Assistiamo, ironicamente sorridenti, alla levata di scudi e alla generale indignazione per l’atto di scortesia, cafonaggine, del Sultano ottomano, il quale, in occasione dell’incontro tenutosi ad Ankara la settimana scorsa, ha negato alla presidente della commissione europea, Ursula Von der Leyen, una sedia, tra l’altro non prevista dal protocollo, relegandola a sedere in disparte su un divano.
La cosa che ci fa sorridere e ancor più indignare, è che a pontificare contro Erdogan siano quanti in altre e più importanti occasioni hanno fatto del silenzio e dell’omertosa complicità la loro linea di condotta.
Governanti, esponenti di Partito, politologi nostrani ed europei, oggi inorridiscono per il comportamento poco “signorile” tenuto dal Presidente turco.
Gli stessi, però, nulla hanno ritenuto di dire quando l’identico personaggio, con un comportamento criminale ha arrestato, tenendoli ancor oggi in carcere, centinaia e forse migliaia di giornalisti, politici, cittadini turchi, in spregio alle più elementari norme della democrazia, responsabili di opporsi al suo sistema dittatoriale.
E nulla hanno detto, queste anime candide europee, quando la Turchia, su ordine degli USA, finanziava il movimento terroristico ISIS e lo sosteneva nell’attacco al legittimo Governo siriano del presidente Assad. Ancora non hanno fiatato quando la Turchia è intervenuta a sostegno dell’Azerbaigian, nella guerra di occupazione del Nagorno-Karabakh, condannando la Nazione cristiana alla cruenta sottomissione alla musulmana Azerbaigian.
Li ricordiamo invece, giulivi e scodinzolanti, tutti pronti a chiedere e a battersi per l’ingresso della Turchia nell’UE.
Sovviene che il prurito dell’intellighenzia europea, riguardo la sedia alla Von Der Leyen, è generato dalla più squallida ipocrisia, un modo puerile per praticare ancora una volta un atteggiamento buonista, la ricerca di un diversivo con cui distrarre le masse in un momento di particolare tensione sociale.


Mario Settineri
Responsabile Politiche mediterranee MSFT