Nel pomeriggio di venerdì 29 aprile il vescovo Franco Giulio ha presieduto la celebrazione per la Festa della Madonna del Sangue di Re. Ecco il testo integrale della sua omelia
La Madonna della Pazienza, Omelia nella Festa della Madonna di Re
Carissimo Rettore,
carissimo fratello Giacomo,
carissimi sacerdoti,
cari sindaci e tutti voi,
dopo due anni e un lungo periodo di digiuno eucaristico siamo qui a riaffollare questa bella Basilica di Re, che fra pochi mesi compirà cento anni dalla posa della prima pietra! Il Rettore mi ha già tracciato l’indice dell’omelia, che dovrò tenere il prossimo 21 agosto, commentando il Salmo 122.
Oggi nella mia riflessione cercherò di offrirvi un sostegno e un aiuto nel vivere il momento presente, dal quale pensavamo di essere usciti, dopo due anni depressivi di fatica, di paura e di ansie. Infatti, chi avrebbe mai immaginato a gennaio, quando per la festa di San Gaudenzio cerco di guardare all’anno che sta davanti, di vivere la situazione nella quale invece ci troviamo?!
Per riscaldare il nostro cuore, illuminare la nostra mente, per dare un po’ di energia alle nostre forze, vi propongo un testo del 1940. È la preghiera di un grande poeta che a quei tempi abitava a Domodossola, e fu approvata dal mio sesto predecessore, il vescovo monsignor Giuseppe Castelli. Tale preghiera è datata 16 novembre 1940, già a guerra iniziata, e porta il titolo: “Madre della Pazienza”. L’autore è Clemente Rebora (Milano, 1885 – Stresa, 1957), un letterato molto famoso in Italia, dall’animo tormentato, che nel 1936 divenne sacerdote e rosminiano. La sua tomba si trova presso il Santuario del Ss. Sacramento di Stresa.
Questa preghiera venne composta proprio per volere del Vescovo, probabilmente all’inizio del conflitto. Ecco il testo:
O Madre della Pazienza,
per la Passione di Gesù
in cui siamo figli e fratelli,
fa’ che, ricorrendo a te
nei momenti di sfiducia,
sentiamo la pace infusa dallo Spirito Santo
in chi confida unicamente
nella Provvidenza del Padre.
Sia anche in noi,
o dolcissima Mamma di Paradiso,
quella pazienza che,
vivificando l’anima nel Preziosissimo Sangue
del misericordioso Amore,
la matura in frutti di carità eterna.
Madonna della Pazienza,
Tu che hai mostrato come il Signore sia vicino
ai tribolati di cuore,
ottieni che noi stiamo nella prova con Te
sempre più uniti a Lui,
perché i nostri nomi siano trovati
scritti nel libro della Vita.
Madre della Pazienza, prega per noi.
La preghiera descrive bene la condizione spirituale in cui ci troviamo anche noi. Pur da lontano, sentiamo che la guerra in Ucraina è una situazione che minaccia la nostra vita, i nostri valori, le nostre prospettive, insomma la nostra anima.
Mi piace, allora, fare come tre pennellate, per così dire tre piccole sottolineature che svolgano il tema della Beata Vergine Maria come Madre della Pazienza!
La pazienza del tempo
La prima pennellata, che ci suggerisce la Madonna della Pazienza, è la pazienza del tempo. L’evento della guerra ci è venuto incontro verso la metà di febbraio, senza che noi potessimo minimamente prevederlo o ce lo aspettassimo. La pazienza del tempo ci dice che ci sono alcune cose nella vita che noi patiamo. Infatti, “pazienza” ha la stessa radice del verbo partire, cioè essere toccati, affetti, colpiti, inquietati. Proprio mentre cominciavamo a intravedere uno spiraglio d’azzurro, con l’uscita dalla pandemia, abbiamo dovuto fare conti con questa nuova drammatica realtà.
La pazienza è un grande insegnamento e soprattutto un grande aiuto per vivere i momenti della vita, perché spesso le cose più importanti della vita non le abbiamo scelte, ma le abbiamo patite, ci sono venute incontro. Cito sovente una delle frasi più belle della Sacra Scrittura, che è nel Nuovo Testamento, e che nessun teologo avrebbe mai potuto scrivere. È tratta dalla Lettera agli Ebrei:
“(Gesù) imparò l’obbedienza da ciò che patì”. (cfr. Eb 5,8)
Nella frase il verbo in greco è παθέιν – pathéin. Gesù imparò ad ascoltare le cose della vita, non dalle cose che scelse o che fece, ma da quelle che patì. Anche in questi tempi dobbiamo “farci compagnia” con le ansie, le paure che abbiamo dentro, parlarne con i ragazzi, con gli adolescenti, con i giovani, tra marito e moglie, in modo tale che questo tempo non ci schiacci, ma sia capace di far emergere le risorse e le energie che possano suscitare la stessa ripresa che avvenne dopo la seconda guerra mondiale. I successivi quindici anni videro un grande slancio di vita personale e sociale. Anch’io ricordo, per quanto fossi ancora bambino, essendo nato nel 1949, come negli anni cinquanta ci fu la grande ricostruzione d’Italia. C’era proprio la spinta a ricostruire qualcosa della nostra vita, della nostra storia, almeno così come ci veniva detto. Gli anni dal 1960 al 1965 furono quelli del cosiddetto boom economico ma purtroppo, come si ricorderà, il diffuso benessere ci ha intorpiditi e ha frenato la spinta propulsiva del dopoguerra.
La pazienza del cuore
La seconda pennellata che ci richiama la Madonna della Pazienza, e che mi piace sottolineare, è la pazienza del cuore. È il tipo di pazienza più delicata, quella più intima. Ce la ricorda il Vangelo che è stato proclamato con i suoi versetti essenziali, ma molto belli. Vi leggiamo:
“Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: ‘Donna, ecco tuo figlio!’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco tua madre!’. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé”. (Gv 19,26-27)
Il testo originale in greco ha un’espressione intraducibile, anche se in italiano viene tradotta relativamente bene. L’originale greco dice in effetti: “εἰς τὰ ἴδια”, vale a dire che “(il discepolo) accolse Maria nello spazio delle sue cose più intime”, l’accolse, potremmo dire noi, nel suo cuore. C’è una pazienza che ci fa raccogliere le cose nel nostro cuore. Un tempo di angosce, di tribolazioni, di paure è anche un tempo per ritrovare ciò che è essenziale per il nostro cuore.
Siete convenuti quest’oggi in quest’ora singolare, che, com’è risaputo, celebra la “Messa del miracolo” alle tre del pomeriggio! Un tempo, infatti, s’aspettava che arrivassero tutti i pellegrini, i quali provenivano da lontano, spesso anche a piedi e digiuni per poter fare la Comunione, e non avrebbero potuto resistere molto oltre quest’ora, non avendo mangiato tutta la giornata. Per questo motivo l’orario della Messa è stato fissato a quest’ora insolita!
La pazienza del cuore! La pazienza cioè di vivere quest’anno che ci sta davanti, di andare incontro a questi mesi di ripresa, e speriamo anche di pacificazione, cominciando dal nostro cuore, dalle nostre relazioni. Ciascuno pensi una cosa semplice: qual è l’aspetto della propria vita in cui avrebbe bisogno di esercitare la pazienza del suo cuore, di smontare l’aggressività, le gelosie, le fatiche nei confronti delle persone che gli stanno intorno… La pace, infatti, è come l’acqua che c’è in una diga, e che la riempie goccia a goccia. Noi, purtroppo, non abbiamo più l’umiltà di versare l’acqua goccia dopo goccia, per costruire una grande diga che sostenga la pace, iniziando dalle nostre case, dal nostro paese, dalla nostra regione.
Ad esempio, vi segnalo un dato che ho appena sentito: durante i due anni della pandemia, il conflitto all’interno alla famiglia è aumentato. Psicologi e matrimonialisti sono in difficoltà perché sono stati travolti da molte situazioni di conflitto, esplose in questi due anni. È allora molto importante fare questa invocazione: “Madonna della pazienza, donaci la pazienza del cuore!” Sia così anche nelle nostre valli, dove sorgono le nostre case, magari piene di cose. Abbiamo bisogno però che la Madonna ci accolga nel suo spazio di intimità, nel quale possiamo quasi far crescere, goccia a goccia, la pazienza del cuore.
La pazienza della speranza
La terza e ultima pennellata, che raccolgo ancora dalla preghiera di Clemente Rebora, è la pazienza della speranza. È interessante osservare come in tutte le Lettere del Nuovo Testamento, la speranza viene collegata ad un verbo che vuol significa “star sotto a portare”. Il tema è tradotto con il sostantivo ὑπομονὴ, che significa star sotto a portare la speranza, sostenendo il suo carico che ci consente di arrivare fino alla fine del cammino. Non è una cosa facile, la speranza! Ha bisogno della pazienza di tantissimi che la portano insieme unendo le loro forze.
Abbiamo bisogno la pazienza della speranza, che sia capace di costruire, di anticipare, di sognare quali sono i gesti, le azioni, le scelte che dovremo fare nei prossimi mesi, fino a quando finalmente di uscire “a rivedere le stelle”.
Il Signore conceda davvero che in questa festa, per intercessione della Beata Vergine Maria, ci sia data la triplice pazienza: la pazienza del tempo, la pazienza del cuore, la pazienza della speranza. Rientrando oggi nelle nostre case e nelle nostre attività, ci sia concesso di tornare, dopo questo lungo periodo drammatico, con lo sguardo e con il cuore riscaldato per continuare il nostro cammino. Madonna di Re, Madre della Pazienza, donaci la speranza!
+Franco Giulio Brambilla
Vescovo di Novara
fonte: diocesinovara.it