Hanno fatto fuoco e fiamme contro i vitalizi dei parlamentari e hanno varato un provvedimento per ridurli sostanzialmente, suscitando grandi discussioni ed eco mediatica.
Intendiamoci, di fronte al popolo degli italiani che non riescono ad arrivare a fine mese, la decisione difficilmente può trovare oppositori, solo che fatti i conti, la sensazione di presa in giro cessa di essere sensazione per diventare certezza.
A fronte di un debito pubblico di 2300 MILIARDI di euro, che costa al paese più di 60 miliardi l'anno di interessi (importo pari a tre finanziarie) il risparmio dichiarato, di una manciata di milioni, ha evidente sapore di beffa, varata non per ottenere sensibili benefici economici, ma solo per ricavarne pura pubblicità e risonanza mediatica, secondo il famoso principio dello specchietto per le allodole.
Quindi lo sparo si rivela quasi a salve, e non centra il bersaglio della "moralizzazione" della situazione parlamentare, mentre molto diverso, a parità di inesistenza di sensibili risparmi, e più efficace, sarebbe stato un provvedimento volto a rilevare le presenze in aula degli onorevoli e sanzionare quelle che non raggiungono il fisiologico limite della decenza.
E' recentissimo il caso del parlamentare pentastellato che pretende di fare politica non dai banchi parlamentari ma dalla sua barca a vela, e nella legislatura precedente era noto l'onorevole italoforzuto Ghedini, legale di Berlusconi, che registrò, se non vado errato, un solo giorno di presenza nel corso di un anno.
Per chi, se manca dal lavoro deve presentare certificati medici ed essere sottoposto a visite fiscali, è devastante sapere che qualcuno percepisce migliaia di euro al mese per presentarsi a lavoro solo se e quando gli fa comodo e che questo gli venga pacificamente consentito.