Pd e 5 stelle votano contro la direttiva europea sulla violenza di genere
Molestie sessuali, abusi, mutilazioni genitali, matrimoni forzati, invio di foto sessuali online, queste sono solo alcune delle più note e terribili forme di violenze sulle donne Un fenomeno in crescita questo della violenza di genere in Italia e in Europa, una europea su tre l’ha subita. E il Parlamento europeo ieri ha detto sì, a stragrande maggioranza, a una legge che mira a prevenire e a proteggere le vittime.
La nuova direttiva configurerebbe i seguenti reati nell'UE: mutilazione genitale femminile, matrimonio forzato, condivisione non consensuale di materiale intimo o manipolato, stalking online, molestie online, istigazione all'odio o alla violenza online.
Una volta adottata, la nuova direttiva stabilirà norme comuni sulla definizione di tali reati e delle relative sanzioni. In particolare, per quanto riguarda il matrimonio forzato, un nuovo articolo 6c lo introduce, anche con una dimensione extraterritoriale per quanto riguarda i matrimoni forzati conclusi in Paesi diversi da quello di residenza. La direttiva introdurrà inoltre circostanze aggravanti quali la reiterazione della violenza contro le donne, la commissione di atti di violenza contro persone vulnerabili o minori e il ricorso a livelli di violenza di estrema gravità.
Un voto che pareva essere quasi scontato, e che infatti ha avuto una larghissima maggioranza a favore, eppure due partiti italiani, Pd e cinque stelle hanno votato no a questo primo passo in difesa del genere femminile.
Il voto contrario di Pd e M5s è arrivato nonostante il Coordinamento Italiano della Lobby Europea delle Donne abbia inviato un appello agli europarlamentari in cui si invitava tutti i parlamentari europei a votare a favore, spiegando in una lettera come “la EWL (European women’s Lobby) si è battuta strenuamente per l'inclusione dell'articolo 5 nella direttiva, che proponeva una definizione armonizzata dello stupro basata sugli standard della Convenzione di Istanbul.
Tuttavia, a questo punto dei negoziati, è impossibile includere qualsiasi emendamento senza accantonare l'accordo raggiunto dal Parlamento europeo e compromettere così l'adozione della direttiva a tempo indefinito.
È indispensabile, di conseguenza, cogliere questa opportunità per adottare la prima direttiva in assoluto sulla lotta alla violenza contro le donne, che avrà un notevole impatto sulla vita delle stesse , sia oggi e che in futuro”.
Invece il partito di Ely Schlein, sempre molto attenta ai diritti delle donne, e il partito di Giuseppe Conte hanno preferito dire di no alla direttiva, con giustificazioni poco comprensibili: "Oggi ho votato contro la direttiva sulla VIOLENZA di genere perché il testo rappresenta un'occasione persa, una mediazione al ribasso fatta ancora una volta sul corpo delle DONNE. A causa della miopia e dell'arroganza dei governi nazionali è stato svuotato un testo lungimirante e innovativo approvato da Parlamento e Commissione",
ha detto Pina Picierno, eurodeputata Pd e vicepresidente del parlamento europeo, secondo la quale l’accordo raggiunto sarebbe in realtà un compromesso al ribasso.
Resta il fatto che la direttiva ha ottenuto ben 522 voti a favore e solo 29 contrari e 72 astensioni. Molto duro il commento del copresidente dell’Ecr, Nicola Procaccini:
"Francamente trovo sconcertante il voto contrario di Pd e 5stelle sulla direttiva per contrastare la violenza sulle donne, specie in ambito domestico. Un atteggiamento privo di senso. Per una volta che eravamo tutti d'accordo, da destra a sinistra, compresa la relatrice socialista, gli eurodeputati di Pd e 5 Stelle scelgono il voto contrario pressoché da soli''. Per Procaccini si manda un "messaggio di lontananza e disinteresse alle donne italiane ed europee. Questa direttiva consente alle donne di uscire dalla paura e prescrive norme severe contro le violenze, ma anche un'adeguata assistenza sanitaria e psicologica alle vittime. Un provvedimento che ha raccolto il consenso praticamente dell'intero Parlamento, tranne i nostri campioni dei diritti civili".
Insomma una decisione che effettivamente lascia piuttosto perplessi, considerando come proprio il Pd e 5 stelle siano molto attenti quando si tratta di quote rosa e di diritti per le donne. La direttiva dispone che sia data priorità alla sicurezza e al benessere delle vittime, anche attraverso l’accesso ad alloggi protetti. Sarà obbligatorio rendere loro accessibile l’assistenza sanitaria, compresi i servizi per la salute sessuale e riproduttiva. Inoltre, le autorità nazionali avranno maggiori obblighi di segnalazione e di raccolta delle prove e dovranno sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che il sesso non consensuale è considerato un reato.
Il Parlamento europeo ha chiesto e ottenuto che la Commissione europea riferisca ogni cinque anni sull’opportunità di rivedere la normativa. Il testo era già stato concordato informalmente con il Consiglio Ue il 6 febbraio a Strasburgo, dopo un lungo negoziato (cinque round dal luglio scorso). In quell’occasione, i negoziatori del Parlamento europeo non erano riusciti a convincere un gruppo nutrito di Stati membri (tra cui Francia, Germania, Olanda, Austria e Ungheria) a concordare una definizione comune europea del reato di stupro come atto basato sulla costrizione, non necessariamente violenta, a un atto sessuale non consensuale. La revisione periodica della direttiva da parte della Commissione potrebbe servire, almeno così si spera, a ritornare su questa definizione, quando le circostanze saranno più favorevoli.