“Alla fine conserveremo solo ciò che ameremo, ameremo solo ciò che capiremo e capiremo solo ciò che ci avranno insegnato.” Baba Dioum
Otto anni appena compiuti e una rapidità di ragionamento che mi ha sorpresa!
Corre verso di me chiamandomi “Nonna, guarda che bella?”. “Cosa, fai vedere.” Tra le mani una roccia bellissima presa poco più in là, ai piedi della scogliera. “È bellissima, guarda come risplende… Questa la portiamo a Roma”. “No, amore di Nonna, la lasciamo dove l’hai presa. Se tutti i bambini portassero via un pezzo di roccia non resterebbe più niente da vedere e di cui poter godere”. “Ma dai Nonna è solo un sasso”. “Ma non è solo un sasso, è una roccia e deve stare qui sul mare, continuare la sua vita. Magari sarà il rifugio, il prossimo inverno di qualche granchio”. “Guarda Nonna ho preso anche dei granchi”.
E mi fa vedere il secchiello. Tre piccoli granchi annaspavano impauriti circondati dai i sassetti.
“Lucio marco, tesoro di Nonna, guarda come sono piccoli, la mamma li starà cercando disperata, portali dove li hai presi”. “No”. Prima risposta. Provo timidamente a insistere spiegandogli che sarebbero morti di caldo in quella poca acqua, avevano bisogno del mare, della sabbia, degli scogli. Non era quello il loro ambiente naturale. Potevamo guardarli. Scoprire dove avevano la casa e lasciarli liberi. “La mamma li verrà a cercare”.
Un po' riluttante si convince ma torna alla carica con la roccia. “Questa però la portiamo a casa”. “Anche la roccia ha la sua casa, se la lasciamo qua la possono vedere tutti”. “Ma si riforma. Ne vedranno altre”. “Non è proprio così semplice. Una roccia per formarsi impiega centinaia di anni”. “E quindi vedi si riforma”. “Sai quanti sono centinaia di anni?” “No”. “Tu quanti anni hai?” “Otto”. “E io?” “Sessanta”. “E se siamo fortunati possiamo vivere ottanta, novant’anni. Altre persone non farebbero in tempo a vedere questa bella roccia. La vedresti solo tu. Non è giusto, anche gli altri devono poter godere delle bellezze della natura”. “Ma Nonna dai, la voglio portare a casa”. “Ascolta Lucio Marco ora ti racconto una storia. In Sardegna c’è una spiaggia bellissima, rosa; tutti i villeggianti che andavano lì ne prendevano un bicchiere per ricordo. Sono stati così tanti i bicchieri di sabbia portati via, per finire su una libreria o riposti chissà dove, che alla fine hanno dovuto proibire questa usanza: la spiaggia si era rovinata tantissimo e nessuno ne avrebbe potuto più godere, per la gioia di pochi. Ti sembra giusto?” “No, ma ora la spiaggia l’hanno aggiustata?” “La spiaggia non si può aggiustare, si forma naturalmente in centinaia di anni; l’hanno protetta. L’ambiente va curato, protetto, rispettato: finché siamo in tempo, altrimenti non rimane più nulla: solo cemento e asfalto!” “Nonna ma come è nato tutto quello che vediamo?” “Gli scienziati dicono che un enorme big bang ha dato vita all’universo, che in milioni di anni ha dato vita alla terra e a tutti i pianeti. Per noi credenti è Gesù che creato la terra, in tutti le sue meraviglie, compreso l’uomo”. “Ma Nonna, a scuola mi hanno detto una cosa diversa…” “Ah sì… e cosa?” “Che è stato Dio a creare la terra, non Gesù!” “Hai ragione amore mio, mi sono sbagliata, comunque Gesù è il figlio di Dio, quindi, dai, la famiglia è quella!” “E allora Nonna, non può ricreare tutto quando si rovina?” “No, amore mio. Ci ha donato la vita e la terra. La vita la dobbiamo onorare vivendola nel migliore dei modi, dando il meglio di noi stessi e aiutando sempre il nostro prossimo e della terra dobbiamo avere cura, la dobbiamo saper usare senza distruggerla, pensando soprattutto a chi verrà dopo di noi: i nostri figli, i nostri nipoti… Se ognuno di noi nel proprio piccolo ha attenzione alle piccole azioni quotidiane il pianeta non si ammala e può durare ancora milioni di anni e far felice tante generazioni. Io, nel mio piccolo, ho cercato di farlo per la tua mamma e per te; ora il compito lo devi proseguire tu stando attento alla natura, agli animali, alle piante, curando l’ambiente”. “Nonna e le tue perle?” “Le mie perle…”
Mi guarda con l’espressione soddisfatta di ha trovato il modo di spuntarla e portarsi a casa la roccia.
“Sì, Nonna, le tue perle… quelle…”
Indica il filo di perle sempre con me.
“Vengono dalle ostriche, non sono state ammazzate per prendere la perla?”
Mi domanda squadrandomi… Lo guardo sorridendo: mi ha sorpresa e molto! “Sono perle coltivate, vuol dire che allevano ostriche da perle e a seconda dei casi l’ostrica può fare molto più di una perla, non muore quando si leva la perla. Sono oggetti preziosi che costano tanta fatica all’allevatore e all’ostrica che la produce, pensa che può impiegare fino a sei anni per produrre una sola perla. Ne ho una grande cura e sto molto attenta che non si rovini. Anche il pesce che mangiamo amore mio, la carne: peschiamo, alleviamo gli animali per nutrirci. L’importante è non esagerare, non sprecare, non consumare senza bisogno, non rovinare, non produrre in eccesso. Dobbiamo sempre pensare che sono cose belle, importanti, donate dal cielo di cui possiamo godere ma dobbiamo averne cura per far godere anche ad altri”.
Mi guarda perplesso e mi propone un accordo:
“Nonna, oggi la porto a casa la mia bella pietra ma prima di partire la riporto dove l’ho presa”.
E mi guarda…
“Va bene, tesoro mio, facciamo così”.