“Filosofia della Vulnerabilità”. Un saggio di Gianfrancesco Zanetti
Di Gianfrancesco Zanetti, docente di Filosofia del Diritto all’Università di Modena e Reggio Emilia, è stato pubblicato per i tipi di Carocci Editore, il volume “Filosofia della Vulnerabilità”. Si tratta di un saggio che intende mettere a fuoco alcuni aspetti dell’intersezione fra la nozione di vulnerabilità e quella di percezione.
Cinque capitoli, uno per ogni senso: vista, udito, olfatto, gusto e tatto. Ogni capitolo si caratterizza per una certa autonomia, per cui – come sostiene l’autore - non si è costretti a leggerli nell’ordine in cui si trovano. Secondo Zanetti le modalità della percezione umana, per come sono costruite culturalmente a partire da dati fisiologici, possono avere come conseguenza una posizione di vulnerabilità specifica in capo a un gruppo determinato.
In particolare, la percezione sensoriale non è mai neutrale, e in essa può fiorire sia la motivazione a discriminare le figure vulnerabili, sia l’argomentazione che a tale discriminazione si oppone sul piano normativo.
Le figure di vulnerabilità sono spesso date e riconoscibili, perché ben presenti nel dibattito filosofico-giurisdizionale: l’appartenente ad una minoranza, lo straniero, il migrante, l’anziano, la persona con diverso orientamento sessuale ecc. Diversi sono i gruppi e le categorie soggette a rischio e che si trovano a vario titolo in una posizione di vulnerabilità. E nella società contemporanea, anche attraverso i social media, tali gruppi possono trovarsi esposti al rischio.
Lontano da ogni intento di rigida categorizzazione, il libro propone un possibile percorso argomentativo che collega ciascun senso a una figura della vulnerabilità: si parte da vulnerabilità e percezione e con la logica simbolica dei cinque sensi si approda al potere dello sguardo, al principio dell’ascolto, fino alla regola del gusto, con paragrafi dedicati all’Underworld, all’obiezione del cannibale alle tre caratteristiche del tatto.
La “razza” è così associata a simbolismi visivi del colore e dell’occhio, e lo “straniero morale” diventa la figura che sfida le nostre capacità di ascolto. Attraverso la metafora dei cinque sensi, si giunge così a scandagliare alcune dinamiche culturali e giuridiche che orientano il rapporto tra percezione e discriminazione, e che si annidano in varie articolazioni sociali e istituzionali.