Politica

“Dovremmo convivere con la mafia”

Questo è quanto ha dichiarato il ministro dei Lavori pubblici e Infrastrutture Lunardi - governo Berlusconi - agosto 2001 provocando una reazione ipocrita da parte delle principali testate nazionali che hanno gridato allo scandalo. 

Il personaggio in questione, nell'ambito di una dichiarazione sulla realizzazione di opere strategiche nel sud, riferendosi al fenomeno criminogeno mafioso, ‘ndranghetista e camorrista affermava: 

“Ci sono sempre state e sempre ci saranno. Dovremo convivere con queste realtà. (...) Questo problema però non ci può impedire di fare le infrastrutture. (...) C'è il segreto per evitare che nascano questi problemi di camorra, che ci saranno, per carità, ed ognuno se li risolverà come vuole.”

 Mi chiedo cosa ci sta a fare lo Stato con le sue leggi e regole visto che ognuno è invitato a risolvere i problemi come vuole.  Berlusconi invitava ad evadere le imposte durante una manifestazione della Guardia di Finanza.

Una volgare manifestazione di referenza nei riguardi di un tal gravissimo elemento criminogeno dimostrava che i vertici politici erano inadatti ad assumere la guida del Paese in quanto portatori degli interessi dei fautori del modello economico liberista più spinto e filo atlantici che, di fatto, li faceva alleati naturali della mafia. Domandiamoci però quanto la mafia sia da considerare un fenomeno criminogeno estraneo alla classe economico-politica del Paese. La mafia non è mai stata guidata da illetterati contadini ma dai rappresentanti siciliani dell’alta borghesia, latifondisti e nobili con aspirazioni separatiste.  

Attualmente non avverto una separazione d’intenti tra i vertici del potere economico ed istituzionale e questa consolidata ed inquietante organizzazione che agisce con fulminea efficienza ed impunità.

Lunardi ci informa ufficialmente che nessuno può eliminare questo cancro che sta divorando la nostra società, a questo punto è bene analizzare i motivi di tale dichiarazione.

Wiston Churchill affermò: “Quando una nazione si permette di sottomettersi ad un regime tirannico, essa non può essere assolta dalle colpe di cui questo regime si è reso colpevole”.

Infatti, il prezzo da pagare fu presentato ai sudditi italiani sacrificati ad una guerra inutile e disonorevole che restituì ai superstiti un Paese raso al suolo, con forti conflittualità politiche e sociali, un’economia quasi azzerata, povertà, analfabetismo, sudditanza a causa di un’assenza quasi totale di coscienza civile.

Coloro che imposero il fascismo, alla fine del conflitto rimasero al loro posto; quando in Italia fu varata la Carta costituzionale che introduceva la democrazia come modello alternativo al pregresso totalitarismo, questo rimase di fatto infartuato nelle maglie degli interessi filo atlantici e della preesistente mentalità feudale della classe politico-economica perché non trovò terreno fertile in una popolazione immatura e incapace di assumersi un ruolo creativo-attivo. E come le cose non amate né apprezzate è stata lasciata andare in rovina per mancanza di cure, un esempio per tutti è il cattivo rapporto tra il “bene pubblico” e il cittadino, quest’ultimo lo considera una cosa abbandonata da utilizzare arbitrariamente: questo atteggiamento è stato alla base della corruzione in Italia che ha coinvolto una sostenuta percentuale di cittadini che si sono arricchiti indebitamente a spese degli altri. La classe media si è formata attraverso il lavoro in nero, gli sperperi di denaro pubblico, le ruberie e le truffe soprattutto nell’ambito della pubblica amministrazione. La classe politica ha avviato alla corruzione la popolazione attraverso una serie di meccanismi perversi che hanno permesso ai capi di accumulare grandi ricchezze poi esportate all’estero e ai loro gregari acquisire un benessere basato sul parassitismo continuativo e consolidato. 

Inoltre la democrazia è stata la sorvegliata speciale dal potere economico che di fatto ha deciso e continua a decidere i destini di un popolo attraverso le sue marionette sedute nei palazzi del potere.

I risultati sono sempre gli stessi, tragici, pericolosissimi perché i cittadini li hanno lasciati sviluppare distogliendo l’attenzione da essi, senza porvi resistenza, tollerandoli passivamente.

È la coscienza dormiente che permette tutto ciò!  Inevitabilmente vi è la ripetizione della tragedia con modalità diverse e con il suo tributo pesantissimo di vite spezzate, umiliate, distrutte. Ma da quelle esperienze dolorose risorge la coscienza dormiente perché gli italiani non hanno imparato nulla. 

Oggi bisogna essere ciechi per non vedere come la criminalità organizzata investe nell’economia del Paese con sfrontatezza, forte delle firme che gli “amministratori locali” appongono sulle autorizzazioni: le attività commerciali sono avvelenate dal riciclo di denaro sporco; il traffico di stupefacenti dilaga impunemente; le istituzioni sono “fortezze” che promuovono, tutelano e forniscono risorse pubbliche che alimentano interessi di parte recando grave danno alla collettività.

L’unico progresso fatto nei confronti della mafia è stato quello di riconoscerla giuridicamente infatti fino ad alcuni decenni fa non esisteva, era una dietrologia fantasiosa. Un’altra falsa immagine da abbattere è: chi si cela dietro questo fenomeno criminogeno?

Quello che a mio avviso risponde a questa domanda si disvela nel processo denominato “Trattativa tra Stato e mafia” che si è concluso con l’assoluzione degli imputati che hanno svolto la funzione di “ambasciatori di pace” tra le istituzioni (malate) dello Stato e la mafia di Riina. 

Come al solito appare la gloriosa “Arma” – che non è più Arma ma “Forza Armata” indipendente – sempre molto “discutibilmente” attiva sul territorio nazionale con i suoi generali e fedeli subalterni.

Politica atlantista, golpismo, stragismo e mafia sono i componenti del cocktail micidiale che è stato servito al popolo italiano per decenni: è nell’eversione nera e nello stragismo messo in atto soprattutto negli anni ’90 che vi sono le risposte.

Attraverso le testimonianze di alcuni pentiti di “rango” vicini ai boss facenti parte della cupola è emerso che personaggi di spicco della politica nazionale, capi di governo e Presidenti della Repubblica hanno avuto un ruolo attivo nel programma di destabilizzazione della Repubblica democratica attraverso tentati golpe e terrorismo di stato.

La casta fascio/economica non ha mai accettato che vi fosse una Costituzione democratica e l’hanno sempre combattuta senza scrupoli dentro e fuori dal Parlamento.

Dentro il Parlamento vi era il MSI fuori vi erano numerose sigle che rappresentavano la mano armata stragista ed eversiva della destra extraparlamentare, Gladio e la mafia. Prendiamo le principali e più attive sul piano terroristico-eversivo.

Ordine Nuovo: fondato da Pino Rauti molto apprezzato dall’attuale premier;

Avanguardia Nazionale: sciolta per eversione;

Ordine Nero: nasce negli anni ’70 è la sigla che raccoglie gli appartenenti a Ordine nuovo e Avanguardia nazionale sciolti d’ufficio; 

Terza posizione: fondato nel ’78 da Dimitri, Fiore e Adinolfi attivo fino all’ ’82;

NAR (nuclei armati rivoluzionari): fondato da i fratelli Fioravanti, Mambro, Pedretti e Alibrandi;

La Rosa dei Venti: collegata al golpe denominato Piano Solo del generale dei carabinieri De Lorenzo e la fine oscura del Presidente della Repubblica Segni (mandante del golpe).

A GLADIO erano direttamente collegati: 

Fronte Nazionale,

Fronte Nazionale Rivoluzionario,

Movimento Organizzazione Rivoluzionaria.

Queste organizzazioni eversive, fasciste, antidemocratiche hanno svolto attività terroristica nel periodo delle stragi di Stato:

Falange Armata: sigla delle attività criminali della mafia.

In quel periodo sanguinoso l’Italia era un vivaio di organizzazioni stragiste ed eversive fascio-naziste che godevano di impunità e piena libertà di movimento. Un regista molto attivo dell’eversione risulterà Licio Gelli capo della loggia P2 che fu sciolta nell’80 dal Parlamento ma che ha continuato ad operare tranquillamente all’interno delle istituzioni nazionali e, a parer mio, continua la sua attività destabilizzante in quanto ancora ben radicata nel tessuto politico, finanziario, imprenditoriale italiano con addentellati filoatlantici.

Il legame mefitico tra istituzioni deviate, mafia, eversione fascista, Gladio, P2, imprenditoria fascio/feudale, servizi segreti, vertici dei Carabinieri e CIA emergono dagli atti dei vari processi per mafia, dalle indagini interrotte o fascicoli fatti sparire, frutto dell’impegno devoto di poliziotti onesti e capaci la cui carriera è stata rovinata; dai depistaggi; dalle relazioni degli storici (in base anche a documenti desegretati) ma soprattutto dalle testimonianze dei collaboratori di giustizia debitamente verificate quindi pienamente attendibili.

Perché non condivido la sentenza della Cassazione in merito al processo intentato contro Mori, De Donno, Subranni e Dell’Utri?

"La Sesta sezione penale della Corte di cassazione ha emesso la sentenza definitiva nel processo n. 39038/2022 nei confronti di Bagarella ed altri confermando la decisione della Corte di assise di appello di Palermo nella parte in cui ha riconosciuto che negli anni 1992-1994 i vertici di “cosa nostra” cercarono di condizionare con minacce i Governi della Repubblica italiana (Governi Amato, Ciampi e Berlusconi), prospettando la prosecuzione dell’attività stragista se non fossero intervenute modifiche nel trattamento penitenziario per i condannati per reati di mafia ed altre misure in favore dell’associazione criminosa. Nei confronti di tutti gli imputati era stato contestato il reato di minaccia ad un corpo politico dello Stato (art. 338 cod. pen.) la Corte “alleggerisce” il reato nella forma di “tentata minaccia, dichiara la prescrizione nei confronti di Leoluca Bagarella e Antonino Cinà in relazione alle minacce ai danni dei Governi Ciampi e Amato, essendo decorsi oltre 22 anni dalla consumazione del reato tentato. Inoltre, ha escluso ogni responsabilità degli ufficiali del ROS, Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno - già assolti in appello - eliminando l’aggravante del dolo e negando ogni ipotesi di concorso nel reato tentato di minaccia a corpo politico. Per quanto riguarda la minaccia nei confronti del Governo Berlusconi, di cui erano accusati Marcello Dell’Utri e Bagarella, la sentenza ha confermato quanto deciso dalla Corte di assise di appello di Palermo, che ha riconosciuto l’estraneità del primo e che ha dichiarato la prescrizione del reato nei confronti di Bagarella". 

La Cassazione demolisce definitivamente tutto l’impianto accusatorio nei confronti degli ufficiali del ROS, di Dell’Utri per il resto ci pensa la prescrizione.

Ascoltando le testimonianze di chi era all’interno della mafia, vi è una chiave di lettura diversa: è negli autori della strategia della destabilizzazione dello Stato democratico la chiave di lettura corretta per valutare le gravissime responsabilità degli ufficiali del ROS, di Dell’Utri & C.

Non a caso sono partita da lontano per arrivare ai nostri giorni infatti gli eventi tragici che si sono succeduti fanno parte di una strategia continuativa la cui regia parte dal cuore dello Stato . Solo collocando tutti i personaggi in un contesto più ampio, abolendo i confini suggeriti dalle convenzioni, collegandoli a pure finalità di mantenimento del potere, inserendoli nel contesto come elementi estranei al conseguimento degli interessi generali dello Stato, alcuni dei quali appartenenti ad entità straniere che hanno agito per destabilizzare il nostro Paese utilizzando forze eversive e criminalità organizzata che si riesce ad aver un quadro chiaro dello stragismo.

È nelle stragi del ’92/’94, nella crisi profonda in cui era caduta la classe politica decimata dall’inchiesta “Mani Pulite”, nell’entrata in politica di Berlusconi, affiliato alla P2 (che ha ripristinato gli equilibri preesistenti trascinando lo Stato ancora più in basso) che si trovano le risposte.

Autore Lucia Pomponi
Categoria Politica
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