La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
A Bologna, nella città in cui è nato il primo segnale di contestazione alla deriva sovranista, raccolgo i commenti di giovani ragazzi sul significato della memoria. Eppure, nonostante la sua importanza, continuano ad arrivare segnali che tentano di negarla.
Come quello arrivato qualche mese fa da Schio. Uno scempio ideale e culturale ha considerato “divisive” le pietre d’inciampo da porre nei luoghi della memoria.
O come l’astensione sulla Commissione Segre che ha confermato che c’è un’Italia che vive di odio razziale e non solo.
Nel centro sociale LABAS incontro i ragazzi che qui abitualmente si ritrovano per concerti di musica, dibattiti e tanto altro ancora.
Analizzando il presente e avendo consapevolezza della dimensione storica stiamo rivivendo un passato da paese razzista?
Tutto sta nel buon esempio di chi ricopre figure istituzionali e pubbliche. Autorizzare o meno alcuni atteggiamenti significa nutrire sentimenti razzisti. Questa è un’enorme responsabilità.
Gli adulti in una famiglia e i personaggi istituzionali e pubblici in uno Stato hanno l’obbligo morale ed etico di incoraggiare atteggiamenti virtuosi e di non dare fuoco alla miccia dei bassi istinti.
Il lato oscuro di ogni essere umano è molto suscettibile, dunque una facile leva per propaganda di basso profilo.
Come commentate Il no del Consiglio comunale di Schio alle pietre d’inciampo?
Il ‘no’ del Consiglio comunale di Schio ad una mozione presentata dal Pd per il posizionamento di pietre d’inciampo dove risiedevano i deportati della città morti nei lager fa riflettere.
Non ritenete che tra tutte le discriminazioni, quelle per motivi etnico-razziali, abbiano la percentuale più alta?
È innato nell’essere umano avere paura di ciò che è diverso. È un istinto naturale di conservazione. Per fortuna abbiamo una parte evoluta che costantemente scende a patti con il cervello rettiliano. O almeno dovrebbe.
E dunque La Giornata della Memoria non serve solo a commemorare quei milioni di persone uccise crudelmente e senza nessuna pietà ormai quasi 80 anni fa. Serve a ricordare che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi ci sembra diverso da noi. Spesso noi stessi ne siamo gli autori, senza rendercene conto.
La Giornata della Memoria ci ricorda che verso queste discriminazioni non alziamo abbastanza la voce.