Zingaretti accusa i renziani e si dimette da segretario del Pd
Lo stillicidio non finisce. Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni.Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere.Non è bastato. Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto. Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni.Ma il Pd non può rimanere fermo, impantanato per mesi a causa in una guerriglia quotidiana. Questo, sì, ucciderebbe il Pd.Visto che il bersaglio sono io, per amore dell'Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili.Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie. Ciao a tutte e tutti, a presto.Nicola Zingaretti
Questa la dichiarazione con cui Nicola Zingaretti nel pomeriggio di giovedì ha annunciato le proprie dimissioni da segretario del Partito Democratico.
Nei giorni scorsi era iniziata la bagarre per il riposizionamento del partito dopo l'entrata in carica del nuovo esecutivo.
Traduzione: i renziani rimasti nel Pd non a caso, dopo l'addio di Matteo Renzi, hanno (probabilmente, se non addirittura per certo) ricevuto ordine dal loro capo di iniziare la campagna di logoramento all'interno del partito per delegittimare il segretario e la sua attuale linea politica: alleanza con grillini e sinistra radicale.
Linea politica non coincidente con quella del lobbista fondatore e proprietario del partito dell'Italia più Morta che Viva, Matteo Renzi, visto che è riuscito a portarlo - in base agli ultimi sondaggi - al di sotto del 2%! Non sapendo con chi diavolo allearsi alle prossime politiche, il senatore fiorentino non avrebbe possibilità di garantire a se stesso e ai suoi miracolati in Parlamento un seggio e uno stipendio anche nella prossima legislatura... quindi ha dato ordine a Marcucci e compagnia cantante di iniziare l'opera di delegittimazione di Nicola Zingaretti, primo ostacolo al suo disegno.
Bene ha fatto Zingaretti a mandare tutti a quel Paese, dimettendosi... ma ha fatto male a farlo senza fare nomi e cognomi di coloro che hanno organizzato il "teatro" che ha denunciato nella sua nota... e del loro "mandante".
Così, Gianni Cuperlo qualche ora fa aveva commentato la situazione all'interno del suo partito:
"... mi piacerebbe che evitassimo, facendo tutti uno sforzo in tal senso, di trasformare lo scambio legittimo di opinioni in una inutile ripetizione (talora ossessiva) di concetti già espressi.Voglio dire, che una volta chiarito il proprio pensiero va benissimo intavolare il confronto (e molti scambi sono interessanti per questo). Meno utile, a mio parere, è caricare ogni commento difforme dal proprio pensiero della chiosa polemica (e talvolta verbalmente aggressiva) verso il concetto espresso.Pensate di stare in una vera assemblea, sarebbe come se anziché stare a sentire (anche chi la pensa in modo opposto al vostro) si passasse il tempo a vociarsi addosso imputandosi reciprocamente le peggiori intenzioni. Capite bene che anche i più stoici dopo un po’ cesserebbero di appassionarsi.Allora, se siete d’accordo, facciamo così: ogni opinione (ripeto, anche le più severe sul sottoscritto) sono le benvenute. Libere e liberi di esprimerle, ma evitiamo poi di riproporle in centouno declinazioni sotto ogni commento che da quelle opinioni si discosti".
E così, il 2 marzo, il renzianissimo Andrea Marcucci, in uno dei luoghi più frequentati dal mondo della politica in Italia - non il Parlamento, beninteso, ma la trasmissione radiofonica Un giorno da pecora - commentava i suoi sforzi per imporre la linea macron-renziana auspicata dal suo capo all'interno del Partito Democratico:
"Sarò l’ultimo dei mohicani, mi piacciono i partiti che hanno le correnti e che discutono.Zingaretti dice congresso nel 2023? Io rispondo che bisogna farlo molto prima.Orlando vicesegretario? Fossi in lui mi sarei dimesso, anche perché come ministro dovrà concentrarsi sul suo incarico.Renzi in Arabia Saudita? Fossi in lui non sottovaluterei il tema ma non ho letto molto sulla polemica (!!!).La mia telefonata ad Un giorno da Pecora".
Adesso toccherà al Pd decidere se voler essere ancora vittima della melma renziana, quella che lui chiama politica, o decidere se trarre profitto dall'occasione e trasformarsi finalmente in un vero partito di sinistra.