepotente può esercitare impunemente ogni arbitrio e ogni ricatto.

Perché i fondi europei ottenuti dall’ex premier Conte sono stati la causa determinante del crollo definitivo del suo secondo governo? 

Il governo Conte organizzò nella residenza di villa Doria Pamphilj gli incontri con tutte le parti sociali, compresa una “irata” Confindustria spalleggiata dalle principali testate giornalistiche nazionali che quotidianamente inveivano contro il premier che continuava senza tentennamenti la realizzazione pratica degli interventi per tamponare la drammatica situazione provocata dalla pandemia.

Facciamo un salto al terribile 2021, Il premier (unico nella storia nazionale) battendosi come un leone riusciva a strappare un finanziamento di 209 miliardi di euro denominato Recovery Plan per la ripresa economica del Paese.

Di seguito riporto alcune parti delle dichiarazioni rilasciate dal premier in occasione della fase di pianificazione dei finanziamenti. 

Al termine dell’incontro in videoconferenza durato quasi tre ore con i sindacati - per Cgil, Cisl e Uil vi erano i segretari generali, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Pierpaolo Bombardieri – avevano partecipato in presenza i ministri Stefano Patuanelli, Paola De Micheli e Riccardo Fraccaro. In videocollegamento Roberto Gualtieri, Nunzia Catalfo e Beppe Provenzano, il premier Conte aveva detto: "Questo piano ha una valenza trasformativa per il Paese: è un piano che serve a fare un salto di qualità alla nostra capacità produttiva e occupazionale, a realizzare una svolta risolutiva per la modernizzazione del Paese".

Si trattava del primo della serie di incontri con le parti sociali, categorie produttive e Regioni sul Recovery Plan. 

Dopo i sindacati Conte aveva incontrato Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Copagri. Erano presenti alla riunione anche i ministri Stefano Patuanelli e Nunzia Catalfo. Subito dopo il premier vedrà l'Alleanza per le Cooperative.

Riporto una nota dell’ANSA risalente al 22 gennaio 2021, sempre il premier Conte, aprendo la riunione, stando a quanto detto dai partecipanti, aveva dichiarato: 

"Vi vedo con gran piacere, grazie per il contributo che avete dato al Paese in questi mesi difficili rinunciando anche alle vostre legittime rivendicazioni. Il contributo dei sindacati sarà valorizzato, perché questo passaggio che faremo con voi ci spingerà a modificare ulteriormente, per quanto necessario e opportuno, questo progetto. Oggi inizia il confronto con le parti sociali. Un confronto che vogliamo intenso e costruttivo. Abbiamo una versione aggiornata, oggettivamente migliorata, del Piano. Questo Piano deve servirci a liberare il potenziale di crescita dell'economia, a dare impulso alla produttività e all'occupazione. E lo dobbiamo fare aumentando la capacità del nostro Paese di affrontare queste sfide e le trasformazioni in atto che riguardano anche le modalità organizzative del mondo del lavoro, rafforzando al contempo anche la coesione sociale. Secondo le prime valutazioni effettuate dal Mef, gli investimenti, gli incentivi e le riforme contenute nel Piano avranno un impatto che nel 2026, l'anno finale del Piano, dovrebbe tradursi in una crescita di 3 punti percentuali più alta rispetto allo scenario a politiche invariate ma a noi non interessa solo il Pil. A noi interessa, direi ancor più, che il Piano avrà un impatto positivo anche su tutti gli indicatori di benessere e di sviluppo sostenibile, grazie agli investimenti attivati direttamente e indirettamente, e alle innovazioni tecnologiche introdotte".

Nunzia Catalfo rilasciava una dichiarazione alla fine dell’incontro con i sindacati: "Nel Recovery plan sono previsti investimenti sulle politiche attive del lavoro di 3,1 miliardi a cui si aggiungono i 500 milioni stanziati nella legge di bilancio. L'obiettivo del piano è una rete unica per la formazione di tutti i lavoratori rafforzando i centri per l'impiego e con la collaborazione delle regioni e delle agenzie private".

Nonostante la situazione difficilissima vi era speranza per il futuro perché c’era un governo che stava lavorando per tutti i cittadini.

Proprio questa trasparenza e gli intenti che voleva perseguire l’esecutivo che hanno dato a molti il coraggio di lottare per sopravvivere a un tale cataclisma. È stata la cura per gli interessi generali a determinare la fine di un governo proiettato verso il futuro. La corruzione e l’egoismo ha vinto.

Vediamo come si stanno spendendo i finanziamenti ottenuti dall’ex premier Conte: mance e mancette per mantenere in vita e in buona salute la catena alimentare collegata alla partitocrazia e alla Confindustria.

La grande distribuzione, dopo aver polverizzato le imprese familiari attraverso una spietata e capillare concorrenza sleale per far chiudere le loro attività e assorbire la quasi totalità della domanda, sta utilizzando i finanziamenti europei per fare restiling dei punti vendita e sta assumendo molti giovani operai per la sistemazione delle merci e il servizio alle casse: questo sistema di utilizzo dei finanziamenti è il solito “libro” che cambia la copertina ma il testo è sempre quello.

I restiling sono inutili ma fanno lavorare le ditte “amiche”; le assunzioni dei giovani servono a far aumentare le statistiche che il governo sbandiera per prendere in giro i cittadini; chi viene assunto deve garantire il voto a chi lo ha favorito, sono prossime le elezioni europee; i prezzi dei beni di consumo sono arrivati alle stelle garantendo dei profitti notevoli e assorbendo quanto è stato dato con il reddito di inclusione; i finanziamenti elargiti vanno ad accrescere il debito pubblico che dovrà essere pagato dai cittadini.  

Quei finanziamenti che dovevano portare il Paese fuori dalla secca del ristagno economico saranno la rovina per le fasce più deboli e causa di povertà per quelle a rischio.

Ormai è chiaro che questi sono stati più di settant’anni di falsa democrazia durante i quali la mentalità catto-feudale ha dominato asservendo un popolo non solo agli interessi egoistici della classe industriale ma anche agli interessi della politica estera degli Stati Uniti, della Francia, dell’Inghilterra e ultima la Germania che hanno soffocato ogni affrancazione dal ruolo impostogli dalla fine del secondo conflitto mondiale dalla NATO e dai trattati di Yalta. Questi sono stati i presupposti che hanno scatenato anche il conflitto tra Ucraina e Russia. Abbiamo solo cambiato l’abito esteriore ma l’interiorità è rimasta ancora alla preistoria.

Autore Lucia Pomponi
Categoria Politica
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