Il beneficio del dubbio
“Vostro onore, signori giurati, cittadini; togliamoci la maschera, non le mascherine, mi raccomando…, e proviamo ad analizzare la realtà che è emersa dal dibattimento.
Abbiamo ascoltato accusati e accusatori, sospettati e incriminati, inquirenti e testi per tutta la durata del processo, circa un anno e mezzo (tanto per non smentire la celerità della giustizia italiana…), e possiamo dire di essere giunti ad una conclusione definitiva?
Possiamo affermare che nel corso del procedimento siano emersi elementi che abbiano chiarito in modo inconfutabile la vicenda?
Vi sentite in grado di emettere un verdetto finale oltre ogni ragionevole dubbio?
Abbiamo iniziato chiedendoci quale fosse la vera origine del Virus, da dove provenisse e se si fosse diffuso accidentalmente o per imperizia, o se fosse stato liberato volontariamente in modo criminale con intenti geopolitici ed obiettivi di egemonia macroeconomica; abbiamo ascoltato le testimonianze di organismi internazionali come l’ONU, multinazionale che si propone obiettivi forse troppo ambiziosi che puntualmente rinvia di qualche decennio o derubrica a propositi meno impegnativi, o come l’OMS, una sorta di dopolavoro per medici in pensione che si limita a certificare e ad elencare statistiche senza mai riuscire realmente a prevenire né a curare; abbiamo infine assistito a scambi di accuse, sospetti, insinuazioni e denunce tra superpotenze economiche e i loro rispettivi establishment, ma possiamo solo affermare di essere più confusi di prima: qualcuno sa dirci con precisione che cosa è successo nel resto del mondo? In Ecuador o in Pakistan come se la passano?
Siamo stati bersagliati da numeri, computi e calcoli che si sono accavallati, sovrapposti e sostituiti senza avere identificato con certezza chi è morto di Covid_19, chi è morto in seguito alle complicazioni cliniche scatenate dal virus, o chi sia semplicemente rimasto vittima delle proprie patologie o fragilità pregresse; né possiamo stabilire quante vittime siano da attribuire a possibili ritardi e indecisioni politico-sanitarie, in parte inizialmente comprensibili ma successivamente ingiustificabili.
Non è emerso chiaramente se il regime di restrizioni, chiusure, controlli e sorveglianze, lockdown generalizzati e sospensione di ogni attività lavorativa e sociale fossero realmente indispensabili, o almeno se lo fossero nella durata e nelle modalità in cui ci sono state somministrate; ma in mancanza di certezze e riscontri scientifici abbiamo giustamente permutato la libertà con la salute, nostra e dei nostri cari, confidando nella transitorietà delle misure che viceversa a tutt’oggi si minacciano più durevoli del previsto.
Avremmo voluto affidarci ciecamente alle prove scientifiche, ma le perizie si sono presto trasformate in esibizioni mediatiche e personali dei periti stessi, passando con disinvoltura da rappresentazioni catastroficamente drammatiche a siparietti grotteschi dal finale comico; ci siamo prefissi come obiettivo primario la salvaguardia della salute fisica, ma ci siamo ritrovati a combattere depressione e paura, insicurezza e sfiducia; abbiamo abbracciato il principio per cui “nessuno si salva da solo” isolandoci più o meno volontariamente, esasperando diffidenza e sospetto verso l’altro e accentuando atteggiamenti protettivi e precauzionali.
L’esposizione dei fatti ha evidenziato un graduale individuale abbandono all’uniformità sociale e di massa, all’adempimento di regole e riti di sanificazione uguali per tutti, al consenso preventivo ad una livella sanitaria indispensabile per prevenire; ma il protrarsi della durata e l’impossibilità ambigua di stabilirne un reale limite finale, ci porta ad ipotizzare una condanna “fine pena mai”.
Abbiamo evitato di chiamare a deporre la politica perché, messa all’angolo sulle grandi questioni dalla presenza di SuperMario Draghi, ha potuto soltanto dividersi tra libertari e liberticidi, in ossequio più ai sondaggi e alla collocazione in Parlamento che ad una visione organica e oggettiva del contesto e della contingenza, ispirando proteste e allargando le spaccature.
E qui vorrei porre un interrogativo, signori della Corte e della Giuria: siamo sicuri che si siano battute tutte le piste? Siamo sicuri che il colpevole di tanta confusione sia solo un pipistrello asiatico e che non abbia avuto complici?
Il ruolo dell’informazione, ad esempio, è stato sempre lineare e chiaro? Le notizie sono state sempre divulgate con scrupolosa responsabilità oppure ancora una volta il mondo dei mass media tutti, dalla stampa alla televisione al web, social compresi, ha permesso che il sensazionalismo e l’allarmismo prendessero il sopravvento degenerando in una sorta di terrorismo mediatico? La rappresentazione parzialmente distorta della realtà, le speculazioni giornalistiche, le accuse gratuite e talvolta preconcette, le teorie, le tesi e le accuse strumentali possono aver generato una paura ed una confusione indotta?
Dubbi e domande che fin qui non hanno trovato risposta, ma che invece ne hanno generato ulteriori: siamo vittime di un complotto? Dietro la diffusione del virus c’era e persiste un piano prestabilito? Se si, da chi? Chi sta traendo profitto dalla pandemia? Siamo in grado di risalire ad eventuali mandanti?
Abbiamo fatto bene a sottostare alle regole imposte o avremmo dovuto in modo temerario accettare il rischio senza rinunciare al personale libero arbitrio? Siamo sopravvissuti solo perché abbiamo smesso di vivere?
E ancora: i negazionisti esistono e hanno capito tutto oppure sono frutto della nostra inconscia necessità di confortarci con la presenza di pochi stupidi dall’altra parte della barricata? O magari sono soltanto incoscienti e irresponsabili?
I vaccini hanno fatto la loro apparizione sulla scena del delitto come la panacea di tutti i virus, come l’unica strada sicura che ci avrebbe condotto alla salvezza e riportato in breve tempo alla vita, ma gradualmente anche loro sono entrati nella lista dei sospettati, tra incertezze ed esitazioni, difficoltà logistiche e controversie sui rischi, la durata e l’efficacia; assist involontari ai no-vax, per i quali, come per i negazionisti, c’è da chiedersi se abbiano capito tutto oppure siano frutto della nostra inconscia necessità di confortarci con la presenza di pochi stupidi dall’altra parte della barricata, oppure se magari sono soltanto incoscienti e irresponsabili…
Che anche la disinformazione possa aver giocato un ruolo di depistaggio in questa vicenda è molto più di un sospetto, ma è anche vero che qualcuno ha cavalcato il cavallo dell’incertezza per poterne trarre vantaggio.
Eppure nel corso del processo ci è stato ripetuto più volte che avremmo dovuto abbracciare “la crisi come necessità di cambiamento e opportunità di crescita”: prendersi una pausa dalla realtà caotica e convulsa e rivedere stili e modelli di vita sociale e lavorativa, abitudini e vizi; riorganizzare schemi economici e finanziari, modificare discipline monetarie, ristrutturare assetti produttivi e relative normative, revisionare programmazione e pianificazione del lavoro; saremmo dovuti uscire dalla pandemia migliori di prima, invece, se e quando ne usciremo, saremo solo smaniosi di riprenderci quello che crediamo ci sia stato tolto, saremo più impauriti e incattiviti, forse anche più aggressivi e violenti, sicuramente ancora infelici e insoddisfatti, ma soprattutto più diffidenti e ripiegati su noi stessi.
Le recenti perquisizioni delle isole Covid-Free hanno evidenziato molto Covid e poco Free, e gli inquirenti ritengono che molti di noi stiano scambiando la libertà condizionata con la prescrizione…
Possiamo altresì stabilire con certezza se il “green pass” concederà la scarcerazione preventiva a milioni di valorosi vaccinati o se assumerà presto la validità del lasciapassare di Fracchia…? (https://youtu.be/2Ms_fYGfL7I?t=576)
Ma un altro mistero attanaglia gli investigatori: se per i vaccinati il virus può presentarsi al massimo con la stessa intensità di un’influenza, perché ancora non impariamo a conviverci?
Perché, Vostro onore, in questo caso è vero tutto e il contrario di tutto: tutti possono essere colpevoli ma avere anche un alibi di ferro; tutti possono essere complici ma anche sfortunati involontari protagonisti di coincidenze avverse; tutti possono essere accusati di reticenza ma anche essere semplicemente vittime della propria imperizia; anche questa mia accorata requisitoria potrebbe allo stesso tempo essere un’appassionata arringa difensiva.
Abbiamo puntato all’immunità di gregge, ed ora siamo pecore smarrite…
E Voi, signori della Giuria, che dovreste decidere secondo coscienza, basandovi sull’evidenza dei fatti ed emettendo una sentenza oltre ogni ragionevole dubbio, dopo aver valutato le aggravanti e le attenuanti, solo per questa volta, avvaletevi pure del beneficio del dubbio…”