Mimmo Lucano, questo giovedì, accompagnato dai suoi legali, si è presentato davanti al gip di Locri per rispondere alle domande nell'interrogatorio di garanzia in relazione alle accuse di favoreggiamento all'immigrazione clandestina e di irregolarità nell'affidamento del servizio raccolta rifiuti.

Al termine dell'interrogatorio, non si è negato ai microfoni, spiegando il suo operato ai giornalisti che lo attendevano. Queste alcune delle dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Riace, attualmente sospeso dal suo incarico dal prefetto di Reggio Calabria.

Sui "matrimoni" di comodo:
«Perché mi accusano di matrimoni combinati? È stato solo un episodio, ma non era combinato. Abbiamo fatto le pubblicazioni, con tutte le procedure regolari. Hanno parlato come se ci fosse stata un'agenzia di matrimoni, quando l'episodio contestato è uno solo ed è stato regolare.»

Sul presunto affidamento illegale per il servizio di raccolta differenziata:
«Ci sono ecomafie... inquinamento dei mari... c'è una mafia che controlla il ciclo dei rifiuti e io che invece ho cercato di fare luce qua, di coinvolgere le cooperative sociali, devo pagare per questo? È assurdo. In queste cooperative lavoravano le persone più svantaggiate di Riace, insieme ad alcuni rifugiati. Questa amministrazione ha portato una normalità in paese.»

Lucano ha poi ricordato di non aver mai tratto profitto da ciò che ha fatto:
«Io non ho mai avuto un tornaconto economico... anzi ho aggiunto, perché tutti i soldi che ho ricevuto nei vari premi di cui sono stato insignito mica li ho tenuti per me! Li ho devoluti al progetto, come era giusto che sia.

Anche per quanto riguarda la fiction con Fiorello, io non ho chiesto alcun compenso. Siamo in un mondo in cui pensiamo che tutto funzioni con i soldi, ma per me non è stato cosi. Io mi sono messo a disposizione di tutti e per disposizione intendo al servizio della comunità.

Non c'è stato nessun arricchimento, se non del territorio.»

E per far capire a tutti che cosa significhi accoglienza, Mimmo Lucano ha ricordato la storia di Becky Moses. Becky era una ragazza immigrata di nazionalità nigeriana che, ospitata inizialmente a Riace, è dovuta poi andar via perché non aveva più le autorizzazioni necessarie per continuare a restare legalmente sul territorio italiano. Becky, da Riace, è finita nella baraccopoli di San Ferdinando, nel vibonese, nei pressi di Gioia Tauro, ed in seguito ad un incendio è morta carbonizzata nel gennaio di quest'anno.

«Io vorrei chiedere se è giusto quello che è successo a Becky. Io come sindaco ho un incubo nell'anima pensando che quella ragazza era in accoglienza a Riace, ha avuto due dinieghi ed è dovuta andare via. È stata costretta a ritornare nella tragedia del suo paese ed è ,poi, finita a San Ferdinando per morire lì.

Ma chi ha pagato per lei? Io quello che ho fatto, l'ho fatto per evitare che altre persone facessero la sua fine. Non ho forzato nessun regolamento. Salvare le persone dalla strada per me ha voluto dire fare il sindaco.

Se nella mia vita, con le mie azioni ho contribuito anche a salvare una sola di queste vite, oppure a far avere una vita normale a queste persone, vuol dire che ho fatto solo il sindaco.»