euroCOSCIENZA
Pinocchio: “Che cos’è la coscienza?”
Il grillo, spavaldo e sicuro di sé, risponde: “Ti spiego io cos'è la coscienza. La coscienza è quella vocina interna che la gente ascolta così di rado; per questo il mondo va così male oggi…”
Anche in questa tornata elettorale europea la disputa non è politica, bensì culturale; perché al netto di quelle che potranno essere i provvedimenti economici o amministrativi di un’Europa sempre più distante da sé stessa, quello che influirà sul futuro dei nostri “successori” sarà l’indirizzo culturale che ne scaturirà.
Non voglio, quindi, rischiare di essere frainteso, perché non ho intenzione di suggerire, imbeccare, proporre o stimolare riflessioni o dibattiti, né di aderire a manifesti politici o ricette economiche vuoti quanto sterili, né tantomeno di promuovere o ratificare preferenze e programmi che favoriscano questo o quel lavoratore, questo o quel cittadino, questo o quel settore produttivo…
La mia scelta, ancora una volta, sarà di “CAMPO”, perché oggi più che mai è il tempo di SCHIERARSI, di decidere da che parte stare, di METTERCI LA FACCIA, e magari rischiarla...
Si tratta, ancora una volta, di approvare o rigettare l’Europa che incoraggia la perdita della propria identità storica, civile e civica, tradizionale e popolare; che non difende e che rinnega origini e radici, che svende principi e valori dei propri avi consegnandosi anima e corpo ad un cieco progressismo politicamente corretto in nome del quale vita e società possono essere regolate in base ai personali bisogni e ai mutevoli desideri di ciascuno, rendendo vero e giusto tutto e il contrario di tutto; che si permette di correggere e riscrivere la storia per poter rimodellare l’attualità, e che incentiva una nuova moderna società laicamente fondata sulla soggettività e sulla fluidità in/di genere, che celebra i diritti e svilisce i doveri.
Così come in ambito nazionale (più che locale) si tratta di scegliere tra due visioni contrapposte di realtà e società, e conseguentemente del loro valore; in questo quadro ad assumere importanza, prima ancora delle ricadute che questo voto potrà implicare inevitabilmente sulla quotidianità, è soprattutto il prevalere dei principi sui quali vogliamo basare la nostra esistenza e la nostra vita sociale, e soprattutto, quale Europa/Mondo vogliamo consegnare ai nostri nipoti.
Nipoti, perché agli attuali giovani questo modello culturale imposto ha già generato disordine nell’educazione, nell’insegnamento, nella condotta e nei comportamenti di figli, nipoti, alunni, allievi, parrocchiani, lettori, spettatori, followers; ha delegittimato la centralità della genitorialità ed il relativo dovuto e doveroso ruolo educativo, contribuendo attivamente a formare giovani fragili, disorientati, smarriti, insicuri e turbati, completamente privi di ideali, passioni, energia e speranza; ha tolto loro riferimenti sacri e profani isolandoli e rendendoli inadeguati e bisognosi di aiuto psicologico e terapeutico; li ha svuotati e resi incapaci di immaginare e immaginarsi, condannandoli a vivere in un mondo “oggi innaturale” e “domani artificiale”, con tanti “noiosi oggi” e nessun “fiducioso domani”; trasformando in mosche bianche quelli che non aderiscono al progetto.
Sorvolando forzatamente sulla cancellazione delle feste religiose e la rivisitazione/rimozione dei relativi simboli, si tratta, ancora una volta, di decidere se difendere e sostenere la famiglia tradizionale o virare verso forme di unione indotte, certo non censurabili, ma comunque non corrispondenti a principi naturali; si tratta di decidere se incoraggiare la natalità, non impedendo diritti sanciti per legge, ma accompagnando con percorsi adeguati chi si trova a dover fare scelte dolorose; si tratta di scegliere tra la difesa della vita ed il diritto alla morte; si tratta di accettare o meno che svariati metodi di fecondazione artificiale assistita permettano di poter scegliere da chi, quando e come avere un figlio; si tratta di garantire a tutti, minoranze comprese, legittimi diritti civili senza però stravolgere la visione tradizionale di società, e senza forzarne ideologicamente regole e valori; si tratta di rassegnarsi ad un’immigrazione “all inclusive”, incontrollata e incontrollabile, oltre che talvolta funesta per coloro costretti a praticarla, oppure di regolare e disciplinare i flussi migratori, e si tratta di accettare o meno una società sempre più permissiva e incapace di prevenire, contrastare e punire comportamenti e atteggiamenti amorali e nocivi, oltre che criminali.
E’ una vera e propria chiamata alle armi, per invertire la rotta di un’Europa già in trincea, che non riesce, o non vuole più, scongiurare, prevenire o fermare guerre e conflitti, rinnegando malinconicamente qualsiasi ambizione diplomatica.
Se per fermare, arginare o almeno rallentare la definitiva affermazione del modello culturale europeista di sinistra dovrò tapparmi occhi, naso e orecchie…, lo farò; se per fermare, arginare o almeno rallentare la resa dell’ormai debole cultura europea a vantaggio di altre più “vigorosamente integraliste”, nonché violente e antidemocratiche, dovrò rispondere dell’imputazione di “conservatore oscurantista e bigotto…”, rischierò.
Per evitare di ritrovarmi in Costituzione aborto ed eutanasia impugnerò una matita non cancellabile e non avrò paura di usarla!
Non è il tempo di ripiegarsi sulle personali necessità contingenti né di accontentarsi dell’elargizione di ricchezza e servizi; non è tempo di confrontare programmi, né di tracciare bilanci o valutare progetti; non è il tempo di soffermarsi su simboli o colori ormai obsoleti, né di farsi distrarre da personali simpatie/antipatie per qualsivoglia personaggio.
La divisione tra le due EUROVISIONI è netta e inequivocabile; e, nonostante le innegabili imperfezioni e le contraddizioni personali e di coalizione, l’esuberanza talvolta folcloristica e una buona dose di moralismo farisaico, è evidente che la sensibilità dei temi di cui sopra e la relativa difesa sembra affidata d’ufficio ad una sola parte della politica europea e nazionale.
Purtroppo è, ancora una volta, il momento di scegliere per chi tifare, quale maglia indossare e in quale metà campo giocare; e per farlo utilizzerò lo strumento più democratico che ho a disposizione: il VOTO.
Affidiamoci, dunque, alla nostra “vocina interna”: ascoltiamo il nostro grillo parlante…