Conte e la censura a Sangiuliano, Berlinguer e Brindisi
Per il bene del Movimento 5 Stelle - a chiunque interessi - c'è da augurarsi che le valutazioni del suo neo (ri)presidente Giuseppe Conte non siano sempre simili a quelle che, un paio di giorni fa, hanno fatto pronunciare all'ex premier un pistolotto anti-censura in difesa dei giornalisti Sangiuliano, Berlinguer e Brindisi.
Secondo Conte, i tre sarebbero stati crocifissi ingiustamente per aver, nell'ordine, partecipato con un intervento dal palco allo pseudo congresso di Fratelli d'Italia, per aver ospitato il professor Orsini in una trasmissione tv, per aver intervistato il ministro degli Esteri Lavrov.
Ma non è così.
Che Gennaro Sangiuliano possa "ricostruire" il pensiero politico conservatore è del tutto legittimo, anche che lo possa fare sul palco di un evento politico organizzato per discutere del programma di un partito i cui esponenti continuano a confondere conservatorismo con estremismo di destra, per non dire addirittura fascismo. Il problema sorge nel momento in cui Sangiuliano pretenda di continuare a condurre il TG2, testata giornalistica di una tv che si spaccia come pubblica, comunque finanziata con soldi pubblici, e che, come tale, dovrebbe rispettare l'assoluta indipendenza da qualsiasi condizionamento politico.
Ora, dopo l'intervento dal palco di FdI, come è possibile pretendere che gli italiani possano ritenere che Sangiuliano possa fare un'informazione indipendente utilizzando il TG2? Come è possibile scambiare la credibilità di un giornalista con la censura ad un giornalista?
E, sempre secondo Conte, la Berlinguer sarebbe vittima della esternazioni, tra il pittoresco e lo stralunato, del "professor" Orsini? Piuttosto, la Berlinguer è vittima dei dialoghi tra il grottesco e l'insensato di cui è protagonista con il qualunquista Mauro Corona, il tipico esempio dell'italiano da bar che parla di tutto senza saper niente di nulla... all'interno di una trasmissione di approfondimento giornalistico! Ma cosa diavolo può approfondire Corona oltre ai mille modi in cui si può fare una grappa? E come diavolo si può farlo diventare ospite fisso di una trasmissione d'informazione?
Cassare Carta Bianca dal palinsesto Rai non ha nulla a che vedere con la censura, quanto con il buon gusto e con la necessità di ridare un minimo di dignità al servizio pubblico.
Ma almeno su Giuseppe Brindisi, per l'intervista a Lavrov, Conte dovrà pur avere ragione? No. Ma non perché Brindisi possa esser criticabile per aver intervistato il ministro degli Esteri di un Paese "nemico" (visto che il clima è quello di un'Italia che sembra ormai essere in guerra), che è da considerare uno scoop giornalistico... quanto per il modo in cui lo ha fatto!
Lavrov ha parlato per minuti senza interruzione dicendo assurdità inaudite su qualsiasi argomento, senza che Brindisi intervenisse per interromperlo, per chiedere chiarimenti, mettergli di fronte interpretazioni differenti a quelle da lui proposte... pertanto, non facendo il suo mestiere di giornalista, mentre invece lo sciccoso conduttore Mediaset si limitava ad annuire a qualsiasi bestialità dicesse Lavrov.
Quindi, criticare Brindisi per come ha intervistato Lavrov, non ha nulla a che vedere con la censura, quanto con il fatto di pretendere, da uno che si spaccia giornalista, che faccia il minimo sindacale richiesto dal mestiere.
Quindi, se Conte confonde la censura con il fatto che dei giornalisti non sappiano far bene il loro mestiere, allora può anche venire il sospetto che le sue capacità di analizzare la realtà non siano tanto migliori di un Di Maio qualunque... e questo per i 5 Stelle potrebbe essere un problema, un grosso problema.