Ma che bravi Emmanuel Macron ed il portavoce del suo movimento En Marche!

In poche ore e con poche parole inopportune ed intollerabili sono stati capaci, dopo oltre 30 anni dai giorni della crisi di Sigonella e di Craxi, a risvegliare in molti l’orgoglio di essere italiani.

Personalmente, lo premetto, non sono affatto un ammiratore di quel arruffapopoli, zotico e volgare, che è il nostro attuale ministro degli interni e sono convinto che abbia voluto creare di proposito, domenica, il caso Aquarius, a solo scopo propagandistico mentre erano aperte le urne per le elezioni amministrative.

Fatto sta che da quella improvvisa e schizofrenica decisione ne è scaturito un dramma umanitario che merita attenzione e rispetto da parte di tutti.

Mentre scrivo, la CP940 Luigi Dattilo e la motonave Aquarius, con il loro carico di migranti, si trovano a 40 miglia a sud-est da Villasimius e navigano a 9 nodi facendo rotta verso il porto spagnolo di Valencia dove, solo tra altri due o tre giorni, quei 700 sciagurati potranno finalmente mettere piede sulla terra ferma.

La domanda che mi pongo, però, è perché mai il presidente francese Macron abbia voluto innescare un delicato incidente diplomatico con l’Italia prendendo come pretesto il caso Aquarius.

Non credo certo per ergersi a paladino del dovere di accoglienza dei migranti, visto che i suoi gendarmi da mesi, a Ventimiglia e Bardonecchia,  stanno dando prova di vergognosa e inesorabile disumanità proprio nei confronti di quei disgraziati che vorrebbero entrare in Francia.

Non credo, neppure, che monsieur Macron abbia avuto mandato da Merkel, Juncker od altri di farsi portavoce degli sdegni della UE contro l’Italia per aver negato, per la prima volta, l’attracco di una nave ONG.

Ad insospettirmi, piuttosto, sono i tempi con cui monsieur Macron ha messa in atto questa incomprensibile aggressione all’Italia.

Il 9 giugno, cioè esattamente ventiquattro ore prima del caso Aquarius, a Charlevoix, in Canada, si era concluso il vertice del G 7 che ha evidenziato uno stato di alta tensione tra UE ed USA, nonostante i reiterati tentativi di Merkel e Macron di trovare una possibile intesa con Donald Trump.

Un insuccesso che il presidente francese deve aver vissuto come uno smacco personale perché, non è un mistero, per la voglia di essere protagonista sulla scena internazionale da quando si è insediato al Eliseo ha cercato, dapprima, di creare un asse con la Merkel, e in seguito, con Trump.

L’obiettivo palese era quello di diventare lui l’autorevole e principale trait d’union tra l’UE e gli USA.

Purtroppo, durante il vertice del G 7, i presenti non lo hanno accreditato come mediatore, cosa che lui invece auspicava, e per ottenere una foto ufficiale mentre abbrancava la mano di Donald Trump per una stretta ha dovuto faticare.

Beh, si dirà, un insuccesso non è poi la fine del mondo!

Perfettamente d’accordo se a Charleroix, durante le due giornate del summit, Donald Trump non avesse manifestata più attenzione ed interesse per l’esordiente premier italiano, Giuseppe Conte, con il quale ha voluto intrattenersi a lungo e con cordialità.

Non solo, ma se ciò non fosse già sufficiente per spazientire monsieur Macron, il presidente USA, parlando con i giornalisti, ha anche espresso il suo endorsement per il premier Conte invitandolo addirittura alla Casa Bianca.

Ma come, si sarà detto il povero Emmanuel rosicando, con rabbia e senza pace, per tutto il viaggio di ritorno dal Québec a Parigi, arriva questo pivello dall’Italia, inesperto e sprovveduto, ed osa rubarmi la scena dopo tutte le fatiche che ho fatto per essere io il vero protagonista europeo a livello internazionale?

E rosicando, rosicando è nato l’incidente diplomatico sul caso Aquarius.