Quid facere? 

Da una parte si legge l'intervista rilasciata a il Fatto dal professor Ranieri Guerra, non uno qualunque perché rappresentante dell’Oms nel Cts organizzato dal Governo per l'emergenza Covid, che, richiamandosi allo stato di salute mentale degli italiani, paventa rivolte armate in caso di un nuovo lockdown, dall'altra l'appello di oltre cento scienziati al presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio perché vengano messe in atto quanto prima misure drastiche a contrasto dell'attuale diffusione del contagio da coronavirus.

"Come scienziati, ricercatori, professori universitari - hanno dichiarato - riteniamo doveroso ed urgente esprimere la nostra più viva preoccupazione in merito alla fase attuale di diffusione della pandemia da Covid-19", sposando la previsione del fisico Giorgio Parisi all'Ansa che, stando così il grado di diffusione del contagio nelle prossime due settimane avremo tra i 400 e i 500 morti al giorno.

E pur riconoscendo "il necessario contemperamento delle esigenze dell'economia e della tutela dei posti di lavoro con quelle del contenimento della diffusione del contagio deve ora lasciar spazio alla pressante esigenza di salvaguardare il diritto alla salute individuale e collettiva sancito nell'art. 32 della Carta costituzionale come inviolabile", i sottoscrittori dell'appello non indicano però quali siano le opportune misure da prendere per ottenere la quadratura del cerchio.

Quindi, quid facere?

Il premier Conte, anche oggi, prosegue nel predicare la necessità di scongiurare un secondo lockdown generalizzato rimanendo vigili, prudenti, pronti a intervenire nuovamente in qualsiasi momento ove fosse necessario: 

"Condivido la crescente preoccupazione per l’aumento dei contagi in Europa e in Italia - ha detto in collegamento con il Festival del lavoro. - Siamo ancora dentro la pandemia, dobbiamo tenere l’attenzione altissima, forti dell’esperienza già vissuta contenere il contagio puntando a evitare l’arresto delle attività produttive e lavorative come la chiusura delle scuole e degli uffici pubblici".

Quindi, quid facere?

Queste le dichiarazioni odierne del presidente della Regione Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, a Omnibus: 

"Oggi sta crescendo anche in Italia una situazione che preoccupa. Siccome non ci possiamo permettere un nuovo lockdown generale e totale come è stato fatto mesi fa, perché vorrebbe dire passare da pandemia sanitaria a pandemia economica e sociale. Io credo che occorra saper selezionare tra quelle attività indispensabili e quelle un po’ meno indispensabili sulle quali, per contrastare la diffusione, provare a prendere decisioni insieme o per parti di territorio. ... È un momento complicato, abbiamo bisogno di dare risposte nuove e dobbiamo evitare troppa propaganda e troppe parole".

Quindi, quid facere?

Tutti sono concordi che al più presto sia necessario fare qualcosa per contrastare il diffondersi dell'epidemia da Covid. Nessuno, però, è in grado di dire cosa!

Nel frattempo, un'indicazione ce la stanno suggerendo le regioni che, per ora, hanno progressivamente iniziato (o stanno per farlo) ad imporre il lockdown notturno: Lombardia, Campania Lazio, Calabria, Sardegna, a cui si aggiungono le limitazioni di alcuni comuni nell'accesso a luoghi sede di assembramenti risultati frequenti e incontrollati.

Quindi, alla chetichella, l'Italia si sta pian piano avviando ad un nuovo lockdown totale, forse mascherato da qualche concessione per poter dire che l'economia, in qualche modo, va comunque avanti.

Quando i numeri di nuovi casi, di nuovi ricoveri, di nuovi morti nei prossimi giorni aumenteranno, e non potrà non essere così, allora la domanda si porrà sempre più insistente.

Quid facere? Ma in quel caso una risposta concreta, qualunque sia, dovrà comunque essere data.