Paragone è stato cacciato dal Movimento 5 Stelle, espulso. Lo ha comunicato lui stesso aggiungendo di essere stato espulso dal nulla, indicando con il nulla l'attuale peso elettorale dei grillini.

Però, lo stesso Paragone, nelle ore successive, sempre sullo steso argomento, pone anche una questione logica e filosofica, rilasciando anche questa dichiarazione: "Cari falsi probiviri, cari uomini del Nulla, voi avete paura di me perché io ho quel coraggio che voi non avete più. Contro la meschinità del vostro arbitrio mi appellerò".



Ma perché Paragone si vuole appellare ad una decisione presa da un movimento inesistente rappresentato da uomini anche loro politicamente inesistenti? 

In sostanza... ma che importa a Paragone di essere espulso da qualcosa che lui stesso dice non esistere?

Una questione che rimane aperta, e che può avere una qualche spiegazione con lo scambio di opinioni social tra lui e Alessandro Di Battista.

Quest'ultimo non ha fatto un post sui suoi profili, ma ha commentato un post di un'attivista 5 Stelle con queste parole: "Gianluigi è infinitamente più grillino di tanti che si professano tali. Non c'è mai stata una volta che non fossi d'accordo con lui. Vi esorto a leggere quel che dice e a trovare differenze con quel che dicevo io nell'ultima campagna elettorale che ho fatto. Quella da non candidato, quella del 33%. Buon anno a tutti amici miei". 

In pratica una sconfessione di quanto fatto finora dal suo ex fraterno amico, Luigi Di Maio.

Paragone coglie la palla al balzo e di rimando replica: "Ringrazio Alessandro Di Battista per le belle parole che ha usato per me, in mia difesa. Ale rappresenta quell'idea di azione e di intransigenza che mi hanno portato a conoscere il Movimento: stop allo strapotere finanziario, stop con l'Europa di Bruxelles, stop con il sistema delle porte girevoli, lotta a difesa dei veri deboli, stop alle liberalizzazioni che accomunano Lega e Pd. Io quel programma lo difendo perché con quel programma sono stato eletto. Ale lo sa". 

Con queste premesse, quello che si prepara non sembra essere un singolo approdo di Paragone verso la Lega, ma una chiamata alle armi per i grillini delusi per iniziare una battaglia politica che abbia come finalità quella di chiedere la testa di Di Maio... che adesso si è pure fatto crescere la barba per cercare di rendersi credibile, sia come politico che come ministro. 

Va da sé che se ciò dovesse accadere le ripercussioni sul governo sarebbero inevitabili e, forse, persino fatali, al di là dei risultati delle elezioni regionali.