Sono quasi 20 i sondaggi pubblicati oggi con le previsioni dei risultati delle prossime politiche del 4 marzo... tutti in una volta. Il motivo? È l'ultimo giorno per fornire le previsioni. Da domani non sarà possibile conoscere le oscillazioni nelle preferenze di voto degli italiani.

O perlomeno tali preferenze non saranno pubblicate dai media italiani. I sondaggi, però, continueranno ad esser fatti ed i risultati, quasi certamente, li potremo conoscere spulciando on line i siti dei giornali europei.

In ogni caso, a meno di stravolgimenti epocali, tutto parrebbe già deciso, anche in base a quanto ci fanno sapere gli ultimi dati raccolti.

Nonostante l'attivismo di centrodestra e centrosinistra, a cui si aggiunge quello della stampa di riferimento (cioè tutta), il Movimento 5 Stelle non è stato scalfito dall'inchiesta relativa al mancato versamento al fondo del micro credito da parte di alcuni suoi parlamentari. Le sue preferenze sono rimaste "intatte" oscillando dal 27 fino al 30 percento.

Anche il centrodestra sembra non riuscire a superare la soglia massima che come valore è indicata al 37 percento con i partiti della coalizione - FI, Lega e FdI - che oscillano in alto e in basso scambiandosi qualche decimale tra loro.

Il centrosinistra vede il suo limite massimo fissato invece al 28 percento. In questo dato, però, spicca il risultato negativo del Pd. Nonostante la propaganda e la presenza mediatica ossessiva del suo segretario, il Partito Democratico continua la sua discesa con percentuali che lo vedono ondeggiare tra il 21 e il 24 percento.

Ed a giudicare dalle preferenze raccolte in relazione al gradimento sui "leader", si può comprendere il calo del Pd. Infatti, in testa a questa classifica vi è soprattutto Paolo Gentiloni, nonostante l'attuale presidente del Consiglio non sia molto coinvolto nella campagna elettorale e le sue apparizioni siano quasi esclusivamente di carattere istituzionale. Al contrario, Matteo Renzi, che sui social e in tv è sempre presente a qualsiasi ora del giorno e della notte, è ben staccato da Gentiloni e persino meno gradito di Bonino e Di Maio.

Stabilito che questi sono i numeri, è evidente che il voto, anche grazie alla legge elettorale esistente, non porterà alla formazione di un governo, a meno che non sia di coalizione. E le possibilità in tal senso riguardano Pd e Forza Italia, gli unici partiti che sembrano non escludere tale soluzione, al di là delle smentite di facciata, neppure tanto convinte.

E le ultime dichiarazioni al riguardo  provengono proprio dal Pd, con Minniti che ieri ha praticamente dato per certa la coalizione con Forza Italia come esito del voto e Gentiloni oggi che, durante la conferenza stampa a Berlino al termine dell’incontro con Angela Merkel, ha detto: «L’Italia avrà un governo stabile e non penso che ci sia alcun pericolo che potrà avere un governo dominato da posizioni populiste e antieuropee.»