Ragazzi che a 16 anni hanno già un curriculum da boss e ragazzi che invece le muradi un carcere le hanno viste solo passeggiando da fuori.

Questo è quello che ci mostra il documentario realizzato da Repubblica tv, dove si raccontano le vite dentro e fuori dal carcere, prendendo ad esempio 17 istituti minorili.

Ragazzi che dentro le mura di un carcere ci passeranno tanti anni e quando usciranno avranno perso il periodo della loro gioventù, anche se dentro quelle mura, secondo gli educatori, il tempo che da trascorrervi deve essere sempre limitato, perché chi ha sbagliato ha bisogno di altro.

La giustizia minorile nel nostro paese è forse l’unica che funziona. Nelle celle i ragazzi sono meno di 500 ed oltre la metà di loro sono adulti, detenuti al di sotto dei 25 anni che stanno scontando pene per reati commessi quando non erano ancora 18enni.

Ampio invece è il numero di quei ragazzi che scontano le pene in comunità con “messa alla prova”, una soluzione che permette loro un percorso alternativo al carcere per maturare e d estinguere il reato, avendo anche la fedina penale pulita.

Lì dentro si incontrano ragazzi, che nessuno ha mai ascoltato... compresa la scuola che non vedeva l’ora di toglierseli dai piedi, o sospendendoli o promuovendoli, purchè andassero via, perché scomodi e ineducabili.

Secondo il giudice Roberto Di Bella, che ha strappato alla ndrangheta molti bambini, i ragazzi vengono educati a logiche di vendetta, vengono educati da piccoli ad essere boss, a vivere come i padri, con logiche mafiose... per tale motivo vengono affidati a famiglie di volontarie ed educatori.

Non possiamo sottovalutare la mafia, la camorra, la ndrangheta... in alcuni casi vanno spezzate le catene familiari, tanto che a volte sono le stesse madri che chiedono ai tribunali di salvare i propri figli.

Quei ragazzi hanno gli stessi sogni dei nostri figli: un lavoro, una famiglia, un futuro. Per questo, dobbiamo impegnarci affinché i loro sogni siano realizzat. Ci sono molte cooperative che si occupano del sociale, che accolgono i ragazzi, li fanno lavorare insegnandogli un mestiere cui potranno far ricorso anche dopo il carcere, così da potre iniziare a guadagnar soldi onestamente.

Queste sono le notizie da raccontare e da diffondere, perché tutti hanno diritto di vivere la loro età, e vanno ringraziate tutte quelle persone che con dedizione si occupano di quei ragazzi... dai giudici, agli educatori, alle cooperative che regalano loro speranze concrete.