YouTube non consentirà più la diffusione di teorie complottiste
Susan Wojcicki, amministratore delegato di YouTube, martedì ha dichiarato che la piattaforma di condivisione di contenuti multimediali applicherà tolleranza zero ai video che promuoveranno teorie complottiste, in quella che ormai è una specie di guerra che anche Google, Facebook e Twitter hanno iniziato a combattere per contrastare la diffusione di notizie false.
In base a quanto dichiarato da Wojcicki in conferenza, YouTube, per confrontare le affermazioni contenute in alcuni video, includerà dei rimandi all'enciclopedia online Wikipedia in modo da offrire un altro punto di vista ai contenuti che espongono "teorie cospirative". Oltre a Wikipedia saranno utilizzate fonti di altre terze parti, anche se non sono state fornite precisazioni al riguardo, neppure con qualche esempio.
Come sempre, tutto ciò che riguarda cospirazioni e notizie false è anche ciò che attrae la gente verso tali contenuti. Anche le testate giornalistiche lo sanno, perché da sempre è così... non è certo un fenomeno nato con Internet. Infatti, i titoli dei giornali da sempre cercano di enfatizzare un argomento, estremizzandone il significato, quando poi il contenuto è di tutt'altro tenore.
Che cosa c'è di diverso rispetto a quanto è sempre accaduto? Con Internet questo fenomeno si è solo estremizzato. La possibilità di riscontrare in maniera immediata i risultati tra causa ed effetto ha portato ad estremizzare il fenomeno. Così alcuni hanno deciso che non era il caso fermarsi ai titoli quando era possibile ottenere più visitatori e guadagnare maggiormente dalla pubblicità estendendo teorie complottiste o addirittura false anche ai contenuti di ciò che veniva pubblicato.
La maggior parte degli utenti, in fondo, legge una notizia non per informarsi, ma per stupirsi. Quindi, preso atto di questo, c'è stata prima una corsa progressiva all'enfatizzazione dei contenuti. Dopo che la concorrenza si è fatta dura, dall'enfatizzazione si è passati alla creazione di contenuti falsi, rappresentati da interpretazioni forzate della realtà o vere e proprie invenzioni.
Adesso il fenomeno è diventato di tale portata che i siti di condivisione cercano di trovare un rimedio a quello che ormai è un problema. Ma la soluzione non è però così scontata. Perché, come accade in casi simili, le conseguenze potrebbero essere negative.
Ad esempio, impedendo la diffusione di tali contenuti, molti social potrebbero perdere audience e fatturato, oppure potrebbero anche vietare la diffusione di notizie esclusive, ritenute false solo perché nessuno prima le aveva pubblicate... anche per motivi legati a scelte politiche.
Il problema è indubbiamente di difficile soluzione, ed al momento sembra non risolvibile aggiungendo solo qualche link esterno, soprattutto di Wikipedia che in passato, e anche attualmente, ha ampiamente dimostrato di diffondere notizie non certo in modo oggettivo e veritiero.