Come dire che se si fosse trattato di un uomo, perché a 22 anni se non sei ancora un uomo un problema ce l’hai già, di un uomo dicevo cresciuto in un ambiente marginale e nella ignoranza la cosa sarebbe stata più comprensibile? E ci si stupisce e sorprende in fondo che un così “bravo ragazzo” possa arrivare a tanto, e chi se lo poteva aspettare?

Posto che non me ne frega niente da quali condizioni o situazioni provenga chi compie un atto simile; perché a parità di condizione mica tutti agiscono e reagiscono allo stesso modo. La differenza la fa sempre e solo la responsabilità individuale, e chi sbaglia paga lui e duro anche, perché la possibilità di scelta c’è sempre.

Perché, poche balle, nessuno te lo deve insegnare che abusare, usare la violenza e procurare dolore o morte non è bene. Se non sei clinicamente malato di mente lo sai bene quello che stai facendo; ma lui era un così “bravo ragazzo! Ecco, ed è su questo però vorrei soffermarmi, e credo varrebbe la pena di rifletterci.

Perché potenzialmente quanti di questi bravi ragazzi ci sono in giro? Individui assolutamente impreparati ad affrontare la vita per quello che è. Forse il prodotto di un iper-accudimento, crescono incapaci di sopportare il rifiuto, il distacco, la rinuncia, la perdita, l’abbandono; cose che sono passaggi obbligati nella vita di tutti. E quando gli capita perdono il controllo, il lume della ragione, e scatta la reazione violenta di chi quella perdita o quel rifiuto non li accetta, non li ritiene possibili e sopportabili.

E se non riescono ad averla quella cosa anche con la forza, la distruggono piuttosto. Forse nelle famiglie, forse nel sistema educativo con qualche nozione in meno di storia e geografia piuttosto, ma una più reale rappresentazione e preparazione a quello che la vita è anche nella sua crudezza, su questo varrebbe la pena ragionarci.