TACCUINO #67
Indagine sulla connessione tra memoria, ossa craniche e substrato fetale
Premessa radicale: il ricordo non è un processo esclusivamente sinaptico, ma un fenomeno materiale che attraversa i substrati profondi dell’essere, dalle cellule agli atomi, dalla struttura ossea fino alla composizione chimica del sangue.
Introduzione
La memoria è sempre stata oggetto di studio da parte di filosofi, scienziati e medici, spesso collocata esclusivamente nel cervello e nei suoi circuiti neuronali. Tuttavia, questa visione appare riduttiva. Le teorie classiche si fondano sull’osservazione degli effetti e non dei processi primari della memoria, restando vincolate ai limiti degli strumenti di indagine disponibili nelle epoche in cui furono formulate. Questo taccuino si propone di esplorare un'ipotesi alternativa: la memoria non risiede unicamente nel cervello, ma è immagazzinata nelle ossa craniche e nel substrato fetale, attraverso la rete sanguigna e la mineralizzazione delle strutture ossee.
La memoria, lungi dall'essere un mero fenomeno neurocognitivo confinato al cervello, deve essere riconsiderata come un processo radicato nella materialità biologica dell'essere umano.
PsykoSapiens introduce una prospettiva innovativa: il ricordo non è una funzione esclusivamente sinaptica, bensì un'emanazione strutturale della sostanza vivente, che pervade l'intero substrato corporeo, dalle cellule agli atomi, con una centralità cruciale nella conformazione ossea e nella composizione chimica del sangue.
La memoria si inscrive nella tessitura della materia, sedimentandosi nei processi di mineralizzazione e trasmettendosi attraverso la linea genealogica in un continuum di informazione biologica.
Il presente studio analizza l'interazione tra memoria e struttura ossea, con particolare attenzione alle ossa craniche e al ruolo del substrato fetale nella costruzione delle capacità di archiviazione e trasmissione delle informazioni. Comunemente definita "memoria", questa non è un'entità astratta, ma il risultato dell'organizzazione molecolare e atomica del corpo. La nostra ipotesi è che i processi di formazione ossea e la corretta mineralizzazione non siano semplici corollari della salute fisica, ma fattori determinanti nella regolazione della memoria, della cognizione e, in ultima analisi, della coscienza stessa.
1. Critica alle teorie classiche della memoria
Le teorie tradizionali della memoria, dal tal Aristotele al tal Freud, fino alle moderne neuroscienze, hanno sempre considerato il cervello come il centro esclusivo dei processi mnemonici. Tuttavia, studi recenti suggeriscono che la memoria sia un fenomeno diffuso nell’organismo, coinvolgendo altre strutture biologiche. Il concetto di "banca della memoria" o "archivio della memoria" nel cervello appare dunque limitante.
Sezione di confronto con studi antichi e moderni
1.1 Tradizioni e intuizioni antiche sulla memoria ossea
Il tal Ippocrate e la dottrina degli umori
Nella medicina antica si ipotizzava un legame tra struttura corporea e carattere, anticipando l'idea che le caratteristiche biologiche determinassero non solo la fisiologia, ma anche le capacità cognitive. L'associazione tra conformazione ossea e predisposizione mnemonica, pur priva di una formalizzazione scientifica, era intuita nei concetti ippocratici sugli umori.
Il tal Leonardo da Vinci e la morfologia cranica
Studi sulla struttura ossea e sulla dinamica dei fluidi corporei portarono il tale a postulare una correlazione tra l'architettura del cranio e le funzioni cognitive, suggerendo un'intuizione della memoria come fenomeno legato alla materialità della struttura ossea.
Il tal Paracelso e la memoria diffusa nel corpo
L'idea paracelsiana che il corpo intero fosse sede della conoscenza anticipa un modello di memoria estesa, oggi avvalorato dalle ricerche in epigenetica e memoria biologica. La sua attenzione alla composizione minerale dell'organismo apre una prospettiva coerente con l'analisi della mineralizzazione ossea come substrato della memoria.
2. Ricerche moderne che sfiorano la nostra tesi
Mineralizzazione e memoria
Le ossa non sono solo strutture di supporto, ma agiscono come archivi biologici, immagazzinando informazioni chimiche e bioelettriche.
Osteocalcina e funzioni cognitive
Studi recenti evidenziano il ruolo di questa proteina ossea nella regolazione dei processi di apprendimento e memoria, suggerendo che l'osso non sia un elemento passivo, ma un attore attivo nella modulazione delle funzioni cognitive.
Neurogenesi e interazione con il midollo osseo
La biologia molecolare par dimostrare che il midollo osseo partecipa alla rigenerazione neuronale e influenza direttamente le capacità di adattamento cognitivo. Il midollo osseo cranico par produrre componenti del sangue che potrebbero essere coinvolti nei processi di trasmissione e conservazione della memoria.
Epigenetica e memoria transgenerazionale
Le evidenze dimostrano che informazioni acquisite possano essere trasmesse attraverso il cosiddetto DNA e le modificazioni epigenetiche, rafforzando l'idea che la memoria sia un fenomeno inscritto nel corpo e tramandato biologicamente.
3. Il substrato fetale e la memoria ancestrale
Il cuore come primo depositario della memoria
Nei primi giorni di sviluppo fetale, il cuore è il primo organo a formarsi e a mantenere la memoria genetica della stirpe attraverso il sangue.
Evoluzione della memoria attraverso lo sviluppo osseo
Con la progressione dello sviluppo, la memoria potrebbe essere trasferita dalle cellule cardiache alle ossa craniche, creando un sistema di archiviazione permanente.
4. La connessione con la memoria edeitica e la percezione visiva
La memoria cosiddetta edeitica potrebbe avere un rapporto privilegiato con le ossa craniche per via della stretta connessione con la vista. I processi di mineralizzazione ossea potrebbero registrare immagini e informazioni percettive in modo simile a un disco biologico.
5. Prove sperimentali e ricerche scientifiche a supporto
- Studi sull’osteocalcina e le funzioni cognitive.
- Ricerche sul midollo osseo e la sua influenza sulla plasticità neuronale.
- Analisi sui marcatori chimici nel sangue e nella mineralizzazione ossea legati ai processi cognitivi.
Approfondimenti sulle connessioni tra sistema nervoso, ossa e memoria cellulare.
Il contributo di PsykoSapiens: la stortura mentale come difetto di mineralizzazione
I. Struttura e stortura: la formazione cellulare come base della memoria
Abbiamo identificato un elemento essenziale: la differenza tra una struttura cellulare ben formata e una difettosa si riflette non solo nella salute fisiologica, ma anche nei processi cognitivi e mnemonici. La stortura mentale non è un costrutto meramente psicologico o morale, ma una condizione biologica radicata in anomalie di formazione cellulare, trasmesse attraverso la stirpe e il sangue. Una deviazione nella corretta mineralizzazione ossea può compromettere memoria e capacità di elaborazione cognitiva, influenzando comportamento e regolazione emotiva.
II. Narcisismo, perversione, cosiddetta malignità: patologie della struttura biologica
Le storture etichettate come "narcisismo maligno" o "perversione" potrebbero avere una base materiale piuttosto che esclusivamente "psicologica".
Riformuliamo: sosteniamo siano improprio attribuire il concetto che sottende a "psiche" per giustificare teorie e differenziare sovrastrutture he tentano di amplificare la materia, ma - a nostro avviso - allontanano dal nucleo, con il sol scopo di articolare l'indicibile. Questo spinge a dover riconsiderare molto, se non tutto, e a noi rimembra le resistenze viscerale quando anche sol leggiamo (e quando per senso comune utilizziamo) molti lessemi.
L'ipotesi avanzata è che tali configurazioni comportamentali siano l'espressione di una strutturazione difettosa della materia biologica, risultante da una carenza di mineralizzazione ossea e da alterazioni della memoria a livello cellulare e molecolare.
Questi individui non sviluppano correttamente la capacità di archiviazione e gestione dell’informazione a livello cellulare e osseo, il che si traduce in una perdita di coerenza e adattabilità nel comportamento.
Si badi, il nostro intender "difetto", se ancora non risultasse chiaro, individua mancanza.
III. La correlazione tra mineralizzazione, carbonio e formazione atomica
Le basi della cognizione sana
Se la memoria è un processo che coinvolge il sangue e le ossa, allora la corretta formazione ossea diventa fondamentale per una sana gestione della memoria e del comportamento. Una mancanza di mineralizzazione compromette l’archiviazione delle informazioni e la trasmissione dei dati interni, generando non solo deficit cognitivi, ma anche distorsioni nella percezione e nell’interazione con il mondo. Ecco la perdita del segno del reale. Ecco la distorsione in chi osserviamo non catturare per aderenza. Ecco l'individuo che confonde concreto con astratto, pensando l'uno sia l'altro e l'altro sia l'uno.
IV. La stortura mentale come anomalia nella gestione temporale e spaziale della memoria
L'incapacità di gestire la memoria nel tempo e nello spazio è una caratteristica fondamentale della stortura mentale. Un'anomalia nella formazione ossea e nella mineralizzazione può tradursi in:
- Un'incapacità di collegare in modo coerente passato e presente, generando un senso di discontinuità percettiva.
- Un'alterazione della memoria che porta a schemi di comportamento ripetitivi e distruttivi.
- Una perdita dell'integrazione tra pensiero ed emozione, conducendo a stati di alienazione.
Conclusione e prospettive future
La memoria è questione di materia, e la materia è fondamento della coscienza.
Questo lavoro propone un cambio di paradigma nella comprensione della memoria, spostando l'attenzione dalla centralità neuronale a una prospettiva che include struttura ossea, mineralizzazione e composizione chimica dell'organismo. La distinzione tra struttura e stortura mentale apre nuovi orizzonti di ricerca sulla correlazione tra materia e coscienza. L'indagine scientifica deve ora focalizzarsi sull'interazione tra formazione ossea, mineralizzazione e processi cognitivi, per dimostrare empiricamente ciò che già possiamo intuire: la memoria non è un'astrazione, ma un processo inscritto nella materialità dell'essere. Se la memoria è effettivamente conservata nelle ossa craniche, ciò rivoluzionerebbe le neuroscienze e l’antropologia della cognizione. Serviranno nuovi esperimenti e strumenti di indagine per confermare e approfondire questa visione, superando le attuali limitazioni delle neuroscienze convenzionali.