Io, senza malinconia, morirei di disperazione. Non un altro sentimento, non l’ottimismo, non il pessimismo.
La malinconia, è lei il mio contatto con il mondo, ciò che me lo rende significativo, mio, vivibile.
Il mio daimon è malinconico. Non è triste, è malinconico, perché il suo anelito è infinito, la sua mente troppo in alto, il suo cuore troppo empatico. Io subisco, gioendo e soffrendo, la sua essenza.
La subisco e mi rende attivo. Sveglia la mia parola e la rende esperienza. Dà humus alla mia esperienza e la rende significativa. Il mio daimon è parola e la mia parola una malattia che cerca sempre oltre.
La voce della gioia è proprio misteriosa. Con malinconica allegria mi parla, come ad un viandante, su un mare di nebbia.