Narra la leggenda che la notte su uno dei loggiati del castello di Issogne apparirebbe il fantasma di Bianca Maria la bella e irrequieta giovane che fuggì da Issogne a causa delle assenze dello sposo e finì giustiziata a Milano, nel 1526, con la gravissima accusa di aver ordito l’omicidio del suo amante, Questa è la storia di Bianca Maria Scapardone. Da Storie Inspiegabili
Il frate Matteo Bandello vissuto tra la fine del XV e metà del XVI secolo ha consegnato ai posteri la controversa figura di Bianca Maria Gaspardone, una giovane donna bellissima e dissoluta che il 20 ottobre 1526 finì i suoi giorni nel pieno dei vent’anni sul patibolo del Castello Sforzesco. L’accusa era di aver fatto uccidere uno dei suoi amanti, Ardizzino Valperga, per vendicarsi delle ingiurie da lui ricevute. Questa è la sua storia.
Bianca Maria Scapardone, nacque a Casale Monferrato verso l’inizio del Cinquecento – si dice tra il 1499 ed il 1501 – era la bellissima figlia di un ricco uomo d’affari Giacomo e di una nobildonna di Alessandria, Margherita degli Inviziati.
Nel 1513 fu fatta sposare giovanissima, aveva circa 13 anni, con Ermes Visconti un uomo ricchissimo, ma molto più anziano.
Bianca Maria entra con grandissimo sfarzo a Milano, in una delle famiglie più influenti e potenti, è straordinariamente bella e vivace e non tarda ad entrare nella cerchia dei Bentivoglio, fedeli agli Sforza che hanno da poco cacciato dalla città i Francesi.
Ma la favola non dura, perché i Francesi riconquistano Milano e nel 1519 condannano a morte per cospirazione, fra i vari nemici, anche Ermes, il marito di Bianca Maria.
A questo punto la giovane appena ventenne si trovò libera, ricca e bellissima ed ebbe molti fidanzati, era infatti diventata uno dei partiti più ambiti dell’Italia settentrionale, infatti si risposò con l’aristocratico valdostano Renato di Challant e con lui si trasferì nel Castello di Issogne, vicino a Verres in Valle d’Aosta.
La bella ragazza scoprì presto che la vita del nobile era alquanto noiosa e che suo marito era un uomo troppo impegnato per dedicarsi a lei e ai suoi capricci, oppure perché la politica di Renato di Challant era troppo filo-francese, mentre Bianca era legata alla sua città adottiva, comunque sia, mentre il nobile era in guerra, decise di lasciare il castello e trasferirsi a Pavia.
Non trascorse molto tempo che la bella Contessa conobbe altri uomini, belli, ricchi ed eleganti, tutti disposti a compiacerla e a soddisfare i suoi desideri, a Pavia Bianca Maria conobbe Ardizzino Valperga conte di Masino e i due iniziarono un rapporto che le cronache raccontano molto burrascoso, tanto che la donna lo lasciò per un altro amante, il napoletano Roberto Sanseverino, conte di Caiazzo.
Questi è un cortigiano dell’imperatore Carlo V, che fa del ducato di Milano un suo protettorato, pertanto i due tornano nella capitale, ma l’ex amante Ardizzino decide di vendicarsi dell’abbandono e comincia a diffondere le peggiori calunnie sul conto di Bianca Maria.
La giovane donna dapprima chiede al suo nuovo amante di uccidere il calunniatore, ma invano, si narra che il conte avesse risposto dandole de la sfacciata per la testa e de la bagascia e de la villana, ma alla fine Bianca Maria riesce ad ottenere il risultato che si era prefissata, ma non in prima persona.
Bianca riesce a convincere l’ennesimo amante, il cortigiano spagnolo Pietro Cardona accettò di vendicare l’onore della sua dama ed a portarle il sangue come prova.
Una sera d’autunno del 1526 Ardizzino e il fratello Carlo vengono uccisi, in un agguato, affrontati da 25 uomini.
Le indagini accertarono velocemente la responsabilità della contessa di Challant, secondo il cronista Antonio Grumello a parlare fu una delle due cameriere di Bianca Maria, arrestate e torturate per incastrare la loro signora. Secondo Bandello, fondamentale fu la testimonianza conte di Caiazzo, che rivelò le trame della sua ex amante.
Comunque sia andata, Bianca Maria fu processata insieme all’amante Pietro Cardona, ma se il giovane finì in prigione, da cui riuscì a fuggire, la donna fu condannata a morte.
La giovane e bella signora fu decapitata la mattina del 20 ottobre 1526 nella torre del Castello Sforzesco e la sua testa venne esposta come monito nella chiesa di San Francesco, non aveva ancora trent’anni.