Gli hacker e la credibilità della politica
Il dubbio, il sospetto... si basa ormai su questi fattori gran parte della lotta politica nelle democrazie di molti paesi occidentali. Non è illogico. Per motivi diversi, e quasi sempre per colpa loro, le istituzioni e i politici che le governano sono venuti meno all'elemento su cui si poggia qualsiasi sistema che voglia definirsi democratico. Si parla della credibilità.
L'informazione, da parte sua, ha permesso che opinioni, spesso tra loro opposte e contraddittorie, venissero comunque considerate fatti se espresse da politici... ed oplà, i giochi sono fatti. Tutto è divenuto vero. E poi, per colmo dell'ironia, gli stessi politici si lamentano e gridano al complotto se le stesse tecniche vengono utilizzate da altri e non da loro.
La crisi di credibilità ha finito per travolgere gli stessi partiti tanto che molti politici non promuovono più un programma di partito, ma solo se stessi, con le loro idee che possono cambiare ed adattarsi alle situazioni del momento, abbandonando qualsiasi ideologia.
Questo è il nuovo che viene propagandato come risposta alla crisi di credibilità del sistema. Ma questo nuovo spesso si poggia su quanto di più vecchio ci possa essere... il denaro. D'altronde, come è possibile per un politico che nasce quasi dal nulla diventare d'un tratto una persona in grado di raccogliere milioni di voti? Ci vogliono soldi e contatti giusti... non è certo la politica che viene dal basso in grado di cambiare le cose, in poche settimane.
L'ultimo esempio di politico antisistema è Emmanuel Macron. Un uomo del sistema che ha lavorato per la finanza internazionale ed è stato persino ministro di uno dei governi più odiati dai francesi, tanto che il suo presidente, prima volta nella storia, non si è ricandidato per un secondo mandato.
Ma 4 o 5 mesi fa, anche nella stessa Francia, chi avrebbe saputo dire chi fosse Macron? Adesso, invece, tutti lo conoscono ed è probabile che venga eletto presidente della Repubblica francese. Ed il candidato anti sistema avrebbe potuto ottenere questo risultato senza alcun appoggio occulto da parte della finanza e dei media?
Facendo queste banali riflessioni ecco che il sospetto che email e documenti interni al movimento di Macron, En Marche, pubblicati in rete da alcune ore, possano contenere informazioni imbarazzanti per il prossimo presidente francese è molto forte.
È ormai un corto circuito dove la credibilità è alle corde. Così, per evitare sorprese, Macron afferma di non aver fatto nulla di male e se qualcosa dovesse uscire è stato aggiunto ai documenti ufficiali ed è sicuramente falso!
A questo, si sommano anche le ipotesi su chi possa essere il responsabile di tale "hackeraggio". Naturalmente, i primi ad essere tirati in ballo sono i russi, con Putin che avrebbe fatto un favore alla Le Pen con cui ha ottimi rapporti. Ma non è neppure scartata l'ipotesi che sia stato lo stesso Macron a pubblicare i suoi documenti propagandando l'atto di pirateria e, al tempo stesso, una moratoria da parte dei media per non influenzare il voto di domenica, per evitare che si diffondesse in modo virale la notizia di un documento che proverebbe l'esistenza di un suo conto su una banca offshore, fatto da lui negato durante l'ultimo dibattito televisivo con Marine Le Pen.
I media francesi hanno scelto la strada del silenzio. Per ora hanno dato la notizia, ma non hanno pubblicato alcun contenuto dei documenti riservati provenienti da En Marche. Ma dopo le elezioni, che cosa accadrà?