Non sono aduso a questi epigrammi mordaci, perché ritengo di vivere in un’epoca che abbisogna di un urgente regolata nei toni, financo satirici. Ma la cosa non può sempre intendersi a senso unico, ed eccezioni che scuotano sono altrettanto necessarie.

Allora oggi vi racconterò la favola (e magari lo fosse) del “chiodo schiaccia chiodo”.

C’era una volta un chiodino, di un Crosetto laureato ma non troppo. Schiacciato dal chiodone di Valditara, col suo fattore di crescita nell’umiliazione, e dalle bacchettate alla preside antifascista, perché l’antifascismo non è necessario e non c’è nessun pericolo. Poi arrivò Nordio, con chiodo ancor più grosso, perché i mafiosi non comunicano con il telefono, quindi a che servono le intercettazioni? E la sua crociata sull’abuso d’ufficio. Ma nel frattempo erano pronti altri chiodini e chiodoni, del Donzelli che usava documenti riservati per attacchi politici, e del Piantedosi che sulla strage di Cutro diceva che la disperazione non giustifica i viaggi a rischio.

Ma anche questa copiosa ferramenta con capocchia e gambo appuntito venne inesorabilmente schiacciata da simil tipo. A lambire tra il maggio odoroso e il giugno piovoso.

Arrivò infatti il chiodo del Cognato d’Italia, che volle proteggerci dalla sostituzione etnica. Ma subito accorse in suo aiuto la Santanché, che di chiodi ne portò un pacco intero, e ci spiegò che si può non pagare lo Stato, danneggiare i dipendenti, mentire in Parlamento, e prendere in giro gli elettori, tutto contemporaneamente e senza timore di perdere la “poltrona”, dove ella si trova ancora saldamente e allegramente ancorata.

Questa fu proprio grossa. Perciò venne chiamata in causa direttamente la sparachiodi automatica: tra un Musumeci, per il quale il salario minimo sarebbe assistenzialismo; un Sangiuliano, che esprimeva giudizi su libri mai letti; un De Angelis, che propugnava l'innocenza di due terroristi neofascisti della strage di Bologna, riesumando la loro condanna in via definitiva (Cassazione a sezioni unite e 40 anni di processi!); un Tajani, che per fare cassa ha la geniale idea di mettere in vendita anche i porti italiani.

E nel mentre faceva capolino un generale che superava tutti per distacco, ma assai simpatico a molti dei signori citati qua attorno.

Uellà!

Qua e là interveniva Salvini con i suoi innumerevoli chiodini ad assicurarsi che i chiodi precedenti venissero effettivamente estirpati per schiacciamento e rimpiazzo, ovvero cacciati più o meno in pila. Ma trascuro un’altra varietà d’interventi altrettanto pregevoli, tra spilli e spilloni, provenienti da diverse latitudini di questa allegra compagnia di “statisti” e sui generis.

Ultimo chiodo - ma non ultimo, non illudetevi - ce lo mette sopra di nuovo lui, Lollobrigida. Superandosi con una candida e intonatissima affermazione:

In Italia i poveri mangiano meglio dei ricchi!

UELLA’ (cap. 2, uncut)!

Scandali a profusione; imbarazzi come se non ci fosse un domani; poltrone inalterate e dimissioni solo nei sogni. E non abbiamo parlato di politica, eh? Notatelo bene. Qui si parla solo di forma, presentabilità, credibilità, educazione, toni, umanità, rispetto, eccetera. Le “robe” politiche mettetecele voi, e poi guardate se non rispecchiano o meno questo contegno avulso da qualunque realtà morale e principio etico.

Ora fate anche un esercizio divinatorio. Profetizzate il prossimo chiodo che schiaccerà quest’ultima sparata inqualificabile del sig. Lollobrigida. E non vi fate tradire dalla resilienza fisica che si determinerebbe ormai  nella pila di chiodi creatasi; credeteci: il modo per spararne ancora sopra esiste! Di sicuro non lo conosciamo io e voi. Ma esiste.

Profetizzate, dunque, profetizzate… Voglia la buona stella che esorcizzaste il prossimo chiodo!



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