Prosegue, senza sosta, l’azione della Guardia costiera di Taranto, delle Autorità locali e delle Forze dell’ordine mirata al contrasto degli illeciti in ambito marittimo e portuale, con particolare attenzione al settore della miticoltura abusiva. Tale fenomeno che rientra a pieno titolo nel novero delle cd. attività illegali, con la violazione di molteplici disposizioni, nazionali e comunitarie, soprattutto a carattere sanitario.
Alle prime luci dell’alba del 18 ottobre è scattata l’operazione denominata “Oro di Taranto”: nome che prende spunto simbolicamente dal valore del pregiato mitile allevato nell’area tarantina e divenutone autentico patrimonio, ma che intende anche richiamare l’aspetto prettamente economico degli importi che l’illecita immissione sul mercato di prodotto vietato e irregolare avrebbe comportato, a danno dell’intero sistema della filiera-tracciata.
L’imponente attività di polizia ha visto operare al fianco della Guardia costiera, anche ASL di Taranto, Questura, Guardia di Finanza, Arma dei Carabinieri e Polizia locale, con la predisposizione - sia a terra, sia in mare - di un dispositivo operativo che ha permesso di bonificare un vastissimo specchio acqueo del primo Seno del Mar Piccolo di Taranto da impianti abusivi di mitili che ivi erano stati posizionati illegalmente.
In particolare, si tratta di allevamenti di cozze predisposti in corrispondenza di aree marittime che non possono essere date in concessione, per aspetti di sicurezza della navigazione e di natura sanitaria - regolamentati da specifici provvedimenti regionali - direttamente correlati alla salubrità del prodotto e, di riflesso, potenzialmente dannosi per la rinomata qualità del “marchio” cozza di Taranto, apprezzato sul mercato nazionale.
L’area bonificata, nello specifico, delle dimensioni di oltre 50.000 metri quadrati, risultava “invasa” da innumerevoli filari irregolari, impiegati per la coltivazione illegale delle cozze.
Per le ingenti attività di individuazione e rimozione del prodotto irregolare, il Centro Nazionale di Controllo Pesca del Comando generale della Guardia Costiera di Roma – cui è affidato il coordinamento dell’attività di verifica sulla filiera ittica sul territorio nazionale – ha inviato in area operazioni la NAVE DATTILO, unità maggiore della Guardia Costiera capace di assicurare il necessario contributo operativo per il buon esito di un’attività estremamente complessa.
Il personale dell’unità, sui quattro battelli veloci operanti in mare, con a bordo anche personale della locale Azienda sanitaria locale, è intervenuto congiuntamente ai sommozzatori del Nucleo della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto, anch’essi inviati in area per le attività di bonifica e di sequestro degli impianti abusivi.
A garantire la necessaria cornice di sicurezza alle operazioni, anche ulteriori unità della stessa Guardia costiera e della Guardia di Finanza.
Le operazioni si sono concluse con il sequestro di 45 tonnellate complessive stimate di materiale - tra semi di mitile, cordame e galleggianti - utilizzato per la realizzazione per l’attività illecita, 22 delle quali di prodotto ittico, che si stima avrebbe consentito - una volta raggiunta la taglia di commercializzazione - di immettere sul mercato almeno 100 tonnellate di cozze, con un illecito guadagno - per la sola vendita all’ingrosso - di almeno 100.000 euro.
Si tratta, come evidente, di un’attività che è sia finalizzata alla tutela della salute dei consumatori, prevenendo l’illecita immissione sul mercato di un prodotto non certificato per il consumo umano, sia volta a tutelare la “filiera-corretta” del settore, composta da operatori della storica miticoltura tarantina rispettosi delle norme e che si trovano a subire una concorrenza oltremodo sleale.
Non secondari, gli espetti di tutela della sicurezza della navigazione minati dal posizionamento degli impianti abusivi oggi rimossi, privi peraltro di qualsiasi forma di segnalamento e concretamente pericolosi per le unità navali in transito, specie se di ridotte dimensioni.