Quello di ieri si preannunciava come un tranquillo pomeriggio di fine settimana. Gli americani pensavano più a prepararsi per la festa di Halloween che alla imminente consultazione elettorale.

Improvvisamente alle 14 sulla campagna elettorale di Hillary Clinton si è abbattuta una bomba, che potrebbe aver provocato danni difficilmente rimediabili prima dell'8 novembre.

Proprio a quell'ora si è avuta notizia di una lettera inviata dal capo della FBI, James Comey, al Congresso, in cui si informava che suoi agenti avevano causalmente trovato delle email, che potevano risultare legate all'inchiesta riguardante l'uso di un server privato di posta da parte dell'ex-segretario di Stato. Sarà cura dell'agenzia verificare se quelle email contengano informazioni riservate. Comey ha aggiunto di non essere in grado di dire quanto tempo questo potrà richiedere.

Ad appena undici giorni dalle elezioni, questa lettera ha avuto l'effetto di un vero e proprio terremoto. Tutte le televisioni hanno annunciato la ripresa delle indagini su Hillary Clinton, il Dow Jones è caduto e Trump è salito sul palco in New Hampshire dichiarando che si tratta dello scandalo più grosso dai tempi dell'Watergate.

Certo la lettera di Comey ha suscitato molte perplessità, sia per essere stata inviata a pochi giorni dalla scadenza elettorale, sia perché non contiene accuse sostanziali.

Fonti della FBI hanno successivamente rivelato che non si tratterebbe di email scritte dalla Clinton, né inviate dal suo server. Non fanno parte delle email pubblicate da WikiLeaks e gli investigatori non le hanno ancora lette. Per farlo hanno bisogno dell'autorizzazione di un giudice.

Le email sono saltate fuori durante un'indagine su Anthony Weiner, l'ex-marito di Huma Abedin (entrambi nella foto), la più stretta collaboratrice della candidata democratica. La FBI stava indagando su dei messaggi dal contenuto osceno inviati da Weiner a una ragazzina di 15 anni nel Nord Carolina e ha trovato le email della Clinton in un computer legato all'indagine.

Anthony Weiner è un personaggio molto noto alle cronache scandalistiche. Membro del Congresso, alcuni anni fa ha dovuto dimettersi, dopo che aveva inviato sue foto oscene a delle donne in rete. Fra queste c'era anche una minorenne e questo attirò l'attenzione della FBI. Un'abitudine che Weiner evidentemente non ha perso, dato che un nuovo caso si è verificato nei mesi scorsi e ad agosto ha portato alla separazione dalla Abedin.

A questo punto, sui media compariranno notizie in cui il nome della Clinton sarà legato non solo alla vicenda delle email, ma, anche se indirettamente, a scandali sessuali, che agli occhi di molti la metteranno sullo stesso piano di Donald Trump.

Nel corso di una conferenza stampa, la candidata democratica ha chiesto che la FBI pubblichi quanto prima il contenuto del materiale di cui dispone. E' questa l'unica speranza per la Clinton di risollevare le sorti della campagna elettorale, sempre ammesso che nelle email non ci siano informazioni riservate che potrebbero portare alla sua incriminazione.

In serata è cominciata a circolare la copia di un memo interno alla agenzia federale (foto sopra), in cui Comey intende spiegare la decisione di informare il Congresso, cosa che abitualmente non accade. Il capo della FBI dice di essersi sentito obbligato a farlo, dopo che nei mesi scorsi aveva ripetutamente dichiarato che l'indagine era stata chiusa. Non fornire l'informazione relativa alla scoperta di nuove email, avrebbe significato, sempre secondo Comey, ingannare il popolo americano.

Scrive anche di non voler dare un'impressione sbagliata nell'imminenza delle elezioni, quando il contenuto delle email non è ancoro noto. Conclude dicendo di rendersi conto che la sua decisione possa essere mal interpretata.