Questo il messaggio inviato da Papa Francesco al presidente esecutivo del World Economic Forum 2024 in corso a Davos fino al prossimo 19 gennaio:


"L'incontro annuale del World Economic Forum di quest'anno si svolge in un clima internazionale di instabilità molto preoccupante. Il vostro Forum, che mira a guidare e rafforzare la volontà politica e la cooperazione reciproca, offre un'importante opportunità per un coinvolgimento multi-stakeholder nell'esplorare modi innovativi ed efficaci per costruire un mondo migliore. Spero che le vostre discussioni tengano conto dell'urgente necessità di promuovere la coesione sociale, la fratellanza e la riconciliazione tra gruppi, comunità e stati, al fine di affrontare le sfide che abbiamo di fronte.

Purtroppo, guardandoci intorno, troviamo un mondo sempre più lacerato, in cui milioni di persone - uomini, donne, padri, madri, bambini - i cui volti sono per lo più sconosciuti a noi, continuano a soffrire, non ultimo a causa degli effetti di conflitti prolungati e guerre in corso. Queste sofferenze sono esacerbate dal fatto che "le guerre moderne non si svolgono più solo su campi di battaglia chiaramente definiti, né coinvolgono solo i soldati. In un contesto in cui sembra che la distinzione tra obiettivi militari e civili non sia più rispettata, non c'è conflitto che non finisca comunque per colpire in modo indiscriminato la popolazione civile" (Discorso ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 8 gennaio 2024).

La pace che i popoli del nostro mondo bramano non può essere altro che il frutto della giustizia (cf. Isaia 32:17). Di conseguenza, richiede  semplicemente di mettere da parte gli strumenti della guerra; esige di affrontare le ingiustizie che sono le cause radicate dei conflitti. Tra le più significative di queste c'è la fame, che continua a flagellare intere regioni del mondo, mentre altre sono contrassegnate da uno spreco eccessivo di cibo. Lo sfruttamento delle risorse naturali continua ad arricchire pochi lasciando intere popolazioni, naturali beneficiari di tali risorse, in uno stato di miseria e povertà. Non possiamo ignorare neanche lo sfruttamento diffuso di uomini, donne e bambini costretti a lavorare per salari bassi e privati di prospettive reali di sviluppo personale e crescita professionale. Come è possibile che nel mondo di oggi le persone muoiano ancora di fame, siano sfruttate, condannate all'analfabetismo, prive di cure mediche di base e rimaste senza riparo?

Il processo di globalizzazione, che ha ormai chiaramente dimostrato l'interdipendenza delle nazioni e dei popoli del mondo, ha quindi una dimensione fondamentalmente morale, che deve farsi sentire nelle discussioni economiche, culturali, politiche e religiose che mirano a plasmare il futuro della comunità internazionale. In un mondo sempre più minacciato dalla violenza, dall'aggressione e dalla frammentazione, è essenziale che gli stati e le imprese si uniscano nella promozione di modelli di globalizzazione lungimiranti ed eticamente solidi, che per loro stessa natura devono subordinare la ricerca del potere e del guadagno individuale, che sia politico o economico, al bene comune della nostra famiglia umana, dando priorità ai poveri, ai bisognosi e a coloro nelle situazioni più vulnerabili.

D'altro canto, il mondo degli affari e delle finanze opera ora in contesti economici sempre più ampi, dove gli stati nazionali hanno una capacità limitata di governare i rapidi cambiamenti nelle relazioni economiche e finanziarie internazionali. Questa situazione richiede che le imprese stesse siano sempre più guidate non solo dalla ricerca di un profitto equo, ma anche da elevati standard etici, specialmente riguardo ai paesi meno sviluppati, che non dovrebbero essere alla mercé di sistemi finanziari abusivi o usurai. Un approccio lungimirante a questi problemi si rivelerà decisivo nel raggiungere l'obiettivo di uno sviluppo integrale dell'umanità nella solidarietà. Lo sviluppo autentico deve essere globale, condiviso da tutte le nazioni e in ogni parte del mondo, o regredirà anche in aree finora contrassegnate da progressi costanti.

Allo stesso tempo, c'è una evidente necessità di azione politica internazionale che, attraverso l'adozione di misure coordinate, possa perseguire efficacemente gli obiettivi di pace globale e sviluppo autentico. In particolare, è importante che le strutture intergovernative siano in grado di esercitare efficacemente le loro funzioni di controllo e orientamento nel settore economico, poiché il raggiungimento del bene comune è un obiettivo al di là della portata degli stati individuali, anche quelli che sono dominanti in termini di potere, ricchezza e forza politica. Le organizzazioni internazionali sono anche sfidate a garantire il raggiungimento di quell'uguaglianza che è alla base del diritto di tutti di partecipare al processo di sviluppo completo, nel rispetto delle differenze legittime.

Spero, quindi, che i partecipanti al Forum di quest'anno siano consapevoli della responsabilità morale che ognuno di noi ha nella lotta contro la povertà, nel raggiungimento di uno sviluppo integrale per tutti i nostri fratelli e sorelle e nella ricerca di una pacifica convivenza tra i popoli. Questa è la grande sfida che il presente ci pone davanti. E se, nella ricerca di questi obiettivi, "i nostri giorni sembrano mostrare segni di una certa regressione", rimane vero che "ogni nuova generazione deve affrontare le lotte e i successi delle generazioni passate, ponendosi obiettivi ancora più alti... La bontà, insieme all'amore, alla giustizia e alla solidarietà, non si realizzano una volta per tutte; devono essere realizzate ogni giorno" (Esortazione Apostolica Laudate Deum, 34).

Con questi sentimenti, offro i miei auguri di preghiera per le delibere del Forum e su tutti coloro che vi partecipano invoco di buon grado un'abbondanza di benedizioni divine.