Le forze ribelli che ancora si oppongono al governo siriano e che si trovano nella provincia di Idlib, zona in cui nelle scorse settimane sono confluiti combattenti e civili da Aleppo, questa mattina - intorno alle 6,30 - sono state attaccate a Khan Sheikhoun con armi chimiche, probabilmente sarin e clorina.
Il numero di morti finora accertato non è definito. Almeno 58 sarebbero le vittime accertate, ma alcune organizzazioni umanitarie che operano in Siria hanno parlato di almeno un centinaio di morti. La stessa incertezza riguarda anche il numero di feriti che, secondo alcuni, sarebbe nell'ordine delle centinaia.
L'uso di armi chimiche, anche in un conflitto, è vietato dalle convenzioni internazionali ed è considerato un crimine di guerra. A fare le spese di questo attacco la popolazione civile, tra cui 11 bambini.
Dell'uso di armi chimiche è stato incolpato l'esercito siriano, identificato come responsabile per aver utilizzato degli aerei Sukhoi 22, durante il raid. Quel tipo di aereo è in forza solo all'esercito siriano.
Ovviamente, sono partite le smentite. L'esercito siriano ha negato di aver fatto ricorso all'uso di armi chimiche nella zona e in altre zone di guerra, anche in passato.
E riguardo all'attacco, anche il governo russo ha negato che la propria aviazione possa essere coinvolta nella vicenda.
Molti paesi, soprattutto europei, nel frattempo si sono mossi sia per condannare Bashar al Assad ed il suo governo, sia per portare la vicenda all'attenzione dell'ONU, affinché venga discussa dall'assemblea già domani. L'Alto commissario per la diplomazia Ue, Federica Mogherini, ha detto che la "principale responsabilità" dell'attacco è da attribuire ad Assad.
Al di là delle responsabilità, vi è però la certezza dell'uso di gas con testimionianze ed immagini, anche sui social media, dove si vedono persone con le maschere d'ossigeno, altre tossire, altre con la bava alla bocca, altre contorcersi in terra, oltre a bambini nudi che degli adulti cercano di lavare con dell'acqua.
In un comunicato stampa, Save the Children ha riportato la testimonianza diretta del suo personale nell'area.
"Una clinica di Save the Children nei dintorni di Maret al Numaan ha ricevuto tre casi e li ha trasportati in ambulanza in ospedale, ma le strutture sanitarie sono sopraffate dai bombardamenti e il trasferimento lungo le strade è particolarmente pericoloso.
«I medici di una delle cliniche gestite dal nostro partner Syrian Relief ci hanno raccontato di aver ricevuto tre bambini sotto i sei anni, appena coscienti, che faticavano a respirare, con il naso che colava e le pupille contratte.
I medici dicono che questi sintomi sono coerenti con l’uso di agenti nervini, come il sarin. Se fosse confermato l’utilizzo di questa sostanza vietata, saremmo di fronte ad una palese violazione del diritto internazionale e ad una preoccupante indicazione che ci dice che non tutte le armi chimiche sono state distrutte, come chiesto dalla risoluzione 2118 del Consiglio delle Nazioni Unite del settembre 2013», afferma Sonia Khush, Direttore di Save the Children in Siria.
I medici a Khan Sheikhoun ci hanno riportato che quasi un terzo dei feriti che hanno visto erano bambini, arrivati negli ospedali in stato di incoscienza, pallidi, con gravi difficoltà respiratorie, dopo la caduta dei razzi dal cielo.
Un ulteriore razzo che avrebbe rilasciato una sostanza chimica ancora non definita sarebbe stato lasciato cadere nella stessa area oggi all’ora di pranzo e molte famiglie sarebbero fuggite verso nord nel disperato tentativo di sfuggire ad un ulteriore attacco."
Nella provincia di Idlib vivono circa due milioni di civili, tra cui molte persone sfollate da Aleppo e da altre aree interessate al conflitto. A sei anni dall’inizio della guerra in Siria, si stima che il numero complessivo delle vittime sia di poco inferiore al mezzo milione.