Alcuni fatti di cronaca vengono enfatizzati perché funzionali ad una certa propaganda. La morte dell'egiziano Ramy ha sollevato una levata di scudi, ma pare abbia anche indotto il governo (che deve vedersela con una maggioranza di cittadini giustamente esasperati) a ventilare la possibilità di forze dell'ordine dotate di più poteri e meno soggette a restrizioni.

Forse sarebbe meglio rendere più efficienti i vari corpi e controllare che il loro operato sia preciso ed efficace. Lasciare una eccessiva mano libera a chi deve mantenere l'ordine può comportare dei rischi. Del resto, abbiamo i casi di Federico Aldovrandi, morto durante un controllo di polizia, un fatto per il quale sono stati condannati 4 poliziotti per "eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi e della violenza" , quello dell'ex calciatore Magherini (condanna di 4 carabinieri per omicidio colposo) e il controverso caso di Giuseppe Uva, oltre al caso di Stefano Cucchi.

Insomma, quando le forze dell'ordine calcano la mano, possono accadere tragedie. Comunque, anche senza tragedie, durante la pandemia abbiamo visto come molti professionisti in divisa abbiano messo grande impegno nel limitare l'altrui libertà. Riproporre un simile spiegamento di forze, per fini giusti, stavolta, potrebbe dare duri colpi alla microcriminalità e tutelare il cittadino onesto.

Di vitale importanza che le forze dell'ordine non esagerino con la violenza, ma neppure che si comportino come molti indolenti dipendenti della pubblica amministrazione. Altrettanto importante che alcuni delinquenti non vengano additati come vittime ed eroi solo sulla base della loro etnia.