E’ una Pasqua sicuramente particolare quella di Giorgia Meloni, che festeggia il nuovo sorpasso al Pd di Enrico Letta, e ritorna la primo posto nei sondaggi. Tutto questo grazie alla sua incrollabile coerenza e autorevolezza conquistata nei difficili passaggi che la politica italiana ha dovuto affrontare in questi mesi.

Se, infatti, il segretario della Lega sembra non essersi più ripreso da quell’appannamento iniziato con il voto per la presidenza della Repubblica, Meloni sta invece portando avanti un preciso percorso di autoaffermazione sia in Italia sia, soprattutto, all’estero.

In Europa, grazie all’incessante lavoro diplomatico del suo delfino Raffaele Fitto e del capodelegazione al parlamento europeo Carlo Fidanza, è diventata presidente del partito dei conservatori, che proprio grazie alla sua presidenza è riuscita con grande abilità a rintuzzare il tentativo di Matteo Salvini di uscire dall’isolamento per creare una nuova allargata formazione di centrodestra.

Malgrado i tentativi di Matteo Salvini di spezzare il fronte compatto che forma l’Ecr, che in Europa sta soppiantando un sempre più opaco partito popolare,  i polacchi di Morawiecki e gli ungheresi di Orban non sembrano aver ceduto alle lusinghe del leader della Lega. La Meloni ha saputo con grande autorevolezza ribadito l’unità dei conservatori europei, che sempre più vengono guardati con interesse dal partito repubblicano americano.  

Ed è proprio negli Usa, che la Meloni ha costruito il suo capolavoro, riuscendo ad essere invitata come leader europeo alla più importante conferenza dei repubblicani americani la CPAC. Il think thank del partito repubblicano americano, l’IRI ha consolidato da tempo una fattiva partnership con la fondazione del partito Fare Futuro presieduta dal senatore Adolfo Urso, presidente del Copasir.

In Italia Giorgia Meloni ha da tempo conquistato una patente di credibilità, riconosciuto anche da sinistra, scrollandosi di dosso le ormai vetuste ed antistoriche accuse di legami con il fascismo. Mentre poi Lega e Forza Italia non hanno esitato un solo istante ad entrare nell’ammucchiata del governo Draghi, Giorgia Meloni ha resistito alle lusinghe del potere per rimanere isolata all’opposizione. Questa scelta criticata da molti, sia a destra che a sinistra, alla fine ha pagato, permettendo al partito di consolidare il suo primato nei sondaggi. Ma senza nello stesso farle perdere un briciolo della considerazione conquistata in questi ultimi tre anni.

La guerra in Ucraina poi poteva essere un passaggio assai scivoloso per molti motivi soprattutto per i partiti del centrodestra, sia per una quasi naturale vicinanza con la leadership di Vladimir Putin, sia per la necessità di dover mostrarsi convintamente al fianco di un Europa più volte criticata, a cominciare dallo spinosissimo tema delle sanzioni contro la Russia, che rischiano di essere un boomerang per molte aziende italiane.

Giorgia Meloni non ha tentennato un solo secondo, al contrario dei suoi alleati al governo, Salvini e Berlusconi, nel condannare l’aggressione russa e mostrarsi convintamente al fianco della colazione atlantica e della aggredita Ucraina, ma senza mai dare l’idea di stravolgere la propria linea politica, come invece sta rischiando di fare il Pd di Enrico Letta.

Qualcuno pensa a torto che tutto questo sia stato fatto, come in occasione della scelta di stare all’opposizione, anche e soprattutto molto abilmente per puro calcolo di convenienza elettorale. Ma le sue scelte alla fine sono sempre dimostrate frutto di coerenza, sapienza e abilità politica che denotano il raggiungimento di una maturità ed un’autorevolezza, che la pongono come uno dei più accreditati aspiranti alla poltrona di Palazzo Chigi.

In tempi non sospetti la bibbia della sinistra europea, il giornale francese Le Monde, a febbraio del 2020 l’ha definita dotata "di un tasso di simpatia record, è l'oggetto da mesi di un interesse crescente in Italia e all'estero. Riesce a far esistere il suo partito all'estrema destra malgrado la Lega".

La sua lucidità e arguzia hanno permesso di superare anche gli attacchi piovuti a man bassa non solo da sinistra, durante la sua inarrestabile ascesa che hanno portato il suo partito dal 4% al 21%. Anche quando con la sconfitta di Trump, molti erano convinti che partiti come il suo da tempo considerati vicini al populismo e al sovranismo si sarebbero sgonfiati, lei era rimasta ancorata alle sue idee e ha proseguito sulla sua strada, senza subire il contraccolpo, al contrario di chi magari durante la campagna per le presidenziali girava con il cappellino di Trump. La medesima maturità mostrata dopo il primo turno delle presidenziali francesi, con la buonissima affermazione della Le Pen. Niente endorsment né commenti di parte, ma una attenta analisi della situazione e una critica serena dei tanti errori della politica di Macron.

La vera sfida forse adesso sarà quella di dover evitare il “fuoco amico” degli alleati di destra, come accaduto ad un'altra donna forte ed emergente della politica europea, la presidente della regione autonoma di Madrid. Isabella Ayuso, messa in discussione dal suo stesso segretario di partito Pablo Casado.

Ma in Spagna a rimetterci le penne alla fine è stato proprio quest’ultimo, come in Italia adesso sembra stia accadendo a quel Matteo Salvini, che da sempre viene accreditato come il più serio rivale per la leadership del centrodestra. Intanto lei prepara la convention del partito a fine mese a Milano, che certamente sarà un altro appuntamento imperdibile per i leader di partito, come in occasione della festa di Atreju a dicembre, che ha catalizzato per una settimana l’attenzione di tutti i media e di tutta la politica italiana.

Chissà che finalmente anche nel nostro paese non possa lei riuscire in quello in cui tutte hanno fino ad ora mancato: essere la prima donna della storia della repubblica a diventare presidente del consiglio. Le premesse ci sono tutte e le cancelliere europee e gli Usa non avrebbero probabilmente nulla da eccepire. Andrebbe ad aggiungersi alla lunga serie di primati già raggiunti in politica dalla terribile ragazza della Garbatella.