Il 16 ottobre la parlamentare europea Alessandra Mussolini fa sapere che "i giorni 27 e 28 ottobre la Cripta della famiglia Mussolini verrà riaperta [a Predappio, ndr] dopo i lavori di manutenzione.

Domenica 28 alle ore 11.30 sarà celebrata anche la Santa Messa nella chiesa di San Cassiano, adiacente al cimitero [di Predappio, ndr].

Vi preghiamo di ricordare che sono luoghi sacri e come tali devono essere rispettati."

Per i più distratti, il 28 ottobre è considerato l'anniversario della marcia su Roma. Pertanto, il fatto di voler riaprire la "cripta" del fascista Benito Mussolini proprio quel giorno è sicuramente non casuale.

Non soddisfatta, però, la parlamentare europea Mussolini, sempre su Facebook, scrive: "+++ Avviso ai naviganti +++ legali al lavoro per verificare il politically correct di FB e altri social nei confronti di immagini e/o frasi offensive nei confronti di Benito Mussolini: monitoraggio e denuncia a Polizia Postale."

La nipote del "duce", sempre via social, a supporto del suo intendimento cita la sentenza del 3 maggio 2017, n. 21209, della Corte di Cassazione, sezione V penale che recita: "nell'ipotesi di offesa alla memoria del defunto, i soggetti elencati nell'ultimo capoverso dell’art. 597 c.p. vantano iure proprio il diritto di presentare la querela, poiché essi stessi e non il de cuius si qualificano come i soggetti passivi dell’offesa, in quanto titolari dell’interesse a difendere la memoria del loro congiunto..."

A che cosa vuole mirare la Mussolini? Possibile che lei pensi di denunciare chi definisca suo nonno un assassino, un criminale... e chi più ne ha, più ne metta? Quello che ha ottenuto, naturalmente, è una sequela indignata di insulti e provocazioni.

Ma la Mussolini, forse, in tal modo voleva implicitamente promuovere la celebrazione della marcia su Roma - storicamente una pagliacciata andata a buon fine solo grazie a quella mezza porzione di re che impedì al Governo di far intervenire l'esercito come il rispetto della legalità avrebbe richiesto - in quel di Predappio il prossimo 28 ottobre.

Un evento contro il quale si è espressa l'Anpi, inviando una diffida al Prefetto e al Questore di Forlì-Cesena e al Sindaco di Predappio perché lo vietino.

Questo il contenuto redatto dall'avv. Emilio Ricci per conto della Associazione Nazionale Partigiani Italiana e del suo Presidente Carla Nespolo:

Il prossimo 28 ottobre è prevista in Predappio la celebrazione della marcia su Roma.Ogni anno, in questa occasione, assistiamo a un corteo di camerati in camicia nera che espongono simboli dell'odio (svastiche, fasci littori o celtica) e porgono, con fare osannante, il saluto romano al sacrario di Benito Mussolini. Ulteriore aggravante è rappresentata dal fatto che i manifestanti non chiedono l'autorizzazione alle Autorità competenti e di fatto ogni volta questa celebrazione viene tollerata.L'A.N.P.I si è sempre opposta e ha sempre denunciato tali manifestazioni.Celebrare la marcia su Roma e Benito Mussolini vuol dire celebrare il fascismo.Consentire la celebrazione della marcia su Roma e di Mussolini significa disattendere e violare il dettato della Costituzione. La XII disposizione di attuazione della Carta vieta la ricostruzione del partito fascista e quindi i valori del fascismo.La gravità e illiceità dell'evento è così evidente che non può essere taciuta.La legge Scelba e la legge Mancino, infatti, sanzionano in maniera anche penalmente rilevante l'apologia del fascismo quando apologia vuol dire esaltazione del regime, esaltazione dei principi, delle figure che al fascismo hanno fatto riferimento. L'art. 4 l. 20 giugno 1952, n. 645, infatti, punisce «chi pubblicamente esalta esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo».Consentire che una manifestazione di tal genere abbia luogo costituirebbe apologia del fascismo.Né si può affermare che vietando la celebrazione si neghino le libertà costituzionalmente tutelate come quella di riunione e di manifestazione del pensiero.La Corte europea dei diritti dell'uomo, con una sentenza del 2015, visto l'art. 10 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo, ha espresso il principio per cui taluni diritti si possano anche comprimere nel momento in cui questi non sono conformi a quelli che sono i principi generali dell'ordinamento costituzionale dei vari Paesi.Allo stesso tempo, la celebrazione della marcia sua Roma integrerebbe altresì gli estremi del reato di apologia di delitto, di cui all'art. 414 comma 3 c.p. La giurisprudenza di legittimità, infatti, ha affermato che l'elemento oggettivo di tale fattispecie «consiste nella rievocazione pubblica di un episodio criminoso diretta e idonea a provocare la violazione delle norme penali» (Cass., sez. I, 17 novembre 1997, Gizzo, in C.e.d. Cass. n. 209140). Poiché è indubitabile che la figura di Mussolini rievochi ed esalti i metodi fascisti, la sua celebrazione è certamente interpretabile come apologia dei reati commessi nel ventennio fascista.Inoltre, in considerazione dell'evento programmato, si possono profilare altresì gli estremi del reato di cui all'art. 2 d.l. 26 aprile 1993, n. 122 (con riferimento all'art. 3 l. 13 ottobre 1975, n. 654). La norma, infatti, punisce «chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi» che abbiano tra i loro scopi «l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali o etnici». Essendo indiscutibile che il fascismo era fondato sull'odio razziale, celebrare un suo esponente nell'ambito di un evento pubblico integra la fattispecie in parola.


A voler essere pignoli, forse, anche l'iniziativa della Mussolini è una evidente provocazione con l'intenzione, implicitamente, di promuovere ed esaltare il regime fascista di suo nonno.

E perché allora Alessandra Mussolini non dovrebbe essere perseguita in base alla legge Mancino dato che, pubblicamente, si adopera ad esaltare esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo?