Pareidolia e Cancel Culture
Se dimenticassimo ciò che siamo stati e quello che abbiamo fatto, cosa saremmo oggi?
Ciascuno di noi possiede un passato importante, nel bene e nel male, intenso o tranquillo che sia stato. E' necessario al proprio oggi, alla crescita, perché è faro sulle cose sbagliate e giuste che abbiamo fatto e ci sono successe. Il nostro bagaglio di esperienze, che mai potremmo rinnegare.
E' così anche a livello oggettivo, ossia per tutte le cose che riguardano il passato collettivo dell'umanità.
Ad esempio, la scoperta dell'America celebrata con statue, monumenti e tante altre opere che continuiamo ad ammirare. Ne ammiriamo l'arte, ma ricordano anche l'indole curiosa e tenace dell'essere umano, proiettato sempre verso le vette più irraggiungibili.
Questo è positivo. Ma c'è l'altra faccia della medaglia: il gravissimo errore compiuto assoggettando e sterminando le popolazioni native americane.
Oggi i movimenti di quelle popolazioni si sentono offesi dalla presenza di quei segni di conquista, simboli, per loro, dell'inizio di una lunga sofferenza. Come dargli torto? In molte città americane è già da un paio d'anni che è iniziata la cosiddetta “Cancel Culture”, che tra l'altro ha dato impulso alla rimozione di diverse statue di Cristoforo Colombo, così da non urtare ulteriormente la sensibilità dei popoli nativi.
Non è un fenomeno che riguarda solo l'America. La “Cancel Culture” è divenuta un tema centrale a livello mondiale, e sta provando a rivalutare la censura come sistema idoneo a contenere i disagi - legittimi - delle persone. Quindi in ogni ambito sociale, movimenti antirazzisti, minoranze comunitarie, cultori del politicamente corretto, stanno leggendo e interpretando il nostro passato e ogni opera che lo ricorda, e a tali opere attribuiscono un significato univoco ed eventualmente censurabile, in quanto lesivo della loro serena esistenza.
E' davvero giusto così?
Avrete certamente sentito parlare della pareidolia, quell'illusione di percepire delle forme di cose reali in oggetti o fenomeni naturali. Per esempio quando si vede una nuvola nel cielo e sembra che sia un meraviglioso cuore. Oppure un volto che prende forma nel nostro caffelatte. Ecco. Probabilmente le persone che oggi perseguono la “Cancel Culture” sono vittime inconsapevoli di un illusione. In essa, catalizzano una sofferenza, un disagio, una voglia di riscatto determinandosi a volerla, appunto, cancellare.
Rimuovere tutte le statue di Colombo dalle città americane non cancellerà i crimini sofferti dalle popolazioni native, ma produrrà solo l'illusione che questi non siano mai avvenuti, nel conforto di non doverli ricordare lanciando lo sguardo sull'opera che astrattamente li evoca. E anche qui: è un'evocazioni indotta dall'associare Colombo, che peraltro era solo un viaggiatore convinto di essere approdato su tutt'altre terre, a ciò che è successo dopo. Un sorta di capro espiatorio, insomma. Ed è più o meno così per ogni opera, o semplice terminologia, accusata di essere offensiva di altri popoli, culture o minoranze.
L'arte della Germania nazista, così come molti edifici italiani costruiti nell'epoca fascista, spesso simboleggianti i fasci littori piuttosto che altri segni di quel nefasto periodo, non rappresentano solo le follie di regimi aberranti che tutti ben conosciamo, ma esprimono anche la grandezza e le capacità dell'uomo. E se queste ultime cose sono oggettivamente positive, anche il ricordo di quel periodo di efferatezze serve a filtrare la nostra consapevolezza tra ciò che è giusto o sbagliato. Non dovremo privarcene affatto!
Ma osservare, compiacersi dell'ingegneria, della letteratura, dell'arte, ricordando - ed è altrettanto necessario - simboli, volti, racconti, o perfino apologie di crudeltà, che narrano di errori commessi e da cui rifuggire. Così come ogni anno si ricorda lo Shoah e i crimini nazi-fascisti di quell'epoca, proprio per mantenerne vivo il ricordo e l'attenzione a non ricascarci.
Non è, dunque, solo una rivolta del mondo culturale e artistico, che ovviamente protegge se stesso da qualunque forma di censura, ma una indispensabile necessità dell'essere umano. Di tutti noi.
Una necessità che deve farci ripudiare con estrema decisione ogni forma di censura, che si chiami oggi “Cancel Culture” diversamente da come la si chiamava e praticava ieri, attraverso una storia millenaria di atti censori criminali che, paradossalmente, se oggi urtassero qualcuno si potrebbe arrivare a censurare la censura stessa, e cancellarne così l'esistenza per evitare il patema di doverla ricordare.
Un cenno paradossale, ma infine per dire: è comprensibile il malessere del passato (in certi e limitati casi), ma il rimedio censorio è enormemente peggiore e disastroso.
Foto: Rimozione della statua di Cristoforo Colombo da Washington Park in Newark. (RANDY HAYES HARRIS/SPECIAL TO NORTHJERSEY.COM)
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