Le reazioni di Israele e Stati Uniti alle decisioni della Corte internazionale di giustizia dell'Aia
Ricorrendo alla propaganda, al vittimismo e alla menzogna... in pratica agli strumenti abituali cui Israele da sempre fa ricorso per giustificare i suoi crimini in Palestina, ecco come i suoi attuali rappresentanti politici hanno commentato la sentenza della Corte di Giustizia internazionale.
Queste le parole del premier Benjamin Natanyahu:
"L'impegno di Israele nei confronti del diritto internazionale è incrollabile. Altrettanto incrollabile è il nostro sacro impegno a continuare a difendere il nostro Paese e il nostro popolo.Come ogni paese, Israele ha il diritto intrinseco di difendersi. Il vile tentativo di negare a Israele questo diritto fondamentale costituisce una palese discriminazione contro lo Stato ebraico ed è stato giustamente respinto.L'accusa di genocidio mossa contro Israele non solo è falsa, è oltraggiosa, e le persone perbene ovunque dovrebbero respingerla. Alla vigilia della Giornata internazionale della memoria dell’Olocausto, mi impegno nuovamente come Primo Ministro di Israele: Mai più.Israele continuerà a difendersi da Hamas, un’organizzazione terroristica genocida. Il 7 ottobre, Hamas ha perpetrato le più orribili atrocità contro il popolo ebraico dai tempi dell’Olocausto, e promette di ripetere queste atrocità ancora e ancora e ancora.La nostra guerra è contro i terroristi di Hamas, non contro i civili palestinesi. Continueremo a facilitare l'assistenza umanitaria e a fare del nostro meglio per tenere i civili lontani dai pericoli, anche se Hamas usa i civili come scudi umani.Continueremo a fare ciò che è necessario per difendere il nostro Paese e difendere il nostro popolo".
Questo il commento del ministro della Difesa Yoav Galant, le cui dichiarazioni rilasciate pochi giorni dopo il 7 ottobre sono state riportate nel resoconto dei giudici dell'Aia a supporto delle loro decisioni:
"Lo Stato di Israele non ha bisogno di predicazioni morali per distinguere tra terrorismo e popolazione civile a Gaza. La Corte internazionale dell'Aia ha tradito la sua funzione quando ha risposto alla richiesta antisemita presentata dal Sudafrica per prendere in considerazione l'accusa di genocidio a Gaza. ... La cosa è peggiorata quando la causa non è stata respinta. ... Chi cerca giustizia non la troverà sulle sedie di cuoio dell'Aia, ma piuttosto nei tunnel di Hamas a Gaza, dove sono detenuti 136 dei nostri ostaggi e dove si nascondono coloro che hanno ucciso i nostri figli. E chi cerca giustizia non la troverà negli ordini conservati nelle tasche dei terroristi a cui fu ordinato di bere il sangue degli ebrei, ma nei documenti dello spirito dell'esercito israeliano dei nostri soldati che operano per preservare la dignità umana. ... Lo Stato di Israele non dimenticherà il 7 ottobre e l'esercito e i servizi di sicurezza israeliani continueranno a lavorare per smantellare il governo di Hamas, distruggere le sue capacità militari e riportare le persone rapite alle loro famiglie. Ho fiducia nei leader dell'esercito israeliano, in tutti i soldati e nei membri delle forze di sicurezza".
Questo, infine, il commento del ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir:
"La decisione del tribunale antisemita dell'Aia ha dimostrato ciò che si sapeva in precedenza. Questo tribunale non cerca giustizia, ma piuttosto perseguita il popolo ebraico. Sono rimasti in silenzio durante l'Olocausto [il reato di genocidio e il tribunale dell'Aia sono stati costituiti a seguito dell'Olocausto] e oggi continuano con la loro ipocrisia e sono saliti di un altro gradino. È vietato rispettare le decisioni che costituiscono una minaccia per la continuazione dell'esistenza dello Stato di Israele, e dobbiamo continuare a colpire il nemico fino alla vittoria decisiva".
Il presidente Joe Biden non ha proferito verbo riguardo la sentenza, come il segretario di Stato Antony Blinken, che però ha dato incarico ad un portavoce del Dipartimento di Stato di rilasciare un commento.
Il portavoce ha affermato che l'ordinanza della Corte internazionale di giustizia è coerente con il punto di vista di Washington secondo cui Israele ha il diritto di agire, in conformità con il diritto internazionale, per garantire che l'attacco del 7 ottobre non possa essere ripetuto.
"Continuiamo a credere che le accuse di genocidio siano infondate e notiamo che la Corte non ha accertato il genocidio né ha chiesto un cessate il fuoco nella sua sentenza e che ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas".
In realtà, la Corte non si è ancora espressa sul genocidio e in base a quanto ha dichiarato, l'accusa è tutt'altro che infondata.
Inoltre, sebbene non abbia usato l'espressione "cessate il fuoco" la Corte ha di fatto ordinato ad Israele che, con effetto immediato, le sue forze armate cessino di uccidere i palestinesi (non ha fatto distinzione tra civili e non civili), cessino di procurar loro lesioni fisiche o mentali, interrompano l'assedio e i bombardamenti (sottoponendoli deliberatamente a condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale), consentano l'assistenza alle donne incinte, interrompano il trasferimento forzato dei minori.
Israele e Stati uniti pretendono di negare l'evidenza cercando disperatamente di nascondere e reinterpretare ciò che invece è assolutamente ben evidente: un immediato cessate il fuoco a Gaza.
Infatti, sebbene la propaganda sionista continui a dire di aver ucciso nella Striscia migliaia di "terroristi" di Hamas, il suo morale esercito sta in realtà sparando su qualsiasi cosa che a Gaza si muova, bombardando indifferentemente qualsiasi struttura, compresi rifugi e ospedali. E le immagini che giornalmente i social media ci propongono sono quelle di cadaveri di civili estratti dalle macerie... di donne e soprattutto di bambini.
Il numero di morti a Gaza ha superato i 26mila e quello dei feriti è di oltre i 64mila... in meno di 4 mesi conflitto. E questo genocidio, secondo Israele e Stati Uniti dovrebbe continuare finché lo Stato ebraico non abbia sterminato tutti i palestinesi imprigionati nel "ghetto" di Gaza?