Politica

Gli auguri di Giorgia Meloni agli itagliani di terra, di mare e dell'aria per il Natale 2023

Vigilia di Natale 2023. Con un albero decorato sullo sfondo, una slanciatissima e sorridentissima Giorgia Meloni ha voluto fare gli auguri a ogni italiano:

- "Aho... a pische'... sto di' a te'... sì proprio a te... e 'nnamo... sveja'... comme te chiami?"- Io? Mario!- Te ce voleva tanto? Auguri! E te... ah cosa... anvedi 'a vecchia... A NONNAAAAA... so' qua. GIRETE! Ecco... Auguri.Mamma mia... A Patri'... L'itagliani so' 58 mi'oni, se sto a fa' a'auguri a tutti uno per uno nun finisco nemmeno primma de mori'... Ahhh... era un modo de di'. E che c... dimme'o prima... Allor famo er solito video? Ahhh... e mmeno male... me credevo... Che devo da di'? 

"Voglio fare a ogni singolo italiano auguri di buon Natale. Che sia un Natale di serenità, che sia un Natale di orgoglio. Il governo sta facendo la sua parte per aiutare l'Italia in questa difficile situazione nella quale ci troviamo, ma è importante l'entusiasmo di ciascuno di noi e allora spero che sia un Natale di entusiasmo, un Natale sereno, che siano feste serene".

A Patri', ma te dichi che ce sta ggente a crede' a ste fregnacce? Davero davero? E allora continuo? Sine? ... Vado: 

"Voglio rivolgere un pensiero particolare - aggiunge - a quegli italiani che anche nei giorni di festa lavoreranno per garantire a ognuno di noi di avere i servizi essenziali: chi lavora nelle Forze dell'ordine, chi lavora negli ospedali, chi è impegnato nelle missioni di pace all'estero. A loro soprattutto, grazie. E... auguri Italia".

A Patri'... sai che cuasi cuasi sei riuscita a famme vergogna'? 

"Sarebbe sbagliato pensare che la manovra di finanza pubblica per il 2024 del governo Meloni sia priva di una logica complessiva", scriveva a novembre sul Manifesto Laura Pennacchi. "A tentarne una valutazione d’insieme, oltre quella delle sue specifiche – criticabilissime – parti, colpiscono due macro-elementi correlati. Il primo è che una mobilitazione totale di circa 30 miliardi di euro produrrà un impatto complessivo sul Pil di appena lo 0,2%, il secondo è che la gran parte delle singole misure di cui è fatta la manovra è costituita da riduzioni di tasse (a partire dalla decontribuzione del costo del lavoro per arrivare alla miriade di bonus e benefici fiscali).

Quale interpretazione darne? La modestia della crescita aggiuntiva si deve proprio al fatto che le riduzioni delle tasse di cui la manovra abbonda hanno un limitatissimo moltiplicatore sul Pil (0,5 punti), mentre le misure che hanno un più elevato moltiplicatore (fino a 3 punti), e cioè quelle di spesa pubblica diretta specie in investimenti, sono pressoché assenti. Si pensi alla sanità, all’istruzione, alla cultura, alla Ricerca e Sviluppo.

A ciò vanno aggiunti altri due elementi. Da una parte vi sono in manovra 20 miliardi di privatizzazioni. Dall’altra le politiche per i lavoratori e per i ceti medi – pur presenti nella manovra – trattano il lavoro solo in termini “residuali”, per sanzionarne la frammentarietà e la precarietà e come fatto punitivo e coercitivo per i soggetti, una visione ben lontana dalla concezione del lavoro come veicolo di identità antropologicamente ricca che ha sempre animato, dall’Ottocento in poi, le istanze tanto del socialismo quanto del cattolicesimo democratico.

A questo punto risulta un quadro abbastanza eloquente: la politica economica della destra affida la crescita ancora una volta al mercato, non agli impulsi che dovrebbero essere impressi dall’operatore pubblico.

Né questa ininterrotta attribuzione del primato al mercato è in contraddizione con il nazionalismo della destra, la quale, tra le forme di ibridazione tra nazionalismo populista e neoliberismo che si stanno verificando, sceglie un “nazionalismo mercatista” che lascia spazi per una direzionalità nazionalistica “opaca” (tipica quella esercitabile attraverso la Cassa Depositi e Prestiti), ma mantiene sostanzialmente intatti i dogmi del neoliberismo, tra cui la svalutazione del lavoro e l’enfasi sulle privatizzazioni, incurante dei risultati ottenuti su questo terreno nel passato".

Ed è per far digerire tutto questo agli inconsapevoli italiani che Giorgia e Patrizia hanno pensato di aggiungere quello che il conte Raffaello Mascetti, famosissimo inventore delle altrettanto famosissime supercazzole (con scappellamento a destra), avrebbe definito "rinforzino".

Ed ecco allora che la Giorgina nazionale, si è fatta oggi fotografare abbracciando la bimba davanti all'alberuccio addobbato di infinite balle... e non solo di Natale: 

"Che questi giorni portino gioia, serenità e momenti speciali a voi e a tutti i vostri cari", 

ha detto Meloni. E neanche il tempo di finire che, distinguibile e ben definito, qualcuno le ha risposto ... 'e soreta!

Autore Gino Tarocci
Categoria Politica
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