Far ridere è il mestiere più complicato del mondo, oggi abbiamo intervistato Lavinia Donati, che ha iniziato i suoi studi di recitazione fin dalla tenera età, grazie ai quali ha sconfitto la timidezza e ha letteralmente trovato la sua voce. Insieme all'università a Firenze, ha frequentato la scuola “Teatri Possibili” con Corrado d'Elia, poi ha continuato a Roma presso l'accademia teatrale il Cantiere teatrale e non paga ha vinto una borsa di studio alla prestigiosa École international de théâtre a Parigi, dove ha approfondito lo studio sull'espressività corporea e mimetica.
Tanta esperienza di palcoscenici nazionali e non, adesso è approdata alla difficile arte della stand-up comedy, e non per moda.


Lavinia, sapresti definire cosa sia l’umorismo?

“Nessuno sa davvero nulla di comicità, quindi diffidate di chi dice che la conosce bene, perché non è così, e non può esserlo. Io non la analizzo, mi piace essere lì quando si manifesta, e mi accorgo se, e quando è in me e quando fa presa sul pubblico, cavolo se me ne accorgo!”.


E’ difficile far ridere le persone?

“Nessuno in realtà sa in realtà cosa sia la risata. Nessuno, nemmeno gli scienziati di anatomia, sa perché il corpo emetta dell’aria, faccia quel rumore; l’atto fisico vero e proprio non è mai stato spiegato. Hanno classificato lo sbadiglio, sono state fatte un sacco di ricerche sugli starnuti e il pianto e sono state date risposte molto esaurienti, ma la risata? La testa si inclina all’indietro, le gambe diventano molli (se sei in piedi), ti ritrovi per terra incapace di rialzarti, lacrimi per il troppo ridere, a volte la pancia fa male, e non sappiamo nemmeno perché i nostri corpi lo facciano. E non conosciamo minimamente il perché, i nostri corpi lo facciano! È semplicemente… boh, un’espressione fisica di inspiegabile ed irrazionale ilarità, di gioia allo stato puro”.


Che vuole dire per te, ridere?

“Una bella risata di cuore è la cosa che più si avvicina all’orgasmo, no? E’ la cosa più straordinaria che si possa fare nei confronti di un altro essere umano. Che bel regalo da fare a un totale sconosciuto! Io non voglio insegnare niente a nessuno. Quando vado sul palco o specialmente quando vado a vedere dei comici, non lo faccio perché voglio che mi insegnino qualcosa, ma perché mi facciano ridere”.


Ma chi è davvero Lavinia Donati?

“Una spina nel fianco, una nemesi di una ragazza che fortunatamente on c’è più e…beh venite a scoprirlo. Dal vivo, mentre mi esibisco, non da uno schermo o in chat. In quel modo, non lo potrete comprendere mai, marrani!”.


Che ruolo dai al senso dell’umorismo, nella quotidianità?

“Penso principalmente che il primario ruolo della comicità non sia insegnare nulla, ma quando usata con cognizione, la risata, ha un potere enorme. Con l’umorismo, puoi rendere la vita meno complicata. Ma chi è davvero bravo in qualcosa- indipendentemente dal fatto che sia un bravo comico! Un musicista, un filmaker- riesce a costruire e a portare con sé un’atmosfera che …non lo so, ti ritrovi a vagare nel tuo cervello, esci con il sorriso non ostante tu abbia avuto la peggiore giornata della settimana Ti da una svegliata, ti risveglia i sensi. Ci sono pittori, registi, musicisti che ci riescono e altri no; è una cosa soggettiva! Complicatissimo, ma non so cosa possa essere, forse è semplicemente un essere bravi in quello che fanno”.


Quale potrebbe essere il tuo motto?

“Date ai comici solo un microfono e si può mettere a nudo la banalità e la gravita della dittatura, del controllo dei mass media, cavolo, bisogna solo assicurarsi di colpire nel segno!”


Il talento di Lavinia Donati è  pura scienza o studio?

“È un insieme di queste cose. Per quanto mi riguarda, il loro desiderio di essere bravi, ed è anche, non dimentichiamolo, un fatto di vocazione. Non è un semplice capriccio è espressione del proprio ego. Mica chiunque dotato di coraggio da parlare in pubblico, va ed è in grado. No, non fatevi questa idea. Tutti i comici che mi piacciono fanno questo mestiere perché non potrebbero letteralmente fare altro. Non sanno perché lo fanno, un mestiere non riconosciuto e spesso non pagato (Roma è la capitale dei comici non pagati, ho girato l’Italia, vengo sempre pagata tranne che a Roma… vabbè, lasciamo perdere sennò si aprirebbe un tomo) non potrebbero fare altro, molti fanno altro per sopravvivere e quello non è appunto il loro vero mestiere. Non sanno perché lo fanno, non sanno perché regalano risate a perfetti sconosciuti che probabilmente non rivedranno mai più nemmeno in due vite, ma si sentono chiamati a farlo e non possono non farlo”.


Ti senti una brava comica?

“Non lo so minimamente…. io sono insana mentalmente, avverto sempre il pubblico di ciò! (Ride) ma soprattutto, nemmeno potrei fare altro. Ho svolto e lo faccio tutt’ora, una valanga di mestieri unicamente per soldi, ma….ecco, non riesco a rinunciarvi. Ci ho provato, giuro, a ritirarmi totalmente, non posso. E poi finalmente mi sono data alla stand-up dopo aver lavorato ai musei vaticani, che mi hanno dato la giusta spinta. E non riesco a smettere! Non penso nemmeno sia qualcosa con cui si nasce, piuttosto è un insieme di circostanze che concorrono alcune molto oscure anche. Camminare sempre sul quel filo nero che si chiama infelicità ti trasmette il desiderio di produrre felicità per innalzare anche te stesso al di sopra del tuo lato oscuro. Così almeno è nel mio caso. Non voglio parlarne ora, ma dovevo assolutamente risollevare me stessa dal male subito, dal fatto di essere stata per tanto tempo incasinata fisicamente, da una famiglia disfunzionale, da un mondo che ti trita (il mondo del cinema e del teatro) da tutta questa merda.  Allora ho iniziato fin da adolescente a fare il clown, anche se venivo bullizzata per questo (mi chiamavano Fantozzi…per fortuna non gli amici eh!) e i ragazzi poi….l’unico problemuccio è che anche quelli che ti interessano ti vedono come l’amica simpatica! Se vuoi essere un bravo comico devi buttarti. Sul palco, un bravo comico si riconosce perché, microfono in mano e nient’altro, niente scenografie né musiche di sottofondo, sei costretto ad essere te stesso. Vedi com’è strana la comicità? Anche la gente fra il pubblico fa i conti con le proprie cose intime quando riceve da te crude verità. Nell’ambiente si dice sempre ‘prima fa in modo che tu gli piaccia’, ecco io salgo con un aspetto estremamente curato e a parte questo, poi inizio a parlare ed evito proprio ciò. Faccio di tutto per non piacergli”.


Quindi cerchi qualcosa in più delle risate quando sei sul palco? Le tue performance, a volte hanno quasi il sapore del surrealismo.

“Penso che dovremmo lavorare anche per mantenere vivo il nostro cervello. Non è certo una cosa semplice., ma allo stesso tempo è semplicissima: individua cosa ti fa arrabbiare, o meglio, cosa li fa arrabbiare. “non puoi dire quella cosa sui disabili o le persone grasse”” e tu vorresti dire come fai a sapere cosa provano i disabili o le persone grasse se tu non lo sei? Se fossi grassa/o ti farebbe piacere essere emarginato ancor di più di quanto tu non lo sia già nella vita diventando l’unica persona nel teatro, nel club, su cui non si può fare una battuta? I comici per esempio sanno bene che i disabili, per esempio sono entusiasti delle battute su di loro. Molti di loro sono così stanchi del buonismo. In conclusione, spesso quando salgo sul palco, la maggior parte del pubblico femminile già mi odia. Perché ho i capelli rossi, perché sono carina e vestita bene, perché magari rappresento una minaccia, ma anche gli uomini mi odiano, oh no un’altra comica che non farà ridere, o perché somiglio alla tipa che li ha licenziati cose così; davvero. Mi verrebbe quasi da dire: “Eddai, aspettate, ascoltatemi, voglio meritarmeli i fischi o i vostri silenzi dissenzienti”. Non succederà mai, lo so, quindi se riesco a farli ridere, anche solo sorridere, per me la serata è un successone. Ah a proposito, io non ho mai visto nulla di realmente pornografico”.