La sessuologia nasce nel 1906 , grazie al primo medico dermatologo che se ne interessa cioè Ivan Bloch , egli publicò il suo primo libro intitolato "La sessualità dei nostri tempi in relazione alla cultura moderna". Il testo in questione rappresentava una sorta di enciclopedia delle scienze sessuali, in cui la sessuologia era intesa come una scienza multidisciplinare dell'essere umano. In effetti, oggi, la sessuologia è una disciplina scientifica che si avvale dell'apporto di numerose altre scienze, dalla fisiologia, alla psicologia, alla sociologia. Pertanto, rientrano nel suo ambito di competenza, tra le altre cose, lo studio dell'identità sessuale (intesa come caratterizzazione dell'individuo in maschio e femmina secondo le peculiarità sessuali biologiche); l'identità di genere (ossia la consapevolezza personale di appartenere a uno dei due sessi); l'orientamento sessuale (cioè la propensione erotica e affettiva verso uno specifico individuo – eterosessuale, omosessuale o bisessuale); il comportamento sessuale (ovvero l'insieme delle pratiche sessuali con cui un individuo esplica la propria sessualità); le relazioni familiari e di coppia; le patologie o disfunzioni sessuali; la salute sessuale.

È solo però nel XIX secolo che la sessuologia, in quest'epoca soprattutto orientata verso le patologie sessuali, si ammanta di una veste scientifica. In questo periodo, infatti, in seguito all'urbanizzazione (maggiore mobilità sociale e geografica e aumento dei servizi e del benessere), nelle grandi città, che ospitavano un vero commercio sessuale, si assistette a una traumatica diffusione di malattie veneree. Ciò evidentemente non poteva non attirare l'attenzione della medicina. Tra i primi studiosi che diedero il loro apporto fondamentale allo sviluppo della sessuologia scientifica, vanno annoverati sicuramente Richard von Krafft-Ebing e Albert Moll. In questo periodo si assistette a una rivoluzione nel sistema di riconoscimento dei disturbi e nelle conseguenze che egli ne portavano, fino ad allora l'azione veniva percepita come fonte di sviluppo di un disturbo sessuale ma nel tempo si scopri che si trattava di un processo rovesciato , molti comportamenti immorali e privi di controllo del libido venivano puniti dalla legge senza comprendere che in realtà l'esistenza del disturbo generavano comportamenti e pertanto visto l'esistenza del disturbo tali individui andavano compresi e non puniti ma sopratutto curati dalle disfunzioni sessuali e del controllo libidico. 


Le cinque caratteristiche della modernità nell'opera di Krafft-Ebing

1) La sessualità intesa come una forza indomabile e imprescindibile, che può essere nociva oppure salutare. Nociva (alla società e all'individuo) quando ci si abbandona senza controllo agli impulsi sessuali. Salutare perché la sessualità gioca un ruolo decisivo per il benessere individuale e sociale. Mentre la visione di una sessualità intesa negativamente, come qualcosa di pericoloso da controllare e punire, rientrava in un'interpretazione corrente al tempo di Krafft-Ebing, quella invece di una sessualità benefica e salutare era un punto di vista innovativo (si veda la definizione dell'OMS di salute sessuale).

2) La tassonomia della devianza sessuale sviluppata da Krafft-Ebing è quell'ancora oggi sostanzialmente in vigore (si confronti la sistematizzazione data dall'Autore alla patologia sessuale con quella riportata nel paragrafo seguente, relativa alle parafilie). Sebbene Krafft-Ebing si sia interessato a differenti forme di devianza (bestialità, scopofilia, necrofilia, esibizionismo, urolagnia, coprolalia, ninfomania, gerontofilia ecc.) distinse solo quattro tipologie fondamentali di perversione (inversione sessuale, feticismo, sadismo e masochismo) e quattro categorie fondamentali in cui queste perversioni possono essere raggruppate (parestesia, parodoxia, anestesia, iperestesia).

Ecco il quadro schematico delle quattro categorie: Parestesia, ossia un'alterazione (o perversione) dell'eccitabilità delle funzioni sessuali attivate da stimoli inadeguati. Attraverso questa categoria diagnosticò: l'omosessualità, la pedofilia, il feticismo, il masochismo e il sadismo; Paradoxia, il desiderio sessuale nell'età sbagliata della vita, cioè l'infanzia o la vecchiaia; Anestesia, desiderio sessuale insufficiente; Iperestesia, desiderio sessuale eccessivo, satiriasi.

E quello delle quattro perversioni principali:

Inversione sessuale o senso sessuale contrario (ovvero, l'omosessualità, cioè la tendenza a rivolgere, in forme diverse, l'interesse libidico verso persone del proprio sesso);

Feticismo, ossia l'ossessione erotica per alcune parti del corpo o per certi oggetti: Sadismo, la pratica perversa in cui il piacere è ottenuto mediante la sofferenza causata ad altri;

Masochismo, l'inverso del sadismo, cioè la tendenza a provare piacere nell’essere umiliato e nel saggiare la sofferenza.

La sessuologia moderna è il risultato di un lavoro di molteplici ricercatori e studiosi. Freud fu il  primo ad  interessarsi ai problemi sessuali a livello analitico, cercava di affrontarli con la sola analisi, ottenendo dei risultati non esaltanti e per di più con una durata della terapia molto lunga nel tempo, I pionieri della moderna sessuologia sono  Master e Johnson, l’uno medico e l’altro psicologo analista, i quali seguivano la coppia sotto tutti gli aspetti, cercando con terapie brevi comportamentali, tecniche ed esercizi ben precisi, di risolvere le disfunzioni sessuali che disturbavano il buon andamento e l’equilibrio della coppia. I due specialisti, miravano alla realizzazione del piacere, infatti, affermavano: ”Il piacere sessuale non è fissato nel vuoto, bensì proviene da un reciproco soddisfacimento dei desideri e dei bisogni di un uomo e di una donna che fisicamente ed emotivamente, sono l’uno per l’altro.” Ora il lavoro di Master e Johnson è stato rivisto, ampliato e ulteriormente analizzato da molti altri, specialmente, da Helen Singe Kaplan, la quale ha cercato di arricchire ulteriormente il bagaglio tecnico sia da un punto di vista psicologico che psicofisico.

Il primo step  da eseguire è il BIOLOGICO, per eliminare eventuali problematiche fisiologiche, e qui è necessario l’intervento della medicina che con la sua scienza può dare il quadro specifico dell’organismo del paziente. Il secondo intervento, una volta accertati che non ci siano disfunzioni fisiologiche, consiste in una investigazione a livello intrapsichico individuale, poi relazionale di coppia, quindi relazionale allargato all’ambiente in cui il soggetto vive, il comportamento in famiglia, che è inteso come una piccola società. Inoltre, vanno analizzati i fattori morali e i valori sociali, e le comunicazioni non verbali. Per dare una risposta e iniziare la terapia, occorrono di media tre sedute. La formula da adottare con il paziente da parte del terapeuta è composta di tre fattori: ASCOLTARE; CAPIRE E RIFLETTERE, RISPONDERE, cioè il terapeuta deve essere sicuro delle disfunzioni in esame prima di iniziare il percorso terapeutico.

L’INFLUENZA DELLE SEMANTICHE FAMILIARI SUL PROCESSO DI COMING OUT

Affrontare il tema del coming out impone l’utilizzo di una prospettiva complessa, che non si limiti a studiarne solamente alcune fasi, ma che lo consideri come un processo non lineare, dinamico, influenzato da molteplici aspetti, prevalentemente relazionali. L’obsolescenza dell’idea che l’omosessualità sia una malattia ha spostato il focus della ricerca dall’eziologia dell’orientamento omosessuale allo studio dell’esperienza omosessuale. Il bambino e l’adolescente sono impegnati nella definizione della propria sessualità: comprendono i propri comportamenti e le proprie pulsioni, li canalizzano e li inseriscono con coerenza all’interno di una cornice, giungendo alla maturazione psicosessuale.

L'importanza del contesto!

In molti tendono a deridere o perfino a giocare simulando comportamenti omosessuali o di altro tipo senza rendersi conto che stanno inibendo in maniera inconscia e indiretta un'eventuale individuo  ad esprimersi per ciò che è prima verso se stesso e poi verso gli altri ciò spesso comporta lo sviluppo di un'omosessualità latente la quale si manifesta da una forte difficoltà nell'accettarsi ma soprattutto da un forte principio di stress generalizzato e che si manifesta in comportamenti di chiusura oppure in meccanismi di difesa dell'io di tipo ( formazione reattiva) . Lo stigma sociale può rappresentare un’importante fonte di stress, nonché una delle cause di “rallentamento” nel processo di coming outViviamo infatti in un mondo rappresentazionale fortemente stigmatizzante, in cui l’omonegatività e l’eterosessismo rientrano in una cornice di significati condivisi collettivamente. Il giovane omosessuale avrà dunque anche l’arduo compito evolutivo di fronteggiare la discriminazione sociale. Attraverso il coming out l’individuo integra, in un disegno coerente, tutte le strutture -identitarie e relazionali- che definiscono il Sé. La decisione di dichiararsi in famiglia non è linearmente o unilateralmente correlabile al semplice grado di benessere psicologico del soggetto e alla sua differenziazione, ma è saldamente determinata da una continua valutazione dei benefici, dei rischi e delle reazioni che scaturiranno a tutti i livelli, dunque anche la famiglia allargata e la comunità di appartenenza (Green, 2000). Nascondere il proprio orientamento sessuale e non dichiararsi è una scelta che può condurre gay e lesbiche a compiere delle scelte di vita aderenti allo stile eterosessuale, dunque a sposarsi, magari ad avere figli. Tuttavia questo è profondamente stressante, in quanto non si vivono in maniera autentica le relazioni con i propri familiari o si rischia di logorarle .È vero che fare coming out possa portare benessere, favorendo una differenziazione del giovane dal resto della famiglia e da alcuni valori, ideali o punti di vista, e ancora che possa favorire la vita di coppia, ma non si può trascurare la possibilità che le reazioni negative o che arrangiamenti familiari fondati sul segreto possano portare, in egual misura, ad un forte disagio. Non è possibile sapere con certezza quando sia “sicuramente” il momento giusto per compiere questo passo, così come le modalità con cui approcciare i genitori. Dunque incoraggiare con eccessiva facilità lo svelamento di un individuo omosessuale non sempre può rivelarsi funzionale, ma bisogna considerare le caratteristiche del contesto in cui è cresciuto (Green, 2000). Le influenze del sistema familiare e del sistema culturale variano sensibilmente e non concedono spazio a generalizzazioni. Bisogna comprendere la salienza del coming out per quell’individuo, in quel contesto; il significato che assume e quali reazioni comporta, o meglio ancora, quali reazioni l’individuo creda di scatenare. La paura di essere esclusi è più che lecita e se per un soggetto eterosessuale l’esclusione dalla propria famiglia, se presente, è chiaramente giustificata da specifici episodi chiave, per gli omosessuali corrisponde invece ad un rischio sempre presente, strettamente legato ad un contesto sociale che ancora oggi stigmatizza l’omosessualità.

Secondo Green (2000) la decisione di rivelare il proprio orientamento sessuale ai familiari e l’effetto che questo avrebbe sulla salute mentale della persona gay o lesbica dipenderebbe da diversi fattori: 1) Il livello di vicinanza, apertura e di conflitto tra genitori e figlio;

2) La quantità di tempo condiviso tra i genitori e figli;

3) Quanto i genitori effettivamente garantiscano un supporto a livello sociale, identitario ed economico;

4) La disponibilità di altre risorse di supporto, come amici o altre figure significative; 5) La valutazione dei costi e dei benefici, non solo per sé, ma anche per gli altri e per le relazioni. Molti giovani ritengono che la loro vita sarebbe più facile se si fossero dichiarati in famiglia. I benefici che derivano dal coming out includono un grande senso di libertà e di liberazione, orgoglio, onestà con i propri cari e l’accettazione da parte dei familiari. 

"Non giudicare ciò che non conosci, ma bensì conoscilo".