Gianfranco Iovino è un giornalista e scrittore nato a Roma nel 1965, residente a Verona dal 1994, autore di numerosi romanzi di successo che abbiamo incontrato per farci raccontare del suo nuovo romanzo, ABBRACCIAMI (Capponi editore) che affronta il delicato tema del bullismo scolastico.

Come è nata l'idea di questo libro? 
«Parlo del bullismo perché lo conosco, avendolo subito in età adolescente nei miei anni scolastici, dove l’educazione e il particolare amore dei miei genitori, preoccupati di salvaguardare il loro unico figlio sotto una campana di vetro, non mi hanno permesso di imparare a difendermi da solo, preferendo fuggire o evitare, e così a scuola ne ho subito le conseguenze, anche se poi il tempo ha trasformato quelle debolezze in virtù, ma i ricordi sono ancora ben evidenti, come quelli che ho visto su altri miei coetanei che, invece, si sono visti condizionare destini e coscienze, isolandosi sempre più in un mondo parallelo nel quale si sono spenti giorno dopo giorno sempre più. Il bullismo è un reato che va attenzionato maggiormente e provato a combattere sul fronte, che è la scuola in questo caso, educando e provando a far capire ai ragazzi che non si vince nessun trofeo a collezionare like per bravate e umiliazioni al prossimo, che sono solo un reato di cui vergognarsi.»

Quanto è stato difficile portarlo a termine? 
«Di mestiere sono un direttore commerciale e non è mai facile trovare il tempo per dedicarmi alla scrittura, anche perché parte del tempo lo investo nelle collaborazioni con alcuni mensili con i quali collaboro continuamente, essendo anche un giornalista iscritto all’albo. Ma la scrittura è un amore assoluto, che porto dentro dai miei trascorsi di innamorato folle del teatro, e il tempo lo trovo sempre per scrivere qualche pagina che, dopo qualche anno, messe tutte insieme diventano romanzo.»

Quali sono i tuoi autori di riferimento? 
«Non ho un autore preferito ed ho costruito il mio stile narrativo attraverso le tantissime letture dei classici del Novecento che mi hanno fatto compagnia nei miei tanti pomeriggi da ragazzo in riva al mare o al chiuso della mia camera. Preferisco, però, molto la narrativa contemporanea italiana e, visto il mio orientamento ad intervistare autori esordienti, li preferisco ai “famosi” perché nei loro scritti c’è una genuinità molto forte e unica.»

Dove vivi e dove hai vissuto in passato? 
«Da trent’anni vivo a Verona con la mia famiglia, ma sono nato a Roma ed ho vissuto per 28 anni a Torre del Greco in provincia di Napoli. Per lavoro mi sposto su tutta Italia ed ho un ufficio in Romagna, a Cesena per la precisione; una sorta di apolide della dizione, visto che la mia è condizionata dai dialetti delle città vissute: romana, napoletana, veneta e da circa sei anni anche romagnola.»

Dal punto di vista letterario, quali sono i tuoi progetti per il futuro?
«Ad oggi non ho progetti legati alla narrativa, forse perché non so dare una scadenza o un orientamento alla mia voglia di “scrittura”, visto che è costantemente dentro di me, sia per lavoro, che nelle passioni per il giornalismo o i pensieriblog che conduco in uno spazio personale. Scrivere per me è una palestra con la quale allenare la fantasia e finché avrò desiderio di raccontare storie sarà sempre parte indissolubile di me. Ma adesso è tempo di ABBRACCIAMI e il suo importante tema sociale da approfondire e portare nelle scuole, organizzando campagne di sensibilizzazione contro il bullismo, che proverò a portare avanti grazie al sostegno dell’associazione GLI INVISIBILI di Verona, a cui ho legato l’opera, destinando i miei diritti d’autore sulle vendite.»

Abbracciami è un romanzo di formazione, scritto bene e in prima persona, che tanto interesse sta destando nei docenti e gli alunni delle scuole superiori. Credi che il fenomeno del bullismo si possa combattere anche con un libro?
«Più che combatterlo, credo che un libro possa aiutare a smuovere coscienze e indurre i più distratti a focalizzare maggiori attenzioni e interesse verso quei sguardi bassi, i volti tristi e le espressioni desolate che nascondono necessità di aiuto per un’esistenza sottomessa dal disprezzo per se stessi, quando si è vittima designata di sfottò e umiliazioni solo perché non sai come reagire, non ti è stato insegnato come combattere quelle violenze o, peggio ancora, ti ritrovi ad essere il protagonista di uno scempio che si consuma sotto gli occhi di spettatori insensibili, che invece di difendere o fermare quelle barbarie, preferiscono voltare le spalle o assistere in silenzio e riderci un po’ su.»

A chi consiglieresti il tuo ABBRACCIAMI?
«A due categorie precise: quanti si sentono i migliori e i più stimati solo perché sanno usare le mani in maniera violenza o si ritrovano ad essere eletti capobranco di cumuli di insignificanti adepti, che preferiscono allearsi alle sue prepotenze pur di non ritrovarsi a doverle subire in modo diretto, e poi ai genitori, quelli sempre indaffarati e presi dalle loro cose, che non si accorgono che certi figli si chiudono nel silenzio della loro camera perché si sentono in disagio e fuori tema, in un mondo che fa paura, da farli preferire di morire ogni giorno di più perché nessuno si preoccupa della loro triste esistenza, umiliati dal bullismo, il cyberbullismo e ogni altra forma di violenza verbale e gestuale che ti sconvolgono la coscienza e ti relegano ad una vita da incurabile infelice.»

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