Due donne, due battaglie, un carcere che le imprigiona fuori e dentro. Con “Pietracci”, Cristina Granchelli intreccia storie vere e inventate per dar voce a chi non può più parlare. Un libro che è denuncia, ma anche poesia, rabbia e voglia di cambiare.

Un caro saluto a te, Cristina. Come mai hai deciso di ambientare la vicenda di “Pietracci” in Sicilia?

Buongiorno a voi e grazie di tutto.

Il mio romanzo è ambientato in Sicilia perché è qui che vivo ed è qui che ho raccolto le storie narrate nel libro. Le donne con cui ho parlato e di cui narro sono o erano siciliane ed è la loro realtà che volevo raccontare. Una realtà che non avrebbe lo stesso significato in un luogo diverso.


Il tuo libro è una condanna al sistema o nasconde molto altro?

Il mio libro è una condanna a tante cose. La mafia soprattutto ma anche il sistema carcerario, l'omertà, la collusione, il disinteresse generale. Ma il romanzo è anche altro. La forza delle donne spesso sottovalutata o ignorata da un mondo ancora patriarcale. La lotta di queste donne disposte a tutto per proteggere la famiglia in qualunque senso la si intenda. Il desiderio di rivalsa, di cambiare le cose anche quando tutto sembra già scritto. E soprattutto la speranza che deve sempre essere alla base delle scelte che si fanno. Le brave persone esistono e io spero sempre che riescano a vincere. 


Che emozioni hai provato a seguito di tutti i riconoscimenti ottenuti?

Sono molto felice dei riconoscimenti ottenuti dal mio romanzo e anche un po 'incredula (all'inizio soprattutto) perché non ho una casa editrice alle spalle. Ho pubblicato il libro in self e ho fatto tutto da sola compresa la scelta della copertina. Ma ho avuto accanto delle amiche che mi hanno sostenuta e incoraggiata e questo mi ha permesso di pubblicare "Pietracci" e vederlo apprezzare anche all'interno di svariati concorsi letterari. Per me è importante perché il libro tratta temi delicati e fa sentire voci spesso inascoltate.


Se dovessi descrivere l’essenza del romanzo in tre parole, quali sarebbero?

L'essenza del romanzo in tre parole: Le donne possono. 

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