Uscirà il 22 luglio l'ultima fatica di una squinternata quanto eterogenea banda di animali, tenerissima simbologia del mondo in cui viviamo con aspirazioni superbuoniste di fratellanza universale.

Erano piccoli i miei figli quando uscì il capitolo uno, lo ricordo ancora con quel senso di benevolenza estrema, quando riesci a vedere con la prole un bel film, ben doppiato, che lascia un messaggio in ogni caso positivo.

Grandi i doppiatori, che hanno saputo rendere giustizia alla caratterizzazione dei personaggi: Manny, il saggio Mammut (Filippo Timi), Diego l'intrepida tigre dai denti a sciabola, troppo impulsiva quanto tenerona (Pino Insegno) e Sid, il maldestro e simpaticissimo bradipo che ricorda le performance più antiche del fare comicità tipo Stanlio e Ollio (onore al grande Claudio Bisio).

Dalla complicità di queste enormi diversità, dal loro fare branco per resistere e contrastare le avversità della vita, nascono una serie di rapporti collegati e di personaggi che si intersecano, in una parabola metafora che fa della integrazione (ma quella basata sul rispetto delle altrui diversità e sulla reale cooperazione) l'arma vincente per la riuscita del progetto.

Che dire? Lo guarderò come ho visto tutti gli altri, e questo senza dover necessariamente ricorrere all'alibi dei mie figli (ormai cresciutelli, direi), perchè in fondo mi allarga il cuore.

Anche se - confesso spudoratamente - la mia più grande simpatia va all'irresistibile Scrat ed alla sua ghianda, sarà perchè è un tenero pasticcione e in fondo in fondo mi assomiglia